martedì 30 settembre 2008

7

VADO A NANNA


Vi inquieta?
Bene: è il passato che ritorna... al Lido di Venezia.
E vedrete venerdì sera: vi farò morire di paura.
Pia, the interpreter' serial killer
p.s.: con questo faceto pensierino serale vi saluto pedissequamente.
p.s.2: e se tu, rex, vuoi continuare a dissertare con pedissequità di architettura con vlad, bisognerà che ti moderi lui. Mo' gli spiego.

p.s.3: Mo' NON gli spiego. è già a letto stravolto dall'influenza.
3

IN BOCCA AL LUPO, REX!!!!!!!!!!!!!!!!

In bocca al lupo, facci sapere come sta andando, ogni tanto.
Fai il bravo, non prendere freddo, mangia cose sane e concentrati sul libro.
Però, il primo post dovebbe essere per 'Il Rifugio dell'Esordiente', no?

Sarà un successo, vedrai.

3

Stairway to Heaven


Oggi vi dedico:

Stairway to Heaven, Led Zeppelin

http://it.youtube.com/watch?v=ayzhJKy8H_A

Ho inserito nel sito le mie canzoni preferite... mi dite le vostre?


2

X REX: piccola incursione tra una vendita ed un incasso

Buongiorno a tutti,
mi chiedevo Rex, se alcuni libri, alleggeriti di qualche pagina di troppo, diventerebbero più interessanti o più leggibili.
Hai qualche esempio?
2

Grazie a M. (benvenuto)

Grazie a M., che mi ha corretto il termine 'pietas' nel racconto breve incipittato da Rex-Arpino, mi piacerebbe capire cosa si consideri, oggi, per 'pietas':

cfr. Zingarelli: 1. Sentimento, atteggiamento di doveroso rispetto e devozione, spec. verso famiglia, patria e religione. 2. (est) Cura attenta e rispettosa.

Come conciliavano i romani la loro base filosofica con la loro credenze religiose? C'era una contraddizione, oppure era possibile essere stoico e "pius" allo stesso tempo?

Cn. Salix Astur

Il termine latino pietas (corrispondente a quello greco eusebeia), derivato di pius, è una disposizione d'animo a sentire devozione ed affetto verso Dio, i genitori e la patria. Cicerone la ritiene un atto di giustizia nei riguardi degli dei, e un "dovere (officium) e cura (cultus)1 dei consanguinei".
Tommaso d'Aquino, per spiegare la qualità di questo rapporto, notava che l'uomo è debitore nei confronti di altri in diversi modi, commisurati al loro stato ed ad benefici da essi ricevuti. Quindi siamo debitori verso i genitori e, per estensione, verso i consanguinei e la patria, cioè verso tutti i cittadini. Cicerone era invece convinto che la pietas, doveva esser grande verso i genitori e i consanguinei e grandissima verso la patria. Comunque, l'Enea virgiliano è pius per l'affetto mostrato verso il padre.

Prof A. Poliseno

Stoicismo nell'Antica Roma

Insomma, secondo me è corretto utilizzata nei confronti del mondo esterno, non solo degli Dei..

Attendo i vostri commenti, eventualmente mi reco da Paolo di Stefano e chiediamo a lui su L&S,

Api

0

grazie a M.

Grazie a M., che mi ha corretto il termine 'pietas' nel racconto breve incipittato da Rex-Arpino, mi piacerebbe capire cosa si consideri, oggi, per 'pietas':

cfr. Zingarelli: 1. Sentimento, atteggiamento di doveroso rispetto e devozione, spec. verso famiglia, patria e religione. 2. (est) Cura attenta e rispettosa.

Intervista di Marzo 2004







Come conciliavano i romani la loro base filosofica con la loro credenze religiose? C'era una contraddizione, oppure era possibile essere stoico e "pius" allo stesso tempo?

Cn. Salix Astur

Il termine latino pietas (corrispondente a quello greco eusebeia), derivato di pius, è una disposizione d'animo a sentire devozione ed affetto verso Dio, i genitori e la patria. Cicerone la ritiene un atto di giustizia nei riguardi degli dei, e un "dovere (officium) e cura (cultus)1 dei consanguinei".
Tommaso d'Aquino, per spiegare la qualità di questo rapporto, notava che l'uomo è debitore nei confronti di altri in diversi modi, commisurati al loro stato ed ad benefici da essi ricevuti. Quindi siamo debitori verso i genitori e, per estensione, verso i consanguinei e la patria, cioè verso tutti i cittadini. Cicerone era invece convinto che la pietas, doveva esser grande verso i genitori e i consanguinei e grandissima verso la patria. Comunque, l'Enea virgiliano è pius per l'affetto mostrato verso il padre.


Insomma, secondo me è corretto.
Attendo i vostri commenti,

Api

10
F. Cellini, N. Cosentino, P. Simonetti
Progetto di ristrutturazione del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia - schizzo di studio delle sale espositive al piano terra di P. Simonetti.
Progetto vincitore del concorso a inviti indetto in occasione della Biennale Architettura di Venezia nel 1988

"L'ARCHITETTURA E' TROPPO IMPORTANTE PER LASCIARLA AGLI ARCHITETTI"
Catia, attribuisce la frase a Dejan Sudjic. Non so se sia sua. Comunque io avevo pensato ad uno che l'architettura non la progetta, ma ne tratta solamente teoricamente. Cioè che parla di quella degli altri. Non a caso Sudjic ha diretto recentemente una Biennale di Architettura a Venezia (subito dopo quella diretta da Fuksas, aaaarrrggghhh!!!!!!) e le edizioni dgli ultimi anni (compresa quella attualmente in atto) hanno preso una piega 'concettuale' troppo forzata in cui l'Architettura vera scarseggia... Volete un esempio di Biennale Architettura di alto livello? Andate a vedere quella diretta da Francesco Dal Co nel 1988, quella vinta da Francesco Cellini, Nicoletta Cosentino e il sottoscritto (si proprio io... Giovanissimo ma io) e che trattava della Ristrutturazione del Padiglione Italia ai Giardini della Biennale (a Venezia). Quelli si erano bei tempi per l'architettura...
Proviamo a riscrivere l'aforisma?
L'ARCHITETTURA E' TROPPO IMPORTANTE PER LASCIARLA ALLA MAGGIOR PARTE DEGLI ARCHITETTI CHE HANNO SUCCESSO ATTUALMENTE...

lunedì 29 settembre 2008

4

Buonanotte


Vado a vedere un film con famiglia...

Fino a domani mattina non vi posso più moderare, miei cari anonimi.

Ciao

Api the President
vi farò sapere se mi piacque.
rex: io pedissequamente lo uso...
9

TUTTI IN CORO PER PAOLO PABLO PERETTI

PPP: buon viaggioooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!
8

INCIPIT REX, SCRITTO DA API:

"Egregio Signore Iddio,
mi perdoni quest'ultima lettera. So di non doverLe scrivere più. Ho finalmente capito la lezione: la Sua risposta è il silenzio.

Ma non essendo un pensatore sono arrivato con molto ritardo a questa grave scoperta, che rende ancor più difficili le nostre preghiere. Mi ritengo un uomo come tanti, un piccolo eroe negativo e se oso rivolgermi a Lei è solo per dirle che il mondo d'oggi mi risulta ormai francamente insopportabile.

Non riesco a farmi una ragione del cambiamento rivoltante che sta subendo questa nostra società malata. Non riuscirò mai ad accettare pedissequamente l'ostentazione delle cose inutili - la 'Roba' di verghiana memoria -, la mancanza di interesse per gli altri, la cancellazione dei valori con i quali i miei genitori mi hanno cresciuto: la lealtà, l'onestà, la pietas per il prossimo, lo spirito di sacrificio.

Caro Signore Iddio, io sono un peccatore. Questo non è un segreto, lo so io e lo sa Lei.

Ma il mio è stato un peccato di superbia e ne sto da tempo pagando il prezzo con questa solitudine che tanto ho anelato e ora mi dilania il cuore e mi sbriciola l'anima.

So che non devo più rivolgerLe le mie preghiere perché rimarranno inascoltate e disattese, ma allo stesso tempo mi trovo a chiederLe aiuto.

