martedì 31 marzo 2009

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I comunicatori

L'aereo non si è ancora fermato che già qualche spericolato si toglie la cintura e si alza in piedi. Signore, stia seduto!, lo fulmina la voce dello steward dal fondo dell'aereo, Non ci siamo ancora fermati!
Poi l'aereo si arresta e tutti scattano in piedi, pronti a uscire, la valigia in una mano, il telefonino nell'altra. Subito risuonano le suonerie di avvio dei cellulari, le melodie dei messaggi ricevuti mentre l'apparecchio era spento, in volo sul Tirreno. I più bravi già chiamano casa, avvisano la madre, la fidanzata, Sì, sono arrivato, no, volo tranquillo, sì, qui fa più freddo, no, non l'ho ancora chiamato..., e via chiacchierando.
Finalmente la porta posteriore si apre, la gente scivola via, dalla scaletta discendono verso il bus che conduce i più fortunati all'uscita, gli altri al ritiro dei bagagli. L'aria è frizzante, il cielo grigio, un altro aereo poco lontano sta atterrando sull'altra pista. Sul bus sono davvero tutti impegnati a far l'amore con il proprio telefono: chi chiama un cliente per confermare che a momenti, appena preso il taxi, sarà presente nel tal luogo, quell'altro che parla ancora con i parenti, uno invece chiama la fidanzata, mentre quello che gli sta di fianco racconta compiaciuto al suo interlocutore che non c'è stato nessun problema, durante il volo (ma se ce ne fossero stati, di problemi, difficilmente avrebbe potuto raccontarlo ai parenti laggiù in Sicilia...). Li guardo con attenzione, e ascolto il loro confuso vociare, mentre accendo il mio telefonino e mando un paio di messaggi per dire che sono a Milano, basta una sola parola, un participio passato: arrivato.
Mi domando un tempo come si viaggiasse, in quali condizioni fisiche e psichice riducesse l'ansia di non poter avvisare nessuno a casa, il non poter comunicare dall'aereo stesso di essere appena atterrati, i motori ancora caldi, le mogli e le fidanzate e le madri fisse a casa, attaccate al telefono, gli occhi inquieti a cercare di leggere l'ultimo memoriale di Padre Pio pubblicato su Gente, a contare i minuti e le ore sulle lunghe lancette dell'orologio analogico in cucina, appeso sopra la televisione, e poi i telefoni a gettone presi d'assalto dai primi fortunati che sbarcavano nella sala degli arrivi, e le maledizioni perchè in tasca c'erano solo le duecento lire, ma ce ne volevano di più, per una chiamata interurbana verso casa...
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Where the Hell is Matt, Xenia?

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A Belfagor

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Baci da non ripetere, Paolo di Stefano, Feltrinelli





Le notti blu - 29.3.09

"Ed ora ti voglio dire
c'è chi uccide per rubare
e c'è chi uccide per amore
il cacciatore uccide sempre per giocare
io uccidevo per essere il migliore"

Caro Paolo,
io non leggo per passare il tempo, io non ho tempo da 'passare': io leggo per essere 'migliore'.

Domenica scorsa, era ormai sera, sono salito al piano di sopra a chiudere una delle finestre della nostra camera da letto, dimenticata aperta dalla mattina. Il cielo era terso e l'aria ancora tagliente, qui da noi.
Tra i mille libri che affollano disordinatamente la stanza, di fianco al letto, dalla parte dove dorme Pia, vicino alla finestra, ne ho sistemati alcuni e mi sono ritrovato tra le mani Baci da non ripetere.

Ho cominciato a leggerlo, in piedi, alla luce soffusa del tramonto catturata dalla finestra appena chiusa; ancora una volta tradendo gli altri impilati sul comodino e già iniziati da tempo, che mi aspettano silenzionsi dalla mia parte del letto. Non sapevo che stavo per addentrarmi in una delle cose più belle che mi fosse capitato di leggere.
Oggi è ancora una volta domenica, è passata una settimana e l'aria è meno corroborante: sembra si sia tornati all'autunno. Oggi ho terminato la lettura del tuo libro.
Le parole di quelle pagine che avevo tra le mani, le ho centellinate una ad una, e hanno accarezzato affettuosamente la mia memoria, abbracciato i miei sentimenti e la mia commozione; hanno anche smosso paure.
Ora quelle parole mi risuonano nei pensieri, mentre il mio sguardo oltrepassa le finestre a attraversa il giardino, attutito dalla pioggia che cade incessantemente da stanotte, e si perde tra le gemme che cominciano ad abitare i rami dei peri, e tra loro il giovane albicocco che abbiamo piantato un anno fa; e più in profondità, il vecchio melo scultoreo ferito dal tempo, ma ancora lì, da sempre, con quel lungo ramo ritorto che si china fino quasi a sfiorare l'erba del prato per offrirci a fine estate i suoi frutti. La pioggia, ora, scende anche sulle mie guance.
Caro Paolo, questa naturalmente non è una 'recensione' né una 'critica': non ho la presunzione di impossessarmi di mestieri altrui, ci sono i professionisti per questo.

Voto da 1 a 10: ma quale voto?

Io i voti (mi chiedono di farlo, e mi pagano per questo) li do solo ai miei studenti...
Ti voglio solo ringraziare, Paolo, della bellezza forgiata dal tuo scritto.

Grazie.

Perché la bellezza resta, e merita sempre gratitudine.

Belfagor

Risposta Di Stefano Lunedì, 30 Marzo 2009

Caro Belfagor, che dire? Sono commosso a mia volta. E' talmente bello e forte, quello che dici, che pubblico il tuo post e chissenefrega del conflitto di interessi! Grazie.


Grande Belfagor, grande Di Stefano.

lunedì 30 marzo 2009

domenica 29 marzo 2009

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Era nebbia ma...



Era nebbia, ma aveva appena smesso di piovere. I tergicristalli dell'auto stavano ancora andando...

Ma quanto era bella lei?
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Buongiorno e buon ombrello a tutti!


John Singer Sargent

A seguire il post di Mik 'Buongiorno, buon sabato, buon fine settimana!', sollecitato dalla Milano bagnata di Maria, e dalle ultime citazioni cinematografiche, cominciamo con un bel giochetto.

Elenchiamo i film 'piovosi'.

Cominciamo ovviamente da Blade Runner' e 'Il corvo'.
prego

sabato 28 marzo 2009

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Sullo scrivere

In questi giorni è stato citato varie volte sul blog: Gibran.
Quando apri un libro in cui ci sono raccolti i suoi pensieri e le sue massime, sai quando inizi la lettura, ma non sai quando potrai finire il libro. E' un continuo invito alla riflessione. Alcune volte mi sono incantato davanti ad una frase, cercando di capirla, ma non nascondo che altre sono rimaste un mistero.
Sullo scrivere ne riporto una:
Se desideri scrivere (e solo i santi sanno perché) ti occorrono conoscenza, arte e magia: conoscenza della musica delle parole, arte di essere senz'arte, e magia di amare i tuoi lettori.
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Allora beccatevi questo...




Tyrell m’aveva detto che Rachel era speciale, non aveva data di termine. Non sapevo quanto saremmo stati insieme. Ma chi è che lo sa?
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Il trailer di Blade Runner



Visto che se ne parlava...
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Buongiorno, buon sabato, buon fine settimana!


