sabato 21 febbraio 2009

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Il giorno della civetta

In queste mattine, nel tragitto verso il lavoro, ho avuto modo di godere dell'ascolto de "Il giorno della civetta", romanzo breve o racconto lungo di Leonardo Sciascia, letto da Toni Servillo nell'ambito della benemerita trasmissione di radio3 Ad alta voce (se ve lo siete perso trovate tutte le puntate), in cui classici della letteratura mondiale vengono riadattati per essere proposti radiofonicamente, letti (anzi, interpretati) da attori e personaggi famosi.
Credo fosse mercoledì quando la voce narrante è arrivata al punto fatidico dell'interrogatorio di don Mariano Arena da parte del capitano Bellodi, ufficiale parmense dei carabinieri assegnato al remoto paese siculo di S., dove indaga su alcuni fatti criminosi che coinvolgono perfino personaggi insospettabili.

«Io» proseguì don Mariano «ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà... Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini... E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi... E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito... E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre... [...]»

Io non so se questa pentapartizione sia ancora valida e soprattutto se sia rappresentativa dell'Italia di oggi: ma non credo di farmi un vanto, nè un torto, se vi dico che la mia condizione attuale è quella di ominicchio.

2 commenti:

api ha detto...

le balle son balle.
sei un uomo, altro che.
e lo dice una persona che ti conosce.

Ben ha detto...

Credo che ognuno di noi abbia un'idea di se stesso. A volte ci sottovalutiamo, altre ci sentiamo onnipotenti, altre ancora delle nullità.
Ma parlano i fatti ed è da quelli che capisce a quale categoria si appartiente, sempre che si possa suddividere in categorie, a prescindere dall'opinione altrui.

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