La malattia che si è annidata in questa mente un tempo fervida e lucida mi obbliga a compiere gesti inconsulti, di cui mi dimentico appena compiuti e che, quando mi vengono ricordati, mi fanno profondamente vergognare di me stesso. Sono ridotto solo a un contenitore, sono l'involucro di questo grumo di follia che mi porterà lentamente a cedere a un abbrutimento che proprio io disprezzavo tanto.

Io, sdegnoso e supponente da giovane, mi sono trasformato in un vecchio che combatte, senza altra arma che la parola, contro la propria demenza."

Visto. si stampi . Allegriaaaaaaaaaaa

3

Scusate lo sfogo!

Leggo sul Corriere Napolitano che dice che i tagli alla scuola sono necessari.
Ebbene, miliardi sperperati in Alitalia per ingrassare manager e piloti (due facce della stessa medaglia). La bad company sulle spalle di noi poveri coglioni contribuenti!
Oggi il commercialista mi chiama per l'acconti IRPEF 2009 ( e non vi dico quanto abbiamo pagato questo anno), un altro salasso, tanto per chiudere il belleza il 2008!
E poi mio figlio torna da scuola, primo anno di liceo scientifico e mi dice:
cara mamma, non abbiamo ancora il libretto delle giustificazioni, nè il prof di inglese e nè quello di educazione fisica.
Mi posso incazzare? Eccome se mi incazzo!!
7
Amici miei, sono tornata ora dall'ufficio. Si vende poco e si incassa male. E' recessione, altro che se lo è. Vado a preparare la cena e dopo, con il vostro permesso, mi metto a scrivere, buttando un occhio al blog, of course.
Ammazza quanto siamo anglosassoni stasera!
Brava Presidentessa traduttrice in 8 lingue, ti voglio vedere con il tuo alter ego milanese. la mitica Orietta tradotta in 8 lingue!
Paolo stai meglio?
Michele sei rientrato nello spirito del blog?
Roberto vieni a mettermi a posto il giardino?
Rex, o' fidanzato mio, ben rientrato, potevi mai lasciarmi sola ed inerme di fronte a cotanta cultura, cotante traduzioni, cotante descrizioni bottaniche mmh pardon botaniche?
Intanto un abbraccio a tutti.
1

Catia a Milano


Il mio look per lo speed reader in caso di raffreddore conclamato!
6

Autunno

Cara Catia, l'autunno è proprio arrivato anche qui.
E con l'autunno gli accidenti di stagione.
Ma la vite americana è al massimo della bellezza.
2

Benvenuti!


Forse oggi Lina Sotis mi pubblicherà il post in cui presento sito e questo blog.
Nel caso lo faccia, spero che riceveremo molte visite di nuovi amici 'Bon Ton'.
Mentre voi dissertate in dialetti a me incomprensibili, ho preparato un buffet.
Due cosucce, giusto per essere ineccepibili padroni di casa...

BENVENUTI!!!!!!!!!!!!!!!!!
5

La gelosia è in un certo senso giusta e ragionevole, poichè tende solo a conservare un bene che ci appartiene, o che crediamo ci appartenga; mentre l'invidia è un furore che non può sopportare il bene altrui.

La Rouchefoucauld

domenica 28 settembre 2008

0

Come si modera?

Avviso per gli idioti naviganti che capitano su questo blog: il prossimo deficiente che scrive una sciocchezzuola vedrà il proprio intervento cestinato.
Avviso per gli altri utenti: chi vuole commentare i post, invece di firmarsi anonimo, può cliccare su nome/url e scrivere il proprio nickname, giusto per offrire chiarezza a chi gestisce il blog. Certo, ciò non allontanerà i dementi, ma i mentecatti che vogliono comunicare con noi potrebbero trovare interessante farci sapere con quale nome sono conosciuti nel mondo dei subnormali.
6

garetta dialetti

A zjv ca gnjiv e gnan gnijv gnanc.

toh là.

soluzione (visto che a parte Rex nessuno MI SI FILAAAAA)

DITE CHE VENITE E NON VENITE NEMMENO.
16

non è un cimitero di guerra, ma tanti virgulti di vite...

Caro Rex, amico mio,
vedo che ti sei applicato e hai capito i concetti. L'architetto è un generalista che, come ogni artista (anche lo scrittore), deve conoscere bene le regole del proprio mestiere, documentarsi prima di ogni nuovo progetto, conoscere anche le altre forme di espressione artistica e finalmente esprimere la propria visione estetica del mondo rispondendo a problemi reali. Oggi sono troppi i cazzoni che non sanno un fico secco e inflazionano ogni disciplina rimepiendo il mondo di cacca. Hai fatto una buona ricerca; da dove hai tratto le tre citazioni? Comunque bastavano Gropius e Rogers. Meier è molto bravo ma non ai livelli dei due maestri che l'hanno preceduto.Questa volta ti do un bel 7+ (tiratina d'orecchi: Richard Meier si scrive con la 'i', ma è il solito problema delle ricerche fatte sul web...). A proposito di artisti e di grandi scrittori che si sono occupati un po' di tutto (e anche per questo sono grandi...), ci pensi tu a dire alla 'mia compagna di vita' che si legga anche 'Le città invisibili' di Calvino. Io glielo dico da vent'anni ma non l'ha ancora fatto. Se lo fai tu magari ci riusciamo... Ci conto, amico mio. Pensa che le regalai 'né con te né senza di te' appena uscito. Non mi si filò neanche quella volta... Ieri le ho consigliato 'Benito Cereno' nella traduzione di Pavese: insisti.
In quanto al 'PUNTUALIZZA(2)' di api, vorrei chiarire:Il Presidente? E chi lo voleva fare? Sono già PAPA; che mi frega. Sul resto poi...
Bene. Ora devo andare. Mi assenterò per un po', come succede in ogni buon forum-blog che si rispetti. Adesso con chi parlerai, rex, di architettura, di tecnica, di donne e motori? E chi ti correggerà i compiti? Non preoccuparti; qualcuno si occuperà di te.

Buona notte e 'sognatemi d'oro' a tutti: alti, bassi, grassi, magri, belli e brutti. Il grande sono io...
smack.

sabato 27 settembre 2008

27

Scioglilingua barese

C g nama sci sciamanin. C non g namasci non cin scim scen.

Voglio vedere se riesci a tradurre, traduttrice dei miei stivali tacco 12!
Altrimenti interpello Oretta dalle Ore, tradotta in 8 lingue, compreso il barese.
5

Ciao




Ciao, meraviglia.
Che dispiacere.
9

DENSITA'



















Ora un bell'INCIPIT concettual-figurativo...

Vediamo se da una semplice immagine (pur densa di significato...) avete il coraggio di fare uscire qualcosa di buono (verranno scartati racconti tratti dai cartoons, dai film di dario Argento, da allusioni vacanziere e cose simili...).
Il titolo è: D E N S I T A'

Intanto che pensate a cosa scrivere, potete preparare un piatto semplice semplice che vi aiuterà a conquistare (o riconquistare) il vostro-a compagno-a.
'bigoli in salsa alla Vlad' (per 5-6 persone)
In una padella capiente, ponete un decilitro di olio di oliva extravergine e fate soffriggere a fuoco vivo tre scalogni affettati a rondelle sottili e un grosso spicchio d'aglio. Unite contemporaneamente una decina di filetti di alici sott'olio (meglio se avete delle alici sotto sale che avrete preventivamente lavato accuratamente). Lasciate che le rondelle di scalogno divengano dorate e quasi trasparenti.
Nel frattempo i filetti di alici si saranno sciolti diffondendo nell'ambiente un inebriante e affettuoso profumo di cose d'altri tempi... Avete presente la madelein proustiane rimembrate dalla governante Celeste? (si legge Selest...)
"...Un piacere delizioso m’aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa. M’aveva subito resi indifferenti le vicissitudini della vita, le sue calamità, la sua brevità illusoria, nel modo stesso in cui agisce l’amore, colmandomi d’un’essenza preziosa..."
Non dovete distrarvi; dalla eterea trasparenza lo scalogno potrebbe essere condannato ad un inesorabile annerimento. E' giunto il momento di 'spegnere' il calore con una spruzzata di vino bianco e, appagati dalla gratitudine dello scalogno che eccitato sovrapporrà una nuvola aromatica nella stanza, sciogliete in poca acqua calda un dado da brodo e versate il liquido nella padella.
Mescolate accuratamente con un cucchiaio di legno e chiudete con un coperchio. Abbassate la fiamma e lasciate 'spipettare' per tutto il tempo della cottura dei Bigoli scuri (circa 12-13 minuti).
Nell'attesa preparate un poco di pan grattato che, una volta scolata la pasta, aggiungerete senza indecisioni al sugo. Saltate i Bigoli nella padella a fuoco vivo; il pangrattato celebrerà il matrimonio tra i Bigoli e il condimento suggellando un'unione indissolubile e sensuale.
Se siete della mia SCUOLA, accompagnate con del Nebbiolo del 2005. Non ve ne pentirete. Anche perché avrete ritrovato l'amore... Ammesso che l'abbiate perso.
Ciao cari, vecchi miei
2

buongiorno cari


la nostra umile dimora




la nostra umile camera da letto








10

BUONGIORNO


Buongiorno a tutti.
Tra poco la bibliotecaria più fusa d'Italia, Anna Pia Fantoni, andrà ad aprire la biblioteca per un paio di ore.
Buon lavoro, aspiranti.