Il Managing Board dell'Rcs09 chiede l'aiuto dei blogger di MaKiTeVole per trovare brani di narrativa o poesia che abbiano valenza positiva e ottimistica nei confronti del futuro...
Ci riferiamo all'evento che avrà luogo il 25 luglio del corrente anno: installazioni di maschere, video digitali, letture di poesie e brani di narrativa, il tutto intervallato da brani alla chitarra e canto.
Un evento un po' Dada e molto ma molto ottimista che partirà da una visione del mondo attuale negativa (Fahrenheit 451, 1984, Spoon River) per giungere a un grido di gioia e speranza nei confronti della vita.

Ecco, il problema non è certo trovare i brani negativi, come potete capire, ma quelli che trasmettono energia ottimista...

Ci aiutate?

venerdì 27 marzo 2009

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Io vorrei, non vorrei ma se vuoi... Lucio Battisti




Eh, che parole.
Chi ci si trova?
E chi non l'ha cantato a squarciagola?
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Quando dico che adoro i maialini nani...

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Briefing commosso.

Non ho voglia di essere a Parma, come al solito.
Non ho voglia, per dirla come mio nipote, di affrontare lo 'sbatti' del casino parmigiano.
E ho ancora meno voglia di assistere a una estrazione che sceglierà al posto di mio figlio la scuola che deve frequentare.
L'ho già detto: trovo le estrazioni a sorte una vigliaccheria, non lo ripeterò più, non voglio tediarvi.
Arrivo alla fermata dell'autobus e in tre secondi vengo avvicinata da un ragazzo che mi chiede da accendere e da un povero cristo che invece mi chiede una sigaretta. Ha lo sguardo assente, è sdentato, mi fa un profonda pena. Gliene do due e penso che ha ragione mio marito: a fumare siamo rimasti davvero in pochi.
Guardo il vecchio mercato di Parma: Piazza Ghiaia, che stanno ricostruendo in nome di patti scellerati tra il Comune e i costruttori. Mi viene un po' di magone, ma improvvisamente noto una cosa buffa che mi pare di buon auspicio: la gru, la ruspa, le tute degli operai e l'enorme betoniera sono dello stesso colore del maglione che indosso, un rosa succo di barbabietola... chissà.
E mi sembra di essere l'amica Bianca, che quando inizia a vedere segni strani ne viene seppellita: anche la ragazza che aspetta l'autobus con me indossa orecchini a cerchio dello stesso colore.
Chissà.
Dall'autobus, insieme a me, scende una signora, scambiamo due parole: lei è lì per lavoro, per uno dei licei che dovranno accogliere le iscrizioni dei ragazzi che non verranno estratti oggi.
Del liceo, per la precisione, in cui chiederò che venga iscritto Lorenzo se le cose dovessero andare male.
Non so se interpretarlo come segno positivo o negativo.
Alle 17 in punto, quando entro, l'Aula Magna è gremita. Duecentoquaranta mamme, alcuni padri e, credo, la maggior parte dei figli, gli aspiranti liceali.
E' rimasta qualche seggiola vuota, ma dall'espressione agguerrita delle mamme preferisco rimanere in piedi.
Sono tutti incazzati neri, qui dentro.
Io, stranamente, tranquilla. Sarà quello che deve essere.
C'è caldo, c'è rumore, e tutti quelli che vedo mi stanno sulle palle.
Detesto stare in mezzo la folla, è la ragione per cui detesto le presentazioni... mie, intendo.
Esco a fumare una sigaretta da una delle porte di sicurezza che hanno spalancato: un angolo d'inferno. Cartacce, sigarette, foglie secche e bottiglie di plastica. L'aria, però è fresca.
Alle 17 e venti nessuno si è degnato di dire una parola. Il volume del vociare si alza di un'ottava, la gente inizia a innervosisrsi, se ce n'era bisogno.
I volti delle persone sedute dietro alla lunga fila di tavoli sono seri: un rappresentante del Ministero, uno della Provincia, qualcuno del Comune, il presidente e alcuni membri del Consiglio d'Istituto del IV. Liceo, la Vicaria e i rappresentanti dellae altre scuole. Se devo dire la verità.. non li invidio davvero.
Prende la parola la Vicaria: il Dirigente del IV. è a casa da un mese per un'importante operazione al cuore. Povero cristo.
Appello?!
Non ci posso credere, e sono le 17,30.
Dopo l'appello il presidente del Consiglio d'Istituto cerca di dire qualcosa, parlando dei criteri di valutazione per l'estrazione.
Una madre in seconda fila lo interrompe, scoppia la prima polemica.
!7, 42, ancora nulla di fatto.
Un uomo prende la parola e continua a urlare contro l'estrazione. Dieci minuti di botta e risposta, inutile.
L'Aula insorge: vogliamo che tutto questo finisca alla svelta, altro che polemiche.
E' tutto regolare, non ci può attaccare a NULLA. Che taccia, che la finisca.
Non parlo, sbuffo solamente.
Quando finalmente tace, vedo che sua moglie continua a picchiettargli il braccioe a parlargli concitata nell'orecchio, probabilmente è lei che lo istiga. Santa donna.
La Vicaria del IV Liceo chiede se, cortesemente, qualche ragazzo che ha indicato la seconda scelta ha intenzione di rinunciare all'estrazione. Fanno l'appello anche qui, chiedendo a uno per uno i ragazzi. Una sfilza di 'no'.
Quando sento quattro delle seconde scelte
Istituto Tecnico Commerciale
ITIS
Istituto Agrario
Istituto D'Arte
mi chiedo con che consapevolezza questi ragazzi scelgono un liceo.
Tant'è.
Un padre che ha poca pazienza e ancora meno tempo da perdere, all'improvviso obbliga la figlia a iscriversi a un altro liceo, la figlia protesta, ma cede. Ho l'impressione che, se ci fosse stata sua madre, non l'avrebbe obbligata.
Le estrazioni sono un'agonia: ho sonno, mi fa male la schiena e vorrei andarmene. Penso al musetto di mio figlio, al fatto che ci rimarrebbe malissimo: la prima scelta importante che fa in vita sua... rifiutata.
Guardo il cellulare per vedere che ore sono, siamo all'estrazione del numero 90 e sono le 18,37 vedo sul display la bustina di un messaggio, lo apro.
“Allora?”mi chiede il mio piccolo grande uomo, che evidentemente non ce la fa più ad aspettare... mentre lo leggo sento la voce al microfono: “Simonetti Lorenzo!”
Ce l'ha fatta.
Ho pianto.
E sto facendo lo stesso mentre scrivo questo piccolo frammento della mia vita.
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Sofia Riccaboni, Riflessioni di una neoblogger

Sofia ha pubblicato il libro che trovate nel link e vi ha raggruppato alcune riflessioni che aveva scritto nel suo blog.
Ve ne solo alcune che mi hanno lasciato senza parole, francamente, come questa.

Parliamo di donazione degli organi... anzi no: di attesa di un organo



La donazione degli organi, in Italia, è una cosa di cui non si parla mai. Solo qualche volta, quando succede qualche fatto eclatante, qualche disgrazia, allora qualche tg o qualche giornale ne lancia un richiamo. Ma poca cosa. Perché parlare di donare gli organi, in Italia, sembra fare enormemente paura. Eppure i numeri sono impressionanti. Non solo di persone in attesa di un organo, ferme in lista aspettando di vedere se la loro vita andrà avanti. Un amico, Federico, un giorno ha detto “quando ero lì, che aspettavo, in lista, che arrivasse un nuovo fegato, ogni giorno che passava, non era un giorno in più, ma un giorno in meno”.

Per fortuna Federico ce l’ha fatta. Ora sta bene e ha anche un figlio. Ma quanti invece non ce la fanno? Troppi ancora. Troppi in un paese che non è l’Africa. Troppi in un paese che non è il terzo mondo. Troppi in un paese civile, di gente che studia, almeno sui libri.

Perché allora troppi muoiono? Se siamo un paese con una buona cultura, se siamo persone in grado di vivere in modo dignitoso (euro permettendo), se siamo persone capaci di votare un partito piuttosto che un altro. Perché non possiamo parlare anche di donazione degli organi? Quale è l’ostacolo per cui nessuno ne parla? Che cosa ci serve? Per forza una scusa grande, eclatante?

Io spero di no. Io spero veramente che non serva una tragedia come quella di Nicolas, morto ammazzato da delle pallottole mentre era in vacanza in Italia, per parlare di donazione degli organi.

Io credo che parlarne sia necessario. Credo che sia necessario andare nelle scuole, confrontarsi con i giovani. Parlare di morte. Perché da lì può nascere vita.

Ma le istituzioni non lo fanno. Ogni tanto qualche giornata per dire che l’AIDO esiste. Ma poi silenzio per mesi. Nessuno che parla mai di questo argomento. Tutti che parlano di “risvegli dalla morte” o di “dicevano che era morto invece era vivo”. Nessuno che parla di un bambino che sta aspettando un organo e di come passa la giornata. Avete presente come sia una giornata di un bambino di 5 anni che attende un trapianto? Ve lo siete mai chiesto?

E come sia quella di una persona adulta che aspetta un nuovo cuore? Quante volte salite e scendete dal marciapiede in una giornata? Quell’adulto a volte non può fare nemmeno questo.

Ma nessuno ci pensa. Tanto non ci riguarda. Non ci tocca mai. Fin tanto che il problema è fuori dalla nostra porta non ci si domanda mai “io cosa farei?”. Si lascia andare, ci si fa scivolare il problema addosso, diventiamo impermeabili. Tanto non tocca a noi.

Donare un organo? A che pro? Che cosa vuol dire? Che mi tolgono un pezzo? Queste sono le domande che mi fanno i ragazzi a scuola. E leggi la paura di venir “scuoiati vivi” nei loro occhi. Il terrore di un errore medico. E poi il fastidio di sapere che non hai più “un pezzo”. Egoismo. E allora ribalto tutto. Ribalto il problema. Lo faccio anche con voi.

Va bene. Non volete donare gli organi, scelta personale, discutibile ma accettabile. Ma se a voi servisse un organo? Ci avete mai pensato? Avete mai pensato che potreste essere voi ad aver bisogno di un trapianto? A non riuscire più a salire sul marciapiede perché il vostro cuore non regge? O vostro nipote, appena nato, che non ce la fa nemmeno a succhiare il latte dal seno materno? Che fareste? Non lo vorreste un organo nuovo? Vi lascereste morire cosi? Lo lascereste morire cosi?

Sono iscritta alla Associazione Italiana Donatori di Organi, Tessuti e Cellule da quando avevo 18 anni. Quando è nata mia figlia, Pamela, mai avrei pensato che quella tessera che portavo nella tasca fosse tanto importante. Ma quando Pamela ha avuto il trapianto di fegato, e aveva solo 5 mesi e 9 giorni, sono stata orgogliosa di quel tesserino. Felice di sapere che un giorno io potrò servire a salvare forse un altro bambino. E ora, che Pamela non sta bene, che è in rigetto cronico, che prima o poi dovrà subire un altro trapianto, mi chiedo: e se non troviamo un donatore? Se nessuno ha il cuore per fare una donazione? Perderò mia figlia. E la fiducia negli esseri umani. Che non capiscono che l’unico motivo di massima gioia è sapere che puoi aiutare qualcuno anche quando la tua vita qui sarà finita.

Pensateci. Pensatevi in un letto, con la speranza di sentirvi dire che c’è l’organo per voi. Pensatevi in un letto e pensate a quella scelta. Non aspettate che succeda una disgrazia per farlo. Potreste non avere il tempo per decidere e finireste per fare la cosa sbagliata.

Sofia Riccaboni

http://www.libertaedizioni.net/riccaboni

Per un errore redazionale il libro è stato stampato in prime bozze.
Se ne aspetta la ristampa.
L'ho fatto presente a Sofia, anche se questo non toglie che il contenuto sia speciale.

giovedì 26 marzo 2009

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Lorenzo c'è!

Sono lieto di comunicare a tutti gli interessati che Lorenzo è stato ESTRATTO!
Ho appena ricevuto un sms dalla presidentessa nonché madre del futuro liceale scientifico.
Vai Lorenzo, il peggio deve ancora venire: rosa, rosae, rosae...
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La forza delle parole

Avevo appena finito di fare dei lavoretti. Gli occhi erano stanchi, e allora ho deciso di mettermi a guardare la tv, per rilassarmi. Mia suocera stava dormendo, quindi il film non doveva essere molto interessante.
Ho deciso di fare zapping e mi sono sintonizzato su raitre. Lì Roberto Saviano stava facendo un mologo sugli argomenti che ormai sono diventati la sua ossessione e non lo lasciano più vivere.
Dopo un po' il presentatore ha annunciato la presenza di due ospiti che erano presenti anche per solidarietà nei confronti di Saviano: Paul Auster e David Grossman.
E' stato un piacere ascoltare ciò che hanno detto. Quando uno interveniva, l'altro che parlava dopo iniziava dicendo: "Sarebbe stato difficile usare parole migliori per... Io credo..." E diceva cose altrettanto interessanti, usando parole altrettando belle, se non di più.
Quando sei in presenza di persone di quel calibro, e le ascolti, ti rendi veramente conto di quanto le parole, dette da loro, rimangano scolpite nell'aria e assumano un significato quasi diverso da quello che hanno.
Poi le luci si sono spente e la scorta, ai bordi della scena, si è ripresa Saviano.
Per portarlo chissà dove.
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Bimbe del giorno dopo

Già che ci siano bambine che a 11 anni possano fare sesso è preoccupante: che poi queste stesse bambine siano messe in grado di poter eventualmente riparare a un "incidente di percorso", senza che i genitori vengano a sapere ovviamente nulla, è aberrante. Se non ricordo male, il Regno Unito ha un numero elevatissimo di ragazze madri minorenni: questa soluzione servirà a farne diminuire il numero? Si dirà: è da bacchettoni chiudere gli occhi davanti a certe cose, avvengono e non possiamo fare nulla. Va bene, ma è questa la soluzione? Non è un modo per invitare alla più totale libertà queste ragazzine, che così sapranno di poter fare quello che vogliono, senza che capiti nulla di male? Non sarebbe meglio educare, prevenire, informare?
Per tacere un'altra considerazione: a 11 anni si è già mature per poter affrontare, e comprendere, la complessità affettiva insita in un rapporto sessuale?
Con quali valori, con quale rispetto di sè cresceranno queste ragazze?
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This is the life, Amy MacDonald

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Noir Tropical Reading, Andrea Villani e Flavio Ferri



Per tutte le informazioni, cliccate sulla fotografia...
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Vota, vota, vota!