Ho deciso di seguito il consiglio del mio mentore, il Sindaco Rex-ex-ex: da oggi ricomincerò a leggere Moravia, Calvino e gli italiani. Vi saprò dire.



Ah, già, ho scattato una foto di uno scorcio della mia Bimba Bib, massì, una cosuccia, vi piace?
(Catia , chiudi quel becco: se fai la spiona come al solito TI STROZZO).

venerdì 26 settembre 2008

4

Kounellis o Simonetti? O tutti e due?

pensierino serale...










Catia, secondo te si tratta di un'opera di Kounellis (anni settanta - arte povera) o di una dichiarazione d'amore di Simonetti (da qui all'eternità - arte amorosa)? O di entrambe le cose?



0

SCUSATE, MA....

due righe, Paolo


Carissimi, vi auguro una conversazione ricca, simpatica e amichevole: priva soprattutto di quelle tentazioni autodistruttive che spesso caratterizzano forum, blog e simili. Verrò a curiosare appena potrò. Un abbraccio cumulativo.

(Paolo Di Stefano)



15

Proposta: esercizi di stile, incipit di Faulkner

Da dietro lo schermo di cespugli che circondava la sorgente, Popeye guardava l'uomo che beveva.
Un sentiero appena visibile portava dalla viottola alla sorgente. Popeye guardò l'uomo - un uomo alto e magro, senza cappello, con un paio di vecchi pantaloni di flanella grigia e una giacchetta di tweed sul braccio - venire giù per il sentiero e inginocchiarsi a bere alla sorgente.

tratto da " Santuario".

Proviamo a farlo nostro o commettiamo un sacrilegio?
0

AKITA INU for ever




Il mio cane preferito (me l'ha fatto venire in mente Mik)
Ciao Camilla!!!! (il nostro cagnone che ha vissuto con noi per 14 anni). non ho foto, mannaggia.

ciao, scusatemi.
Catia e Vlad lo sanno.
Io adoro i cani.
Infatti... Rex, è per quello che sopporto le tue trasgressioni.
2

O B L A
A D N A N G I S
O L L I P A L
sempre più difficile...
4

propongo

Propongo agli amministratori Catia e Vlad un secondo nome per il nostro Plop:

MaKiTeVole alias RIFUGIO FORUMISTI SMARRITI...
10

Scurano


No, solo per puntualizzare: SI CHIAMA SCURANO!!!!!!!!!!!

e per l'etimologia del nome, prego non riferirvi al post di Roberto Ben.
Il nome 'Scurano' deriva dal console Scauro, un legionario romano venuto a colonizzare il nostro territorio.

Invece, Rex, leggiti l'etimologia di Bardolino: è tutto vero!

(e il consorte di Catia si chiama Pippo... ecco il perché della foto)

e ribadisco il concetto espresso più volte: perché non facciamo un Fuso meeting?
0
La vita è una ciliegia
La morte il suo nocciolo
E l'amore un ciliegio

JACQUES PREVERT
32

Benvenuto Rex, ex ex ex alias Cerbero


Mi intrometto nel post di Catia: per chi non lo conoscesse, Rex ex ex exiando è stato da me soprannominato anche Cerbero, perché trattasi di meticcio a tre teste (una è quella di Rex der Kommissar, l'altra di Lassie perché minaccia sempre di scappare ma torna sempre e l'ultima è quella di Snoopy, perché ha un cuore gigante e a volte fa uscire il fanciullino pascoliano che noi adulti troppo spesso dimentichiamo).

Benvenuto davvero di cuore... e cerca di andare d'accordo con Vlad alias Paul Simon, l'uomo che calza all'indice sx una fede nuziale uguale alla mia....

Ti strofino forte forte i tre testoni e comunico a te e Catia che Paola Calvetti è troppo felice del fatto che la stiamo pubblicizzando... se lo merita, no?

Che dire, grazie della visita e della presenza... di spirito!

Api the President, Catia the 1stA.D.

giovedì 25 settembre 2008

9

speriamo bene...

A L B O
S I G N A N D A
L A P I L L O







speriamo bene...

buona notte o... buongiorno
3

e' arrivato anche Valerio Varesi...

modestamente...

Ciao Annapia! Benvenuta nel magico mondo di internet! Grazie per la stima e i tuoi messaggi!
Valerio Varesi
15

Racconto di Catia Simone: Il risveglio

“…Il trillo della sveglia del cellulare mi fece sobbalzare dal letto. Spensi quel cicalio odioso con rabbia e aprii gli occhi…”. Questo il mio sogno perpetuo da circa quindici lunghi anni.
Da quando, un giorno di aprile - in una mattina di primavera, qualcuno ha pensato bene di non fermarsi a quel maledetto stop di Via Roma, buttando in aria me e la mia vita di tranquilla e spensierata di adolescente milanese. In verità i miei occhi ormai sono due fessure inespressive da troppo tempo. L’azzurro delle iridi tende ormai al grigio. Il bianco della pupilla esangue, vacuo. Il mio corpo giace inerme e invecchiato da una vita che non ho vissuto e che mi scorre addosso impotente. La mia bocca boccheggia come quella di un pesce in un acquario, conferendomi un’ espressione idiota e grottesca.
Per il resto respiro – dunque - vivo. Il mio cuore pompa ancora sangue in questo inutile motore. E ho ancora le mestruazioni.
Ma loro non mi credono. Vedo le loro facce rassegnate e infastidite da questo bamboccio di carne morta a cui devono dare un senso. Li ascolto, nel mio silenzio obbligato. Mio padre non ha retto al dolore ed è mancato un paio d’anni fa. Da un giorno all’altro non l’ho più visto. Arrivava tutte le mattine con il vassoio della colazione: la caffettiera ancora calda e borbottante, due tazzine, succo d’arancia, pane e marmellata. Era il nostro rituale per cominciare la giornata. L’odore del caffè inebriava il mio olfatto. Mangiava e gustava il tutto, parlandomi dei suoi impegni della giornata.
Aveva chiesto il prepensionamento, pur di starmi vicino, abbandonando l’ufficio alla Stazione Centrale dove svolgeva la mansione di dirigente di reparto. E mentre parlava mi teneva la mano, scossa da un lieve tremore. Mi leggeva i quotidiani tenendomi aggiornata sugli avvenimenti più importanti. Ricordo un giorno in cui rimase incollato davanti alla tv, per tutta la giornata, per assistere ad uno strano ed inquietante decollo aereo su due grattacieli che divennero una grossa polvere di fumo e calce. E vidi mio padre ancora più smarrito e la sua mano ancora più tremante.
Mia madre ,invece, è una donna forte, fiera. Adesso è lei che mi dà il buongiorno. Senza inutili smancerie. Anche quando è rimasta vedova, non ha mai pianto una lacrima davanti a me. Solo un paio d’abiti neri per un paio di mesi. Comunicandomi la notizia ponendo una foto di suo marito in una cornice d’ argento sul mio comodino, accanto a quella di Padre Pio. La sua presenza si alterna a quella delle due infermiere, Irina -polacca che mi assiste da cinque anni e Roberta, una deliziosa ragazza pugliese.
Mia madre… ormai per lei non sono altro che una formalità quotidiana da espletare, un’inevitabile abitudine. Glielo leggo negli occhi. Non mi guarda neanche più. Ormai per lei faccio parte dell’arredamento, un oggetto polveroso come questi mobili in noce chiaro.Come la foto di Padre Pio a cui tutte le mattine si rivolge nella speranza che questa lenta agonia termini per sempre. Liberandola da un fardello da piangere finalmente in mezzo a cipressi e pietrisco, nella quiete della sua solitudine.
E mi unisco alla sua preghiera anch’ io, mentre guardo quel pezzo di cielo che scorgo dalla finestra, vivo e mutabile. Perché è vero!Non son altro che un feto difettoso da abortire e l’aria di questa camera, un liquido amniotico dove galleggio ormai da troppo tempo. E’ tempo di finirla con questa suggestione che ridicolizza me agli occhi del mondo.
Vorrei… vorrei respirare questo tiepido soffio di vita per l’ultima volta e liberare lei da un’afflizione soffocata da tanti giorni di convivenza forzata con una morte apparente.
Vorrei…vorrei dare il giusto tributo alla vita morendo, magari domattina,con quel cicalio odioso della sveglia che per un attimo mi desterebbe giusto il tempo per godere del movimento del mio corpo… girare la testa… allungare la mano, e spegnere per sempre questo ignobile risveglio.
3