Buongiorno!
stamattina, mentre chiacchieravo con il Vladapino, ho sentito uno spot alla radio.
Ho guardato mio figlio e ho visto la stessa espressione basita che sicuramente si era spalmata sulla mia bella faccia addormentata.

"Vota il più simpatico del Vangelo..." concorsino di Famiglia Cristiana.

Be' mi conoscete, non avrei mai potuto resistere; infatti sono entrata nel sito del giornale per controllare se si trattasse di uno scherzo o meno e...

http://www.stpauls.it/fc/piusimpatico.pdf


Insomma, il concorso c'è.
Si tratta di votare, appunto, il più simpatico del Vangelo (Gesù e Maria esclusi, si specifica) e di spiegarne le ragioni, sul sito, per posta, via mail o, udite udite, su Facebook!
Io voterei per Maria Maddalena, e voi?

mercoledì 25 marzo 2009

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Un po' di dolcezza...

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Venghino, venghino... si sorteggia!


Domani, alle diciassette, sapremo se il nostro Vladapino verrà ammesso alla scuola che ha scelto (con motivazione ed entusiasmo, unica scelta tra l'altro, senza dare alternative di altri licei).

Troppe iscrizioni: si estrae a sorte, in nome della antidiscriminazione.
Perché accogliere i ragazzi di un liceo, futuri universitari, secondo i meriti?
Per sentirsi dire dai genitori che: "Mio figlio ha sei in matematica, ma è la prof che è ignorante!" "Non vi permetto di discriminare mio figlio in base ai voti! Non sono i voti che contano, si sa..." "Mio figlio ha otto in condotta perché i prof l'hanno preso giù" e via andare.

Ecco, questo è quanto, volevo solo farvelo sapere.
Anche per iscriversi al liceo ci vuole culo: dalle cinque di domani in poi incrociate le dita per lui.


Procedura per la gestione delle domande di iscrizione in eccedenza rispetto alla disponibilità.

Convocazione genitori.

Si comunica che i genitori degli studenti che si sono iscritti per il prossimo anno scolastico al Quarto Liceo Scientifico di Parma sono convocati il giorno 26 marzo 2009, alle ore 17.00, presso l’Aula Magna dell’ITIS Leonardo da Vinci.

In quella sede, utilizzando i criteri definiti dal Consiglio di Istituto e seguendo le procedure messe a punto di concerto con l’Ufficio Scolastico Provinciale, l’Amministrazione Provinciale di Parma ed i Dirigenti Scolastici dei Licei Scientifici di Parma, si procederà alla gestione delle domande di iscrizione al Quarto Liceo così come descritto nella lettera inviata a tutti i genitori degli studenti.

La lettera di convocazione, allegata alla presente pagina, è stata inviata per posta prioritaria ad ogni famiglia. Essa è stata anche inoltrata alle scuole secondarie di I Grado per una sua capillare diffusione presso gli studenti che hanno chiesto l’iscrizione al Quarto Liceo Scientifico di Parma.

La lettera: http://quartoliceoscientifico.scuolaer.it/allegato.asp?ID=14396

martedì 24 marzo 2009

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Mik Kirk, P.I. / 5

Ho sperimentato sulla mia pelle che certe volte non basta risolvere un caso: bisogna anche farsi pagare. Quando le cose andavano male, perchè chi mi aveva contattato spariva o passava a miglior vita, potevo per fortuna contare su alcuni vecchi amici, che mi davano dei lavoretti, per guadagnare qualche spicciolo in attesa di tempi migliori. Un inverno di molti anni fa, mi misi a lavorare come cardatore di tappeti persiani per conto di un negozio sulla 32ma, che era gestito da Dick Fontanasalsa. Ogni sera mi mettevo nel mio ufficio a ricamare motivi bizzari, ispirandomi ai nomi che traevo dall'elenco telefonico di Panormville: al mattino passava uno dei ragazzi di Fontanasalsa, giovani al loro primo lavoretto che mettevano da parte qualche soldo per il college, a ritirare il tutto.
Quella settimana stava lavorando a un tappeto stile Vecchia Brianza: la luce della lampada sulla mia scrivania mi faceva compagnia, e sulla parete di fronte a me vedevo le ombre delle mie braccia correre su e giù lungo la fitta trama del tappeto. Come ogni sera, feci uno squillo al ristorante coreano giù all'angolo, il Cuore di Cane, e ordinai la mia solita porzione di rognone di antilope e salsa di picchio. Pochi minuti dopo bussarono alla mia porta. E' aperto, gridai. Era il proprietario del ristorante, Lee Hong Laferla, ma non era da solo. Al guinzaglio portava due antilopi.
Beh?, chiesi, tornando al mio tappeto. I rognoni sono finiti, mi disse, posso darti della coda se vuoi, o magari della lingua. Restai fermo a pensare: sinceramente avevo già fatto un bel pensierino ai rognoni, ma la possibilità di addentare un bel pezzo di coda mi faceva venire l'acquolina in bocca (erano le dieci passate, e non mangiavo dalla colazione). Vedendomi titubante, Lee Hong mi disse che mi avrebbe fatto un prezzo davvero speciale. Va bene, pensai, in fondo si deve mangiare, una parte vale l'altra. Voglio quella più scura, dissi alla fine. Saggia decisione, mormorò Lee Hong, e tirò fuori un coltello dalla giacca.
Fu questione di un attimo: sentii il sibilo della lama sfiorarmi la guancia, e il vetro della finestra alle mie spalle rompersi fragorosamente. Mi buttai sotto la scrivania. Cristo, la mia pistola era nella giacca, sull'attaccapanni vicino alla porta! Vedevo i piedi di Lee Hong avvicinarsi lentamente a me: certamente quel pazzo aveva deciso di vendermi agli uomini di Bob Messina in cambio della loro protezione. Poi sentii un colpo sordo, e vidi il coreano cadere faccia a terra. Saltai fuori dalla scrivania: le due antilopi mi guardavano.
Senti un po', mi disse quella scura. Noi l'abbiamo messo fuori combattimento per un po', ma tu promettici che ci lascerai libere, in segno di riconoscenza.
Il mio stomaco borbottava per la fame, ma mi sembrava un buon affare.
Ok, ci sto, feci io. Avete bisogno di altro?
Sì, magari dieci dollari per il taxi fino all'aeroporto, rispose quella che era stata in silenzio fino a quel momento.
Aprì il cassetto della scrivania e presi il portafogli. Gli diedi i soldi e se ne andarono immediatamente.
Non le vidi più in giro, quelle due.
E nessuno vide uscire Lee Hong Laferla dal mio ufficio.