secondo film preferito

questo è un film cattivo, sconsigliato ai deboli di cuore.
il protagonista è un uomo meraviglioso, lei una pazza scatenata...
ma è davvero così? siete sicuri?

beccatevi la canzone... poi guardatevelo. mi direte.

http://video.libero.it/app/play?id=b025b03f10940de514f1ce1eac0f99d9

dedico questo film ai miei paoli preferiti...
10

La massima del giorno

La penna è uno scettro, ma come sono pochi i Re tra gli scrittori!
Gibran

(Naturalmente ogni riferimento a scrittori e commentatori presenti nel forum è puramente casuale, non vorrei beccarmi una querela per diffamazione, ah ah ah...).
4

MY FAVOURITE MOVIE


Il mio film preferito, amici....

guardatevi il video.

http://www.youtube.com/watch?v=BKGAdE6wwTM
(dovete fare copia e incolla, sorry)

baci e buona giornata a tutti.

mercoledì 24 settembre 2008

7

BIG Ben!!!!!!!!!!!!!


BIG BEN!!!!!!!!

Roberto Ben è un grande.

è riuscito a vedere una spiraglio di luce in quell'incipit malefico fuoriuscito dalla mia mente perversa.

copio e incollo:

questo è suo:

Il cicalìo odioso della sveglia mi fa sobbalzare.
A fatica raggiungo il pulsante, lo premo con un movimento rabbioso.
Ho sonno, non ho voglia di alzarmi. Vorrei dormire, vorrei morire.
Mi alzo sbadigliando. Guardo il mio viso riflesso nello specchio dalla cornice dorata.
No, non può appartenere a me, questo volto dall'espressione disperata.



Dalla finestra non entra alcuna luce. Guardo la sveglia e mi accorgo che sono solo le quattro. Devo aver dormito pochi minuti, perché l’insonnia mi attanaglia sempre, tutte le notti. Anche se non è facile, ormai mi ci sono abituato.

Mi guardo ancora nello specchio: no, non è vero che vorrei morire, e in quanto al mio volto devo solo radermi per non avere quell’espressione.

E’ ancora presto, chissà perché la sveglia ha suonato adesso.

Mi rimetto a letto e il mio cervello si rimette in moto, come sempre, come ogni notte. Con le braccia incrociate dietro la testa, appoggiate sul cuscino, scruto il soffitto. E penso a lei.

Ogni cosa in quella stanza me la ricorda.

Guardo le tende: mi ricordo quando lei mi domandava: “Che ne dici, ti piacciono?” E, dopo il mio sì, lei continuava a ricamare, soddisfatta e contenta.

Guardo l’armadio e mi appare il suo volto sorridente ed interrogativo di quando si provava i suoi vestiti cercando la mia approvazione. Come si divertiva indossandoli o semplicemente appoggiandoli a se stessa per mostrarmeli.

Poi mi giro sul mio fianco e la tristezza si fa palpabile: il suo cuscino, quel cuscino che adesso è vuoto e che ha ospitato i suoi capelli arruffati, ma anche i suoi ultimi giorni. Rivedo la sua faccia che mi sorride, la sua bocca che si avvicina fino a baciarmi, e ascolto la sua voce che ormai non chiama più.

Questi ricordi sono belli, ma forse proprio per questo sono anche più dolorosi.

Molti mi dicono che dovrei sfogarmi, che piangere mi farebbe bene, che dovrei rassegnarmi e che se da lassù hanno voluto così…

Non resisto più, mi alzo e scendo in cucina. Mi preparo un caffé e metto a scaldare il latte.

Con la tazzina in mano guardo fuori dalla finestra e mi accorgo che si sta facendo giorno.

Riflessi nel vetro intravedo i miei occhi tristi. Resto lì in piedi, in attesa di un pianto liberatorio che tarda a venire.

Poi i rintocchi del campanile mi dicono che sono le sette e in quello stesso istante quel pianto, dirompente e pieno di vita, finalmente arriva.

Salgo di corsa al piano di sopra, facendo le scale con pochi balzi. Mi precipito nella camera accanto alla mia e, con delicatezza, faccio entrare la luce del mattino nella stanza.

Lei è lì, nel suo lettino, sveglia e affamata che urla a squarciagola e che si agita. Le parlo e le sorrido mentre la prendo e la tiro su. E’ bellissima con le guance rosse e calde, con il profumo della notte addosso. Continuo a parlarle e a sorriderle mentre le metto qualcosa per non farle prendere freddo. Adesso anche lei mi sorride e il suo sorriso mi annuncia una splendida giornata.

Bravo Roberto, ce l'hai fatta a risollevare la situazione. Sei un GRANDE.

martedì 23 settembre 2008

0

Parma-Puglia. Estate 2003

...D.B. mi ha domandato cosa ne pensavo io di tutta questa storia che ho appena finito di raccontarvi. Non ho saputo che accidente dirgli. Se proprio volete saperlo, non so cosa ne penso. Mi dispiace di averla raccontata a tanta gente. Io, suppergiù, so soltanto che sento un po' la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato. Perfino del vecchio Stradlater e del vecchio Ackley, per esempio. Credo di sentire la mancanza perfino di quel maledetto Maurice. E' buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti.

J. D. Salinger - 'Il giovane Holden'


Parma-Puglia. Estate 2003
1

Chiusura di api, incipit di Vlad

La donna che mi sta abbracciando allenta lentamente la presa e si ritira un po' imbarazzata. La fisso negli occhi colmi di lacrime e non capisco più dove sono. So solo che sono vivo. Faccio fatica a riprendermi e mi lascio scivolare lentamente lungo il muro alle mie spalle. Mi prendo la testa tra le mani e sento dei tuoni in lontananza, al di là dei binari. Il cielo cupo minaccia un temporale.
C'è afa. Aria bassa. Spero che arrivi, voglio che arrivi subito il temporale: voglio provare ancora sensazioni antiche, provate nelle estati da ragazzo.
Voglio le cose che non ci sono più...
6

Voglia di scrivere















Cari tutti,

scrivere, come progettare per il bravo architetto o tentare di esprimere le proprie emozioni o illusioni o sogni ecc. per chiunque si addentri in una qualsiasi attività creativa, abbiamo detto e ridetto che deve derivare da una 'necessità', da una 'urgenza' (così piace dire a qualcuno).Urgenza che deve tradursi in opera intelliggibile, concretizzarsi in qualcosa di tangibile (vi vorrei ricordare il rapporto tra realtà e astrazione ecc...) attraverso gli strumenti della tecnica (anche questo già trattato...).MA CHI L'HA DETTO CHE BISOGNA SCRIVERE TUTTI I GIORNI????????????????Abbiamo parlato di 'urgenza' in modo concettuale, non di mal de panza...Se continuate a mitragliare il blog di citazioni, comincio io e... sono cavoli vostri. Oppure riempio lo spazio di foto di rotoballe...
Lap, lap

1

visto che catia

Visto che Catia se la tira con le citazioni... ne metto una anch'io.

Non bisogna mai esaurire un argomento al punto che al lettore non resti più nulla da fare. Non si tratta di far leggere, ma di far pensare.

Charles-Louis de Montesquieu
16

chirurgia estetica

Chirurgia estetica

Una donna di mezza età è in ospedale per un banale intervento.
Mentre è sotto anestesia vede Dio che le tende la mano.
"E' arrivata la mia ora?" chiede spaventata.
"No - risponde Dio- ti rimangono 23 anni, 22 giorni e 5 ore di vita"
Dopo l'intervento la donna decide di rimanere in ospedale e si
sottopone a liposuzione su addome e cosce, lifting, seno nuovo, collagene nel labbro
superiore, protesi per rialzare i glutei e intanto che c'è si fa pure segare due
costole per avere la vita più sottile...
Esce dall'ospedale, inguainata in abitino Gucci e tacchi 12... si sente splendida.
Attraversa la strada e... viene spiacciccata da un TIR.
Si ritrova davanti a Dio: "Ma non mi avevi detto che avevo ancora oltre 20 anni di vita?"
E Dio: "Oh, scusa, non ti ho riconosciuta!".
8

Buongiorno a tutti voi

Poche cose sono in sè impossibili; più che i mezzi, è l'applicazione che ci manca per farle riuscire.
LA ROCHEFOUCAULD

lunedì 22 settembre 2008

2

Buongiorno a tutti!

Tu lettore fremi di vita e orgoglio e amore come io fremo,
dunque siano per te questi canti.
Walt Whitman

domenica 21 settembre 2008

4











L'astrazione trae alimento dalla realtà quotidiana, come la trasgressione nasce dalle regole.
Paolo Simonetti
8

Incipit

Il cicalìo odioso della sveglia mi fa sobbalzare.
A fatica raggiungo il pulsante, lo premo con un movimento rabbioso.
Ho sonno, non ho voglia di alzarmi. Vorrei dormire, vorrei morire.
Mi alzo sbadigliando. Guardo il mio viso riflesso nello specchio dalla cornice dorata.
No, non può appartenere a me, questo volto dall'espressione disperata.
5

Caccia


Sì, purtroppo oggi inizia anche la caccia al cinghiale, che qui da me si svolge per tre giorni alla settimana.

Detesto questo tipo di sport, praticato da squadre di persone vestite alla Rambo e munite di radiotrasmittenti.

La detesto perché coincide con i giorni di raccolta funghi nel fine settimana.

La detesto perché detesto la caccia in generale.

La detesto perché i cinghiali non danno nessun fastidio, stanno nel bosco e non escono mai.

La detesto perché i cinghiali mi stanno simpatici.



9







Tre sono le cose che io amo nella letteratura: la ribellione, la perfezione e l'astratto.
E le tre cose che di essa odio sono l'imitazione, la distorsione e la complessità.
Gibran Kahlil Gibran.

sabato 20 settembre 2008

3

Ciao Paolo Federici

Scusate, soci, ma abbiamo ricevuto la visita dell'Autore Affermato Paolo Federici... e mica da Canicattì... da San Francisco!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

ciao caro, ci si vede il 3 ottobre a Speed Read...
Io avrò un garofano all'occhiello e una peonia nei capelli fluenti.
0

Incipit: racconto di Catia Simone

E’ appoggiata al banco, è sola e beve una spremuta. Per terra vicino alle gambe ha una borsa di pelle nera e non so per quale motivo vengo attirato da questo particolare.
Mi piace osservare la gente, penso mentre la guardo. E’ quello che faccio tutti i giorni, tutte le mattine in questo bar in cui mi rinchiudo dalle otto di mattina fino a mezzogiorno.
E come tutte le mattine desto il mio torpore notturno con una doccia fredda. Sì fredda, cantando “maledetta primavera”. Mi rado, indosso il mio completo blu, una camicia azzurra e una cravatta regimental (ne ho una collezione infinita).Oggi ho scelto quella bordeux a righe senape e blu, quella del mercoledì.
Alfredo, il cameriere marocchino (in realtà ha un nome impossibile), mi riserva sempre il solito tavolo, all’entrata sulla sinistra.
« Dottore il solito?» mi chiede con amichevole cortesia.
« Sì, un espresso ristretto, un cappuccino e due brioche. Mi raccomando bel calde!»
Il mio è un rito quotidiano che si accompagna ad un pensiero costante:
« Cosa penseranno di me, o meglio, chi sia davvero io ai loro occhi, vista l’uniforme manageriale?»
Quello che so davvero è chi sono diventato ai miei occhi: un fallito. Uno non riuscito. Un fallito di nome Antonio Carrisi,origine calabrese e una bella presenza.
Mi sono diplomato per grazia ricevuta e sotto ricatto dei miei genitori. Ragioniere. Il primo biennio sono stato promosso dietro compenso e un motorino. Gli altri due anni successivi mi sono guadagnato due viaggi all’estero e per il diploma ho avuto in regalo una fatiscente Fiat Uno accessoriata con sedili in stato di decomposizione e un motore fire di tutto rispetto.
Fino alla bella età di trent’anni mi sono cimentato in mille mansioni. Giardinere, commesso, rappresentante della Folletto, della Tupperware, di miracolose creme d’alga guam. Insomma sempre circondato da miriadi di casalinghe assatanate. Con guadagni esigui sperperati in acquisti di preservativi e cene a lume di candela. Dato il mio aspetto fisico, il seguito femminile era a dir poco più che apprezzabile. Mi sono finto esperto dj in una discoteca di Pizzo Calabro, di proprietà di noti mafiosi locali. Fino al giorno in cui mi hanno sbattuto fuori a calci nel sedere, solo perché flirtavo platonicamente con la figlia di uno dei due titolari. Ringraziando sentitamente i picciotti esecutori
del pestaggio per il trattamento riservatomi: avevo rimediato solo qualche contusione e qualche costola rotta. Sempre meglio che una pallottola o in alternativa, diventare cibo per pesci carnivori. Finchè, grazie al Buon Dio e a Berlusconi, mi hanno concesso il cosiddetto prestito d’onore.
Realizzando così l’apertura di un negozio in franchising di una nota marca di abbigliamento per bambini, nel pieno centro di Reggio Calabria. Scegliendo con cura il personale, due procaci commesse, portate a letto dal sottoscritto a due giorni di distanza l’una dall’altra (lo so, sono uno stronzo!).
Attività che si è rivelata subito redditizia, da ogni punto di vista.Quindi mamme, mogli, divorziate: una manna per il sottoscritto. Fino a quando….
Era un giorno di primavera, lei entrò mano nella mano con il suo pestifero pargolo. Lei era Annarita - moglie di Angelo Catricalà - e il nanetto col caschetto biondo, il loro unico erede. Sì, erede di un impero basato sull’import export di ittico congelato. Insomma una cliente speciale. Bella era bella: forme sinuose, occhi neri come la pece sottolineati da una leggera riga di matita nera e una bocca piccola e piena leggermente lucidata di rosa. Colpito e affondato. E la cosa era reciproca a quanto pare.
Il giorno dopo tornò all’ora di apertura. Le commesse sarebbero arrivate di lì a mezz’ora. Il camerino divenne la nostra prima alcova, e per un certo periodo di tempo, il posto più sicuro dove accoppiarci senza remore. La sig.ra Catricalà non esitava ad acquistare quantità industriali di tutine, scamiciati, completini,scarpe. Ogni ricevimento, battesimo, comunione - a cui la signora era invitata - erano occasioni d’incontro che soddisfacevano la mia voluttà ed il mio portafoglio. Fingevamo resi inesistenti, difetti di sartoria, errori di taglia, esaurendo il magazzino dalle merci di scorta e dalle campionature che avrei dovuto mettere in saldo.
Fin qui, tutto procedeva a meraviglia. Se solo non avessimo deciso un sabato di primavera di incontrarci a Capo Rizzuto per passare una meravigliosa giornata al mare, soli io e lei.
Quindi comunicai alle mie due dipendenti che avrebbero dovuto badare loro al negozio, poiché ero in balia di un attacco di ipertensione da stress. Lei, la fedifraga (e grande attrice), finse un improvviso bisogno di ricerca del proprio io, per cui, il povero marito, spaventato dallo stato catatonico- depressivo, in cui versava la moglie, le concesse la libera uscita. Purchè rientrasse verso le diciannove a casa e con un sorriso sulle labbra. Erano ospiti di un ricevimento serale a casa di uno dei più importanti armatori della Sicilia.
Detto fatto, ci ritrovammo verso le undici di mattina a Cala di Luna, una piccola insenatura, metà ombra e metà sole. Lei un semplice abito a fiori e un paio di espradillas con zeppa in corda, in puro stile ascetico e io galvanizzato dall’evento e dalla possibilità di scoparmela a cielo aperto. Dio quanto l’amavo!
Infatti la presi subito, lì… lei appoggiata ad uno scoglio, il viso rivolto al sole, i gabbiani e il cielo e il mare che ci osservavano più azzurri e limpidi che mai. Peccato che, presi dalla foga amatoria, non ci accorgemmo che, un po’ più distante da lì, ci fosse una piccola imbarcazione per la pesca a strascico (che forse aveva confuso il mezzogiorno con l’alba). E un canocchiale puntato dritto verso di noi, tenuto da due mani appartenenti a Salvo Calò, dipendente dell’azienda Catricalà.
Non ricordo altro, solo che mi svegliai pesto e dolorante a casa mia, nudo come un verme sul letto sfatto. E con un biglietto sul comodino: « quando ti ripigli, hai tre giorni per sparire, altrimenti ci pensiamo noialtri, u capisti?».
Non aspettai neanche un giorno. A mezzanotte,intontito dalle botto e dal sonno forzato, presi il treno per Roma. Il buio nascondeva anche i lividi. Da quel giorno scese la notte anche nel mio cuore. Avevo perso tutto.
Caspita è mezzogiorno! Saluto Alfredo e lascio sul tavolino gli ultimi spiccioli che mi sono rimasti. Per un anno ho vissuto di rendita e di ricordi. Esco dal bar e mi dirigo verso quel monolocale di fortuna, al piano terra di un palazzo anni ’50, che mi ha accolto in questo anno. Entro…le pareti scrostate, un letto in ferro battuto, un piccolo lavabo e l’acqua fredda che gocciola dal rubinetto rotto. Mi tolgo la giacca e la ripongo nell’armadio con cura. Accarezzo le mie cravatte:« sì… possono bastare ».
E’ mezzogiorno, di un giorno qualunque, di un giorno seguente a ieri. Alfredo osserva quel tavolo, lì all’angolo. « Chissà dove sarà oggi quel povero matto in giacca e cravatta? » pensa. Intanto fuori un brusio di voci che si alternano - sguardi e gesti diretti verso una porta al piano terra di un palazzo dietro l’angolo:
« un uomo… un uomo si è impiccato!».
Sulla porta un foglio:« dovevo solo ufficializzare la mia morte con l’atto estremo. Non piangetemi, Antonio è già morto ufficiosamente su una spiaggia calabrese, ucciso dalla propria vigliaccheria.».
3