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La società dei computer

Gli scienziati stanno lavorando perché si avveri il sogno di noi maniaci della fantascienza: quello di un mondo in cui i computer possano parlare gli uni con gli altri. Il problema è che di solito queste cose finiscono male: perché i computer si coalizzano contro gli esseri umani, e complottano per conquistare il mondo. Purtroppo, non avendo gambe o mani, se ne farebbero ben poco.
Ma se i computer sapessero parlare, cosa pensate che si direbbero?
Forse cose del tipo: "Non ne posso più di avere le dita di quel ciccione tutto il giorno sulla mia tastiera", oppure "Odio quando inserisce con violenza quella dannata chiave USB, mi fa stare male tutto il giorno!", o ancora "Dio mio, con tante pagine che ci sono, mi porta di nuovo in questa specie di blog?".

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Si avvicina la data fatale... il 31 marzo.




Vinceròòòòòòòòòòò
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Votate la mamma migliore...


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Borodin per Maria



magico Borodin. E' per il motivo che dici tu che durante la prossima lezione farò vedere ai miei studenti ?Blade Runner' e vorrei sempre fare lezione con un sottofondo musicale.

Baci
Vladodin

lunedì 23 marzo 2009

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E' la solita musica...

e questa che musica è?




e questa?



E' MUSICA!!! GRANDE MUSICA DI UN GRANDE INTERPRETE!!!
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Un altro tipo di cibo speciale

Scusate se mi auto-linko, ma sarebbe troppo lungo
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Cibo per il corpo e per l'anima

E' una bellissima iniziativa: si prende mezza giornata di permesso dall'ufficio, si chiama il bordello, si prenota, si va lì, ci si riempie la pancia e ci si svuota l'anima, e poi si va a lavorare, sazi e soddisfatti. Tra l'altro è notevole la possibilità di avere accesso illimitato alle operatrici culturali che operano nella struttura: il buffet aiuta a ritrovare in fretta le forze per intrattenersi con un'altra ragazza, o con la stessa, se se ne ha voglia. In più, si risolve il problema della pausa pranzo: si va in due, uno mangia e l'altro se la spassa, e con 35 euro si ritorna al lavoro belli contenti. Viva la Germania!
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A tutta la truppa di MaKiTeVole




Baby I love you, Ramones.
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Domenica al parco

Infatti, una freccia partita dalle corde tese, prima del lancio pattuito con l'istruttore, ha colpito di rimbalzo ad un occhio l'anziano signore, causandogli lo scoppio del bulbo oculare.
Lo scoppio del bulbo oculare... la scena è chiara, guardiamola insieme: la freccia parte prima del tempo, forse il nervosismo tradisce il praticante, forse un'ape che gli ronza sulla mano, il dardo sfiora la corteccia di un albero, la traiettoria è deviata,! un uomo anziano sta facendo degli esercizi per la sciatica, ha una tuta e un cappellino, e in pochi centesimi di secondo frammenti di occhio che si disperdono in un raggio di molti chilometri, l'anziano che si accascia a terra portandosi le mani al volto, il tiratore principiante (principiante a 45 anni: ma a quell'età si gioca a bocce, mica si fa pratica con il tiro con l'arco) che butta a terra l'arco e si mette le mani ai capelli, l'istruttore che grida "porca putt..." ma ormai è tardi, le gente che grida e corre, pensando a un attentato di Al Qaeda...
Non era meglio stare a casa propria o farsi invitare a pranzo da Maria e Marco?

domenica 22 marzo 2009

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One more kiss, dear... only this, dear...



One more kiss, dear, one more sigh
Only this, dear, is goodbye
For our love is such pain and such pleasure
That I'll treasure till I die

So for now, dear, au revoir, madame
But I vow dear, not farewell
For in time we may have all love's glory
Our love story, to tell

Just as every autumn
Leaves fall from the trees
Tumble to the ground and die
So in the springtime
Like sweet memories
They will return as will I

Like the sun, dear, up on high
We'll return, dear, to the sky
And we'll banish the pain and the sorrow
Until tomorrow, goodbye

One more kiss, dear, one more sigh *
Only this, dear, is goodbye
For our love is such passion, such pleasure
I will treasure, until I die

Like the sun, dear, up on high
We'll return, dear, to the sky
And we'll banish the pain and the sorrow
Until tomorrow, goodbye
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Scusate il francesismo...

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Niente, non se ne va...

Niente. Non se ne vuole proprio andare.
Ora riprovo così:
VIVA LA GNOCCA!
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Io non la voglio...

Ora provo a postare questa cosa:
IO LA MEDAGLIETTA NON LA VOGLIO!!!
Vediamo se cambia il banner...
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Ceretta brasiliana


Dopo che due donne sono finite in ospedale per infezioni dovute alla ceretta "alla brasiliana", lo stato del New Jersey, negli Stati Uniti, ha ipotizzato di vietare questa pratica.
Finendo però immediatamente sotto attacco: l'idea è stata duramente contestata dai gestori dei saloni di bellezza, che temevano ingenti perdite, proprio in vista della stagione balneare.
La ceretta è un sistema di depilazione molto popolare negli Stati Uniti, così come in tutto il mondo occidentale, soprattutto quando arriva il momento di indossare il bikini.
In questo caso va più a fondo (sic), in parti particolarmente delicate, e quindi è più facile contrarre infezioni se l'estetista non rispetta le regole igieniche.
Ecco perché nel New Jersey il Cosmetology and Hairstyling Board, l'organo preposto alla regolamentazione di questo campo, aveva proposto il divieto delle "cerette da bikini".

http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/esteri/divieto-ceretta/divieto-ceretta/divieto-ceretta.html

Già il fatto che esista il Cosmetology and Hairstyling Board mi fa sorridere, poi mi chiedo come si potrà controllare che le signore non siano depilate alla brasiliana.
I signori del Comitato di Cosmetologia, Peli e Capelli, installeranno telecamere nelle toilette pubbliche, negli spogliatoi di piscine o strutture balneari?
Chiederanno ai mariti, fidanzati & Co. di diventare delatori?
Indosserano gli occhiali a raggi x che vendevano sul Monello e sull'Intrepido quarant'anni fa?
E di conseguenza, nasceranno 'mammane' estetiste che praticano abusivamente l'epilazione totale?

Ma soprattutto - e come al solito - io mi chiedo : "Ma chi è stata la prima deficiente che si è fatta strappare i peli proprio in quei punti?"
8

E poi dice...


... che la scrittura è un piacere.

Sì, proprio.

E' un piacere quando il libro parte, decolla, vola via e tu dietro a seguire i voli pindarici che fanno i personaggi che prendono strade tutte diverse da quelle che pensavi all'inizio, che non ti ubbidiscono... e ti piombano in testa scene di una chiarezza chi ti lascia senza fiato e che cerchi di rendere sulla carta.

Ma quando sei lì a dovere ricorreggere tutto, a ripassare tre volte sulla stessa frase che non ti convince, quando lo rileggi dopo mesi e ti chiedi che cosa ti fosse passato per la testa quel giorno in cui hai riempito il foglio bianco con questa seriedi banalità e di stronzate... è tutt'altro che un piacere.
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Parma Bell'Arma... modestamente, che dire.