racconto di api e un po' vlad

E' appoggiata al banco, è sola e beve una spremuta. Per terra vicino alle gambe, ha una borsa di pelle nera e non so per quale motivo vengo attirato proprio da questo particolare.
Ho passato una notte infernale, sono stanco morto e non ho nessuna voglia di uscire dal bar, infilare il portone principale di questo palazzo, salire al piano esattamente qui di sopra ed entrare nel mio ufficio.
Non ho voglia di sentire la voce dei collaboratori, il rumore insopportabile di telefoni che squillano, il fruscio di fax in arrivo.
Non ho più voglia di fare nulla, nemmeno di sorbire questo schifo di caffè che si sta lentamente raffreddando. Silvia se ne sarà già andata di casa, ora, lasciandomi solo il suo profumo sul cuscino. Mi manca già da morire. Ho un nodo allo stomaco.Vorrei andare via anch'io, sparire nel nulla.
E invece sto qui come un cretino a pensare alla mia donna che sta salendo su un treno che la porterà via per sempre da me, da noi, dalla nostra vita, diventata ormai solo la mia. Fisso ancora la ragazza: è' la sua postura, che mi lascia perplesso. Rigida, nervosa, il bicchiere che trema nella mano.
Un'altra che sta soffrendo, come me.
All'improvviso prendo una decisione: mi alzo di scatto, saluto il barista con un gesto affrettato ed esco dalla porta a vetri a passo veloce. Cammino a lunghe falcate, quasi corro. Sono un patetico uomo di mezza età che si muove velocemente tra la folla, l'espressione disperata di chi non ha più nulla da perdere, la goffaggine nei movimenti di chi non fa più sport da parecchi anni. I passanti mi guardano con aria sorpresa, si spostano, sussurrano parole che non percepisco.
Sento un rumore fortissimo provenire da lontano: sembra un tuono, non mi fermo.
Ora sono davanti all'entrata, ho il fiatone, il cuore mi sta scoppiando per lo sforzo.
Scendo correndo i gradini del sottopassaggio, risalgo velocemente. Mi fermo, piegato in due dal dolore alla milza.
La coda del treno per Bologna sembra sbeffeggiarmi: Silvia è là dentro; io qui, come un cretino.
Sommerso da un senso di impotenza e dal disagio di non riuscire a respirare dalle fitte, mi sembra di percepire un rumore odioso: sirene. Tante sirene, polizia, ambulanze, vigili del fuoco.
Mi appoggio al muro, gli occhi sbarrati. Il mio telefonino inizia a vibrare, ma non ho nessuna intenzione di rispondere.
Di fianco a me una donna sta parlando al telefono, gli occhi sbarrati di paura, emette un grido disperato di gola: interrompe la comunicazione mi fissa e iniziando a singhiozzare mi abbraccia,.“Hanno fatto esplodere il bar di Via Gorizia per colpire l'Ambasciata degli Stati Uniti. È appena successo.”
Rimango immobile, come se non avessi capito.
La mente inizia a recepire la portata di quello che è successo.
Io, l'Ambasciatore, inizio a piangere. Sono vivo.
La donna che mi sta abbracciando allenta lentamente la presa e si ritira un po' imbarazzata.
La fisso negli occhi colmi di lacrime e non capisco più dove sono. So solo che sono vivo.
Faccio fatica a riprendermi e mi lascio scivolare lentamente lungo il muro alle mie spalle.
Mi prendo la testa tra le mani e sento dei tuoni in lontananza, al di là dei binari.
Il cielo cupo minaccia un temporale. C'è afa. Aria bassa.
Spero che arrivi, voglio che arrivi subito: voglio provare ancora sensazioni antiche, provate nelle estati da ragazzo.
Voglio le cose che non ci sono più...
0

Racconto di Robi Ben

E' appoggiata al banco, è sola e beve una spremuta. Per terra, vicino alle gambe, ha una borsa di pelle nera e non so per quale motivo vengo attirato proprio da questo particolare. No, invece, lo so benissimo. La guardo di nuovo. E' molto elegante, ogni tanto si guarda intorno. Chissà, forse sta aspettando qualcuno. E' bella, non riesco a toglierle gli occhi di dosso. Ma di nuovo quella borsa mi attrae. Cerco di non farmi catturare. Non ce la faccio. Sono affamato e sono entrato nel bar per rimediare qualcosa; non ho soldi, ho un aspetto pessimo, mi sento sporco e puzzolente. Forse lo sono. Non ce la faccio ad avvicinarmi al banco. Il cuore mi batte a più non posso. Non l'ho mai fatto prima. Quella borsa potrebbe risolvere un po' dei miei problemi. Lei è ancora lì, ma la spremuta è finita da un pezzo. Devo sbrigarmi, potrebbe andarsene da un momento all'altro. Sono indeciso, lei è ancora lì. La borsa è sola, sembra indifesa.Ho deciso, vado, ho paura, ma vado.Sono vicino, molto vicino, ormai sono lì, sto per allungare la mano. Improvvisamente mi riprendo da quello stato di trance. Le sono di fronte, le sorrido come un imbecille. Lei ricambia."Scusi" le dico. Allungo una mano, ma la ritiro subito indietro. "Che ore sono?"Che domanda stupida!Ma lei è gentile e risponde. Poi si abbassa, prende la borsetta, tira fuori il borsellino, paga il conto e, salutando, se ne va.Sulla porta le cade una banconota dalla borsetta. Velocemente mi muovo per raccoglierla: sono cinque euro. La rincorro e la chiamo a gran voce: "Signora, signora!" Lei si ferma e si volta."I suoi cinque euro."Sorride e ringrazia."Li tenga lei, beva qualcosa alla mia salute" dice.Felice, ricambio il sorriso. Le parole non mi escono, nemmeno un grazie. Non sono abituato a tanta gentilezza.Resto in piedi, immobile, mentre lei si allontana.Ero entrato per rubare una borsetta. Domani avrò ancora fame, ma oggi sono salvo.
19 settembre 2008 22.09
0

auguri auguri auguri

BUONGIORNO!
Api, Vlad, Didi, Lollo, Rudy e Gina si uniscono agli auguri di compleanno per il vecchietto Manuel...