Foto: (Pietro Chiapponi)

Il centro di Parma patrimonio dell'umanità?
La nostra città è tra le 41 realtà italiane in attesa di essere riconosciuta dall'Unesco.

http://parma.repubblica.it/dettaglio/il-centro-di-parma-patrimonio-dellumanita/1607470?edizione=EdRegionale

sabato 21 marzo 2009

22

Impreservabile

Opera d'arte o miseria morale? Provocazione intellettuale o povertà cognitiva?
Ma sì, vilipendiamo un simbolo religioso, tanto che ci frega? E' la Chiesa, la prima a squalificarsi per le proprie posizioni retrograde e omofobiche, quindi a noi benpensanti cosa ci tocca fare, se non far sentire alto il nostro grido di dissenso attraverso queste operazioni culturali? Attendiamo la scultura dell'artista Filosparo Merdelli, che ci mostrerà magari, con realistica dovizia di particolari, il momento del parto di Gesù da parte della Madonna per farci capire che è uomo come noi, prima ancora che figlio di Dio.
Il sedicente artista ha detto che non voleva offendere nessuno: se è convinto della bontà delle proprie azioni, allora, la prossima volta potrebbe allestire una mostra in un paese musulmano e avvolgere con un profilattico una copia del Corano, o andare a Gerusalemme a mettere un bel condom alla barba di un rabbino.
Chissà che successo di critica otterrebbe!
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E' Primavera, per le mie ragazze!

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La primavera e le altre...



Per Maria e gli altri,
conoscete l'Europa Galante dell'estroso Fabio Biondi?
Tra le varie versioni de 'Le Quattro Stagioni' che possiedo, la sua inyterpretazione filologica con strumenti originali è quella che gradisco maggiormente: lasciatevi accarezzare l'anima dalla modernità di questa interpretazione che ci restituisce la grande modernità di Vivaldi e acqusitate il CD di Opus 111 (bruttissima copertina del disco, magnifica incisione); non ve ne pentirete.
(Non vi posto 'La Primavera' perché è quella meno intensa delle quattro).

Vladaldi
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E' primaveraaaaaaaaaaa




Spring Affair, Donna Summer.
Ho trovato solo questa, riconosco sia inascoltabile.
Ma a parte 'Cervo a primavera' non mi vengono in mente altre canzoni, mi aiutate?
E, soprattutto: perché Donna indossa una camicia da notte?
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Buona notte...




E dopo ben 3 ore e mezza di sonno, riprendo a lavorare e vi auguro una buona giornata.

venerdì 20 marzo 2009

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sempre per Marrrrriaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

ho un nuovo amico su Faccialibro, clicca sulla foto...
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Mik Kirk, P.I. / 4

Non so come la pensiate voi, ma io mi ritengo un uomo fortunato: faccio un lavoro che mi piace, ho un ufficio tutto mio, decido quando lavorare e quando andare in cerca di avventure. E poi ho tutte le comodità che potrebbe desiderare un uomo della mia età. Quel giorno, infatti, ero alla mia scrivania intento a tagliare le unghie dei piedi: avevo già bucato sei paia di calzini, e non mi andava di bucare il settimo. Usavo una vecchia tronchessina azteca, che il mio amico Juan Rafael Pampinella mi aveva portato dal Messico, un giorno che era passato dalle mie parti a portarmi un pacchetto di frittelle imburrate. Era tutta incisa, e aveva degli inserti in avorio: quando non la usavo per igiene personale, la utilizzavo come fermaporte per il bagno che condividevo giù nel corridoio con una famiglia di portalettere cinesi. Quel giorno, dunque, ero arrivato ancora al terzo dito del piede destro, quando entrò nel mio ufficio il più gran pezzo di donna che vedessi da almeno un paio di mesi (fatta eccezione per quella bambolina sul paginone centrale di una rivista per adulti che mi arrivava perchè ero iscritto all'ordine). Mentre scendevo il piede della scrivania, e facevo sparire le unghie già tagliate, inghiottendomele con una manciata di puntine da disegno, riconobbi nella donna la signora Catherine Amatuzzo, vedova dell'avvocato Sam Campanella, che aveva difeso alcuni uomini di Joe Quartararo nel processo che il giudice federale Vic Pensabene aveva intentato contro il crimine organizzato che spadroneggiava in città. L'avvocato era molto più anziano della donna che aveva sposato, ed era morto da poco tempo, lasciando la vedova inconsolabile.
La signora Amatuzzo mi guardò cortese e disponibile, dando un'occhiata al mio ufficio. Sembrava incuriosita dal disordine che regnava nella stanza: ma il mio era l'ufficio di un uomo che lavora, mica una gelateria per buoni a nulla figli di buona famiglia, per cui non mi scandalizzai troppo per il suo sguardo perplesso e poi affranto.
Alla fine fece un lungo sospiro e mi parlò: Sono qui per l'assicurazione della mia Ford Sentina, scade domani...
L'ufficio dell'assicurazione lo trova uscendo sulla destra, le feci io, spazzandomi dei frammenti di unghie dal risvolto della camicia.
E questo fu tutto ciò che le dissi. Soltanto dopo pensai che quel giorno, essendo mercoledì, l'ufficio dell'assicurazione avrebbe aperto soltanto di pomeriggio.
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Preparate i fazzoletti... io ho pianto.

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Il test del venerdì di MaKiTeVole


Quale nano siete?
E in quale nano mi riconoscete?

Ho volutamente scelto una foto senza Biancaneve perché la detesto. La trovo scema come una quaglia.
7

Ah, l'amour!

COME CONQUISTARE UNA DONNA
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1. Riempila di complimenti
2. Rispettala
3. Trattala con onore
4. Falle le coccole
5. Baciala appassionatamente
6. Accarezzala
7. Amala con tutto te stesso
8. Ascoltala con attenzione
9. Stuzzicala
10. Consolala
11. Proteggila
12. Stringila a te
13. Fai di tutto per tenerla
14. Spendi soldi per lei
15. Riempile sempre il bicchiere di vino
16. Circondala di gioielli
17. Falla sentire sempre sicura
18. Preoccupati per lei
19. Stalle vicino
20. Sostienila sempre
21. Vai fino in capo al mondo per lei

COME CONQUISTARE UN UOMO
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1. Mostrati nuda
2. Fai da mangiare

http://video.google.com/videoplay?docid=-2054356004690556851

(Ger, nella parodia di flescdez, performs 'It's raining men!)



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per Maria...




Fai il giochino che facevo da giovine: la ascolti e cerchi di indovinare chi canta... Io ci azzeccavo solo con Bruce.