Bacioni oni oni oni oni e divertiti!
0

a mio figlio

tanti auguri di buon compleanno, Manuel...
0

scrivere è...

L'infinita ombra del vero...

giovedì 18 settembre 2008

0
Il Paradiso dipende da noi.
Chiunque voglia
vive nell' Eden nonostante Adamo
e la cacciata
Emily Dickinson
0

attenzione!


Studio Gb: mandare sms al volante è peggio che guidare ubriachi

I tempi di reazione si riducono del 35%, percentuale quasi tre volte superiore a quella di chi guida ebbro.
Chi scrive messaggini avrebbe inoltre il 91% di possibilita' di sbandare

mercoledì 17 settembre 2008

11

INCIPIT

"E' appoggiata al banco, è sola e beve una spremuta. Per terra vicino alle gambe, ha una borsa di pelle nera e non so per quale motivo vengo attirato proprio da questo particolare."

incipit tratto da "Il passato è una terra straniera" di Gianrico Carofiglio, magistrato barese noto giallista.
Prendiamoci anche due giorni, ognuno scrive un proprio racconto, andando lì dove lo porta la propria penna.
Buon lavoro
2

Etimologia di Bardolino

Narra la leggenda che Il Bardo, in un'estate piovosa, si recò a Verona per visionare la location in cui ambientare la sua ultima opera Katia e Pippo.

Dopo avere girovagato in carrozza per tutta la notte sotto un diluvio torrenziale (che gli ispirò La tempesta), finalmente, all'alba, lui e e il suo team ripararono in un ridente paesino del Lago di Garda.

Entrarono in un'osteria e il Bardo chiese riparo all'ostessa, una splendida donna dagli occhi verdi scintillanti e dal fare sbrigativo, che accolse a dormire il Bardo nel suo giaciglio e ne sistemò i collaboratori nel fienile.

Quando, dopo una quindicina di giorni, il Bardo dovette ritornare a casa per motivi familiari, l'ostessa pianse lungamente la partenza del suo grande amore.

Ma il destino la ricompensò delle calde lacrime versate: dopo nove mesi, nacque uno splendido bimbo, che la ragazza fece battezzare con il nome di suo nonno: Lino.



0

i miei libri e autori preferiti



Bravi bravi bravi bravi bravi.
bacio ad ambedue,
Api

9

Delirio di massa per colpa del Cern

Cari, credo che i casini che stanno sorgendo nei vari forum compreso il nostro siano causati dal famoso buco nero che ci sta spalppolando i neuroni.
Per cui, l'incipit di oggi è:


A Ginevra, la poderosa équipe di fisici aveva lavorato per anni sul progetto più importante dell'ultimo secolo: scoprire la particella di Dio.
Era arrivato il giorno fatidico: 250 persone stavano con il fiato sospeso, gli occhi fissi sull'acceleratore nucleare.
La responsabile del progetto premette l'indice sul pulsante, abbassò le cinque levette, una dopo l'altra.

Vai Mik!

martedì 16 settembre 2008

5

... continua...

Ripresosi dal momentaneo rincoglionimento visivo, riconobbe in quegli occhi verdi e inquieti - lei:
Donna Catalina della Catalogna Y Borgogna. La nobildonna di origine messicane (qui si svela il mistero della sua bassezza) era stata paparazzata giorni prima con il suo famoso amante, il ministro della Kultura Nacional Sandriho Bonderas, detto el Poeta Tamarros, vista la sua propensione letteraria alle rime baciate, con cui inondava le pagine culturali dei più famosi quotidiani nacionali del pais. Indirizzando tali missive ad ogni donzella virtuosa che , soprattutto nei premi letterari, gli si presentava al proprio cospetto.
E fu proprio alla premiazione del Campedellos Veneciano che la statuaria (?) e avvenente Catalina tramortì con un battito di ciglia e una plateale vista della sua abbondante scollatura, il Ministro Bonderas.
La prova che però accertava definitivamente che fosse lei la donna dello scandalo, gli fu data dalle vertiginose zeppe da 30 centimetri, dalla quale lei svettava vanitosamente, tempestate di pailletes color oro, e con le quali aveva addobbato i suoi incontri furtivi con l'uomo politico, e accecato a vita il povero fotografo che aveva osato immortalare la coppia, dedita ad una sveltina
dietro la sequoia di Plaza de Toros.
1

Lo spezzatino - Incipit di S.E. Cav. Mik Kirk

Il detective Gonzalo Alonso Gutierrez, conosciuto negli archivi della polizia argentina come Pia Fantonzon per un suo vizio notturno, amava passare i suoi pomeriggi, in attesa di lavori più impegnativi che seguire qualcuno per una faccenda di corna, ritagliando dai giornali di Buenos Aires tutti gli articoli in cui si parlava di aggressioni ai terroni. Era abbonato al Jurnal de la Manana e al Nuevo Jurnal, e un suo amico barista, che lavorava dalle parti della stazione, gli dava, con un giorno di ritardo, anche una copia di Libre, sulle cui pagine le tazze di caffè e di caffelatte lasciavano ampie tracce scure, quasi a segnalare le notizie degne di attenzione...
4

LA PRESENTAZIONE DELL'ANNO

la presentazione più affollata del secolo...
Festival "I Sapori del Giallo", presidentessa Patrizia Debircke Van Der Noot, scrittrice e storica, cinque autori e tre presentatori...
2

La massima del giorno

Battersi è molto più bello che vincere;
viaggiare è molto più divertente che arrivare:
quando sei arrivato o hai vinto o avverti un grande vuoto.
ORIANA FALLACI

lunedì 15 settembre 2008

8

Luisa - breve racconto di Catia Simone

Era una notte buia e tempestosa, di metà maggio. Lei avvolta in un pigiama di seta, dormiva un sonno profondo. Nulla poteva presagire che quello fosse l’ultimo temporale della sua vita e il preludio ad un domani troppo breve.
Sopraggiunse il mattino. Dalla finestra filtrava un fascio di luce quasi incolore. La pioggia primaverile, ora, era talmente sottile e rarefatta che pareva trasformarsi in vapore acqueo.
Giornata perfetta per indossare il suo trench preferito: un impermeabile color sabbia, tendente al dorato che – insieme agli stivali tacco dieci – la facevano sentire particolarmente sexy.
E in piena sintonia con l’atmosfera da Casablanca che di lì a breve, inconsapevolmente, si stava prospettando.
Appoggiato sulla consolle fine ottocento, situata alla destra della porta d’ingresso, il manoscritto, e sopra di esso le chiavi della lussuosa cabriolet – ultimo oggetto del contendere – di una burrascosa ma proficua separazione.
Il campanello suonò ripetutamente: « Chi è? » domandò Luisa contrariata.
Accidenti, era molto in ritardo, e lei aveva un importante appuntamento con il suo editor.
« Sono io, Giorgio ».
Luisa trasalì: il suo ex socio , ex amante, ex marito (fedifrago e cornuto) osava bussare ancora alla sua porta! La sorpresa le fece perdere l’equilibrio e per evitare di cadere si appoggiò alla maniglia di ingresso che – inevitabilmente - dischiuse la porta.
« Oh Giorgio… entra pure ».
L’uomo si introdusse nella stanza. Indossava un soprabito sul gessato scuro, e un borsalino sulla testa (odiava gli ombrelli). Le mani in tasca, lo sguardo da pesce lesso, la testa leggermente reclinata in avanti: « sono venuto a vedere come te la passi, dopo il divorzio… ».
« E’ gentile da parte tua. Sto benissimo » biascicò Luisa a denti stretti.
Nella sua mente un rigurgito di pensieri velenosi.
… Sto benissimo, fottuto bastardo..sto benissimo…!
Sto benissimo senza il tuo fiato pesante che alitavi ad ogni tuo russare; per non parlare del
verso che emettevi, con piccoli sbuffi a intermittenza. Adesso finalmente dormo.
Sto benissimo perché non devo più assecondare i tuoi appetiti sessuali notturni e diurni, scatenati da un’insulsa ed esagerata passione per la pornografia, con la quale stimolavi la tua libido – ma non la mia. Infatti, preferivo masturbarmi.
Sto benissimo senza le tue bugie… le tue umiliazioni…i tuoi tradimenti.
Sto benissimo nella tua casa, con i tuoi soldi e la tua auto.
Per evitare che i suoi pensieri si traducessero in parole volgari ed offensive, Luisa pensò bene di dissimulare la propria contrarietà simulando un improvviso attacco di incontinenza: la vescica chiamava e lei doveva rispondere.
Giorgio rimase solo in salotto, osservando con rassegnazione la sua vecchia dimora coniugale. Amava ancora Luisa; amava ancora quella casa. Quelle pareti figuravano meglio di qualunque altra cosa, il senso del proprio fallimento come marito e come uomo.
In tono flebile, affermò: « vorrei poterlo dire anch’io ».
« Come? Non ho sentito » urlò Luisa dal bagno.
« Ho detto che vorrei stare benissimo anch’io ».
Luisa tirò lo sciacquone: « le cose non vanno troppo bene, allora?»
Davanti allo specchio mimava espressioni facciali che esprimevano tutto il proprio disappunto e l’enorme seccatura per quel dialogo assurdo e inutile.
Si sentì sprofondare nel ridicolo a tal punto che – pur di non perdere il contegno - trasformò una risata in un sonoro colpo di tosse.
Tornò in salotto… lui le si avvicinò e con un colpo di teatro le prese la mano con forza:
« sento la tua mancanza, Luisa ». “Oddio, qui finisce che si mette in ginocchio e mi chiede nuovamente di sposarlo.” Con un altrettanto colpo di teatro riuscì a ritrarre bruscamente la mano dalla presa di lui; osservò il Rolex in oro bianco e brillanti che incorniciava il suo polso e con grande stupore esclamò: « cazzo, ma è tardi! ».
Lui - impietrito ed esterefatto – dalla volgarità e dalla brutalità con cui lei recise il suo tentativo di approccio, fece un passo indietro.
« Mi dispiace, ma ora è meglio che tu te ne vada »… concluse Luisa, congedando per sempre Giorgio con un beffardo sorriso di circostanza.
Si avviò verso il vialetto del tramonto che portava al parcheggio esterno. Luisa si appoggiò alla porta ormai chiusa e scoppiò in una interminabile e fragorosa risata, trattenuta in gola da troppo tempo. Fuori il sole, e lontano un borsalino che scompariva dietro l’angolo.
O – almeno – così sembrava. Giorgio si appoggiò alla fuoriserie acquistata da poco. La vernice grigio metalizzata rifletteva le piccole stille di acqua piovana che pian piano si evaporavano con il tepore del caldo sole primaverile sopraggiunto di lì a poco dopo il maltempo. Il capo chino e gli occhi a guardare l’asfalto umido: era da tanto che non piangeva.
Con un leggera pressione sulle chiavi, sblocco le serrature dell’auto e vi entrò.
La pelle pregiata era calda e umida come le guance del suo viso. Appoggiò il cappello sul sedile e guardò i suoi occhi disperati nello specchietto retrovisore, finchè non intravide un pezzo di stoffa che poco prima le sue mani aveva toccato. Luisa stava andando via e lui questa volta glielo avrebbe impedito. Per sempre.
Aprì il vano portaoggetti e prese il piccolo revolver già carico.
« A mali estremi, estremi rimedi. Si era fottuta con le sue mani, piccola stupida donna Cosa credevi che ti avrei lasciato libera di vivere la tua vita senza di me? Non posso concedertelo, lo so il mio è uno stupido ed infantile egoismo. Sei riuscita ad andare oltre me ed oltre te stessa. Io invece mi sono fermato davanti al meschino tentativo di diventare l’uomo che avresti sempre voluto .E per questo che ti ucciderò. Perché tu possa portare via la parte peggiore di me che ti ho donato in questi anni. La tua morte sarà la mia rinascita. Ancora una volta mi comporto da bastardo egoista. Ancora una volta tu, la mia vittima prescelta. Ti ho condannata da tempo. Dovrò solo eseguire ».
Solo due colpi. Il sole illuminava il trench color sabbia intriso di sangue e un borsalino che, questa volta, scompariva per sempre.
Dopo un paio di mesi, la lucida copertina rossa di un libro, occupava le vetrine della più importante libreria della città: Luisa Fantoni, best-seller dell’anno! Opera prima di una donna vittima di un gesto immorale che l’ha resa immortale.
Questa volta avevi superato te stessa. Oltre la morte. Oltre la vita. Oltre la sbarre di una prigione.
3

buonanotte cari soci

cari soci buonanotte
me ne vado già a dormire
sono stanca di inveire
e tra un po' vi prendo a botte,


endecasillabicamente vostra,
apina dal pungiglione spuntato dal sonno
9

CARO EDITORE

Caro Editore che sta sicuramente seguendo il nostro blob con la dovuta attenzione,
vorrei farLe notare che di questo gruppo di fannulloni sono l'unica che cerca di lavorare seriamente.
Anche Vlad, devo riconoscere, lavora parecchio, anche se non sul blob. Lo perdoni.
Per questa ragione, caro Editore, anzi, Carissimo Editore, La informo che, se vuole, visionare la mia opera seconda, la stessa si trova già bell'e che pronta per il Suo graditissimo giudizio.

P.s.: Mi consenta,
Per Editore intendo:
non a pagamento
ben distribuito sul territorio
dotato di bravi editor, uffici stampa e tutto quel che occorre a un bravissimo Autore per sfondare.
Astenersi Perditempo.
4

Pia e Catia


Pomeriggio a Scurano, chiacchierata tra amiche... peccato che il fieno non bastasse...

domenica 14 settembre 2008

0

Spiace notare

Spiace notare che alcuni utenti di questo blog antepongano l'utile personale all'interesse della collettività intesa come luogo di risoluzione dei conflitti grammaticali ancora in atto nel mondo occidentale.
Ma è la triste verità.
0

Domenica settembrina

Piove sull'erba del giardino,
mentre il cane mi osserva
bagnato come un pulcino:
forse il freddo conserva
più a lungo del caldo,
è la scienza che lo dice,
ma il mio amico Aldo
aveva i reumi alla cervice.

sabato 13 settembre 2008

0

Indizione comizi per elezioni cariche associative del blog

In qualità di membro meno anziano di questa accoliti di ex alcolisti e sbandati di strada (non ho detto più giovane per non urtare la vostra già precaria sensibilità)
INDICO
regolari elezioni per il ricoprimento delle cariche sociali eventualmente rimaste vacanti (tra parentesi le mie proposte):

Presidentessa: Api
Vice presidente ad personam: (Vlad)
Assistente di direzione: (Catia)

Segretario Tecnico: (Mik)
Segretario Comico: (Catia)
Segretario Drammatico: (Vlad)
Segretario Teorico: (Api)

Coordinatore dei terroni: (Catia)

Responsabile per le isole: (Mik)
Responsabile per il resto del mondo: (Vlad)

Direttore responsabile: (Api)

Usciere: (Vlad)
Portiere: (Mik)

Pilota di eliambulanza: (Catia)

Addetta alla cyclette: (Catia)
Operatrice di ceretta: (Api)

Se avete altre cariche da proporre, fatelo pure, tanto non costano nulla e non danno diritto a nulla!
In tutti i casi ho dato molto spazio alle straordinarie competenze e abilità teorico-pratiche della componente femminile.

venerdì 12 settembre 2008

2

Ho seteeeee!!!!!!!


bbona questa...
vostro vlad
2

Poesia

Sempre caro mi fu quest'ermo blog,
e questa password che di tanta parte
di voi dall'ultimo accesso esclude.

giovedì 11 settembre 2008

2

eccomi qua!

Come promesso cari compari, mi sono iscritta, adesso la triade è completa.
Dedico ai miei compagni di viaggio una poesia di Costantinos Kavafis

Per quanto sta in te
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.

mercoledì 10 settembre 2008

3

Ma Ki Te Vole

Benvenuti sul blog per aspiranti scrittori, affermati esordienti, vecchie glorie e semplici scrittori di liste della spesa.

Archivio blog