We are the world...
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Naufragi, Gian Contardo Colombari



Naufragi in mezzo al mare, con bussola inutile in mezzo a tempeste che vorticosi rendono i punti cardinali.
Naufragi in mezzo al caos della vita, quando vengono meno i punti di riferimento, valori o persone che siano, e si diventa incapaci di scegliere cosa fare o dove andare, di aggrapparsi a scogli che vanno anch’essi alla deriva.
Naufragi sotto costa, quando nessun pericolo sembra minacciare il galleggiare, quando l’approdo a terra sembra molto più vicino di quanto non sia.
Naufragi sotto gli occhi della gente, sotto gli occhi di persone conosciute, quando si spera di poter sempre contare sull’aiuto di tanti che, al momento delicato, spariscono all’orizzonte o rimangono muti.
Naufragi.

http://buffalmacco.ilcannocchiale.it/
4

Le dieci regine delle citazioni bufala


MILANO - «Elementare, Watson». «Suonala ancora Sam». Frasi celeberrime, diventate di uso comune. Peccato che non siano mai state pronunciate. Il cacciatore di citazioni bufale è Daniel Finkelstein, che per Times on line sul suo blog Comment Central elenca le dieci frasi celebri mai dette, precedute da una delle più quotate, il detto di Voltaire, «Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo». Non il filosofo francese, bensì una saggista che ne ricostruiva vita e opere, Evelyn Beatrice Hall, la scrisse in un libro intitolato The Friends of Voltaire.

Leggere l'articolo per credere.
Uh.
Delusione.

http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_19/citazioni_bufale_610a343e-146f-11de-9dd5-00144f02aabc.shtml

giovedì 19 marzo 2009

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Mik Kirk, P.I. / 3

Era stato un pomeriggio noioso. Nessun cliente in cerca di aiuto, nessuna telefonata minatoria, nessuna visita da parte degli sbirri del sessantaquattresimo distretto. Non mi potevo lamentare. Alle sei e dieci minuti cominciai a prepararmi per la lezione di clavicembalo ben temperato del mercoledì pomeriggio: una di quelle stupidaggini che l'ultimo giudice che mi aveva condannato pensava potessero servire a redimere la mia anima corrotta. Già, il vecchio giudice Leonard Bronzetti. Provava un piacere sadico a leggere le sentenze nei miei confronti: una volta mi aveva condannato a stare sei mesi su un piede solo, perchè durante una perquisizione in casa di un tale che si faceva la moglie di un mio cliente (che donna, e che profumo, me lo sentivo ancora sulle mani...) avevo avuto la mano un po' troppo pesante, e avevo rotto il campanello della porta d'ingresso. Un'altra volta il vecchio Bronzetti mi aveva fatto legare ai testicoli un pappagallo cinerino, e per nove mesi, giorno e notte, ero stato costretto a vivere con quella bestia nelle mie mutande: lo scopo era quello di farmi partecipare a un corso di rieducazione per animali con problemi di alcolismo. Il pappagallo alla fine era guarito dal suo vizio, ma a me era rimasta una infezione batterica che curavo con delle pastiglie di Ariabiciclin da 35 grammi.
E adesso il clavicembalo! Dio mio, se lo avessi avuto davanti in quel momento non so dove glielo avrei infilato, quel dannato clavicembalo. Aprii la porta dell'ufficio e con mia grande sorpresa mi ritrovai davanti proprio il vecchio Leonard Bronzetti. Sembrava imbarazzato, e a disagio: indossava un completo bianco di lino, ma sulla patta dei pantaloni notai uno strano rigonfiamento, come se nascondesse qualcosa.
Gli chiesi ironicamente a cosa dovessi il piacere della sua visita. Sul volto dell'anziano giudice si dipinse un'espressione a metà di dolore e di autocompiacimento: per tre lunghi minuti restammo a guardarci, gli occhi dell'uno fissi negli occhi dell'altro. Stavo per spazientirmi e mandarlo a quel paese, quando Bronzetti esclamò una sola parola, che mi fece tremare, dalla testa ai piedi: colpevole!, disse, poi si voltò e scese giù per le scale.
Le mani mi tremavano: le chiavi mi scivolarono per terra, tanto ero nervoso! Mi chinai per raccoglierle: per terra c'era una macchia di umido. La toccai con la punta dell'indice destro e la portai al naso, per odorarla.
Puzzava di orina: orina di giudice.
Giurai che questa volta me l'avrebbe pagata.
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I due grandi Vasi - Storiella cinese sui difetti



Un'anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all'estremità di un palo che lei portava sulle spalle.
Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l'altro era perfetto, ed era sempre pieno d'acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto.
Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d'acqua.
Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati.
Ma il povero vaso crepato si vergognava del pro prio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto.
Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino: Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l'acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa.
La vecchia sorrise: Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell'altro vaso?
È perché io ho Sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi.
Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola.
Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa.
Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto.
Ma sono la crepa e il difetto che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia interessante e gratificante.
Bisogna prendere ciascuno per quello che è e vedere ciò che c'è di buono in lui.

E voi che difetti avete?
E quali i sono i difetti che detestate negli altri?
10

Nuova comunicazione di servizio

Scusate, a me non scrive mai nessuno, inoltrate a me la Vostra corrispondenza elettronica, e sarò lieto di risponderVi nel più breve tempo possibile.
5

scusate, comunicazione di servizio!!!!!!

Sono senza posta elettronica, sorry.
Thunderbird, che ho appena cercato di aggiornare, si è piantato e non funziona.

Non mandatemi mail... grazie.

Api
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Dont'judge too quickly


Don't Judge Too Quickly... We Won't. - Click here for more home videos

mercoledì 18 marzo 2009

4

Mik Kirk, P.I. / 2

Sapete tutti come vanno queste cose: si conclude (bene) un lavoro, si esce a festeggiare con i ragazzi che vi hanno dato una mano, si beve un po' più del solito, e si finisce o a fare botte con un portoricano senza due dita della mano destra o a letto con qualche baldracca della buona borghesia che viene nei bar delle nostre parti perchè il marito è troppo preso dalla scrittura del suo ultimo romanzo. Quella mattina mi svegliai più confuso del solito: ero abbracciato a un portoricano che puzzava di finto Chanel, e agli angoli della bocca aveva la bava notturna cristallizzata in strane forme. Mi vestii più in fretta che potevo, mentre lo sentivo russare. Fu per questo motivo che arrivai al mio ufficio che erano già le dieci passate, ma mentre salivo le scale ebbi modo di capire che qualcuno mi stava già aspettando. Era quel rubagalline di Frank Ballistreri, che fumava il suo puzzolente sigaro da due dollari. Frank non mi stava antipatico, anzi ogni tanto mi portava qualche regalino perchè sapeva che un duro come me poteva sempre fare qualche lavoretto per lui: ma il suo sigaro sì. Finii di salire le scale e mi venne incontro, abbracciandomi. Non avevo neanche messo la chiave nella toppa della porta, che mi schiffò in mano un pacco di fotografie: un soggetto ero io, l'altro era il portoricano con cui avevo passato la notte. Mio Dio!, pensai. Sono alzato da neanche un'ora e già sono nei guai. Frank Ballistreri mi strizzò l'occhio e mi disse che certe cose possono pure capitare a un dritto come me. Figurarsi che lui una volta era stato così ubriaco che si era infilato in una gabbia dello zoo di... Lo interruppi, perché conoscevo quella storia. Gli chiesi quanto volesse per quelle foto. Mi disse che non avevo capito niente, come al solito. A lui interessava soltanto sapere se durante la notte il tizio avesse detto qualche parola, magari durante un sogno agitato. Cristo!, dissi ad alta voce tra me e me. Durante la notte ero saltato un paio di volte perchè avevo sentito il portoricano pronunciare la parola rododendro. Frank mi guardò con uno sguardo riconoscente, ripetè la parola come se volesse assaporarne ogni lettera, mi strinse la mano e corse via dall'ufficio.
Aveva lasciato il suo sigaro sulla mia scrivania: era ancora acceso. Lo buttai per terra, sulla moquette grigia, e lo spensi con le mie infradito.

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Paul Auster

Spero che alla amica Xenia non sia sfuggito, ma oggi c'era sul Corriere un inedito di Paul Auster (vabbè, è un pezzo del 2002, sette anni fa), in cui il Nostro racconta del suo rapporto con la macchina da scrivere (per la cronaca, trattasi di modello Olympia SM-9).
Niente di speciale, ma per chi ama Paul Auster è sempre un piacere tornare a rileggerlo e a sentire la sua voce di narratore senza pari.
Se qualcuno vuole avere un esempio di buona prosa, lo trova qui.
Altro che fuffa mondadoriana...

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Suvvia, postiamo un po' di allegria....



e ringrazio Carla... donna speciale, con cui è bello condividere anche le risate.
9

Non so perché...



Non so perché, ma stanotte, dopo gli ultimi post sul blog, mi è venuto in mente questo...

martedì 17 marzo 2009

26

postato or ora su Leggere e Scrivere

Non sono d'accordo con chi dice che Paola non deluda mai, mi dispiace.
Quest'ultimo libro non è all'altezza degli altri.
Purtroppo Paola ha voluto mettere troppa carne al fuoco:
amore - troppo - in citazioni e titoli (citazioni continue di libri d'amore che alla fine veramente arrivano a stordire)
architettura (noiose, le lettere di Federico, mi dispiace)
imprenditoria (la libreria che diventa bar che diventa albergo che diventerà catena di librerie...)
e fin qui, vabbe'.

Una protagonista che, tutto sommato, è esattamente come l'ha descritta Isabella Bossi Fedrigotti.
Aggiungerei, un donna senza palle, che sfonda perché la commessa la convince a entrare in Internet, a creare il bar ecc.
Se avessi letto tutte le bozze - e non solo meno della metà - prima della pubblicazione, gliel'avrei detto: mi sembra veramente un libro creato a tavolino, magari per vincere qualcosa.
Non mi è stato chiesto un parere, però.
L'ho pubblicizzata fino a quando ho letto il libro, poi... me ne sono allontanata.

Mi dispiace, ma lo trovo un libro che, al di là della splendida confezione e del tam tam Mondadoriano e di qualche sparuto fan, non piacerà né alla critica, né, in fin dei conti, al lettore comune.

Aspetto il film, però, non si sa mai.

Mi dispiace, ma la penso esattamente così.
Il mio parere, d'altro canto, non ha nessun valore critico se non quello di una affezionata lettrice Calvetti.

Tra l'altro, sta storia del passaparola mi fa anche un po' ridere (interviste televisive, radiofoniche e tutto il contorno... il passaparola dov'è?)
7

Mik Kirk, P.I.

Beh, insomma, quando nel mio ufficio entra Nick Morelli i casi sono due: o le notizie sono buone o sono cattive. Quel giorno erano cattive, tanto per cambiare. Appena si fu seduto davanti a me ebbi la sensazione che stavo per ficcarmi in un guaio più grosso delle mie chiappe: il suo sorriso ebete me lo confermò. Intendiamoci, Nick è un bravo ragazzo, ma ha il vizio di sputare per terra ogni volta che gli pare. Parla di uno che gli ha fatto un torto? Sputa per terra. Parla di uno che ha visto per strada? Sputa per terra. Parla di uno che sputa per terra? Sputa per terra.
Torniamo a noi: l'affare che mi proponeva quel giorno era veramente grosso. Scortare un tir carico di cancellini di stoffa diretto dall'Austria alla Finlandia: un lavoretto facile facile, per uno come me, che aveva combattuto i russi a Kabul e aveva partecipato ai primi scontri con le truppe della federazione Ciclica.
Chiesi a Nick quale sarebbe stata la mia paga. Lui mi fissò per un istante e mi sorrise. Non ci sarebbe stata nessuna paga: il carico era diretto alle scuole elementari finlandesi. Senza di esso milioni di bambini scandinavi non avrebbero imparato nulla: le maestre non potevano più cancellare da giorni le loro lavagne, e le lezioni erano ferme a poche, confuse nozioni.
La mia paga sarebbe stata il loro sorriso, e quello delle loro maestre.
Guardai a lungo fisso negli occhi Nick Morelli: dopo dieci secondi sputai sulla mia scrivania, su una bolletta del telefono ancora da pagare.
Capì che era ora di andare via: e senza darmi la mano, in silenzio, si avviò verso la porta del mio ufficio.

3

Scusatemi, atto dovuto

In Facebook continuano a censurarmi questo articolo.
Io lo vedo, in bacheca, gli amici NO.
non riesco nemmeno a inviarlo via posta Facebook.

Credo sia importante (ho già toccato con mano la mannaia di Facciabuc, so che ci sono funzionari solerti).
Sicilia, altre aggressioni dei cani randagi

Un bambino sbranato, tre persone ferite. L'ultima è in gravissime condizioni, e rischia la vita. Si tratta di una turista tedesca di 30 che stamane stava passeggiando lungo la spiaggia di Modica, in provincia di Ragusa. La donna è stata aggredita da un branco di cani randagi, una decina che le hanno sfigurato il volto. È in gravissime condizioni: ha riportato ferite profondissime e lesioni agli organi interni. È stata trasferita d'urgenza a Catania. La turista, tratta in salvo dall'intervento di alcune persone, è stata azzannata nella stessa zona dove nei giorni scorsi è stato aggredito e ucciso Giuseppe Brafa, il bimbo di 10 anni, i cui funerali si svolgeranno oggi. Teatro delle aggressioni è in contrada Pisciotta, la zona marinara di Scicli. Aggrediti anche due carabinieri che hanno fatto fuoco contro due cani dello stesso branco, uccidendoli.

Ora è naturalmente psicosi. Con il corollario delirante del caso. Prima il prefetto di Ragusa ha disposto l'abbattimento dei cani, confortato dal procuratore di Modica. La stessa Procura ha chiesto la convalida dell'arresto di Virgilio Giglio, l'uomo di 64 anni accusato di concorso in omicidio colposo per avere violato i doveri della custodia giudiziale, avendo lasciato i cani in libertà o non avendo impedito che abbandonassero la struttura in cui dovevano stare chiusi. Ma le disposizioni del prefetto sono state bloccate dal ministero della Salute, che ha frenato le derive. Secondo fonti della prefettura, il sottosegretario Francesca Martini si è messa in contatto con il prefetto e ha nei fatti congelato il provvedimento di abbattimento, disponendo che venga data priorità alla cattura e alla sterilizzazione. «Sono costernata. Un fatto gravissimo che denota un degrado territoriale da Paese del Terzo mondo, mentre l'Italia ha le strutture e i finanziamenti per fronteggiare l'emergenza randagismo», dice la Martini. E al primo cittadino di Scicli, il paese siciliano dove si è consumato il dramma, «che parla di "tragedia annunciata" , ricordo - afferma il sottosegretario - le sue
responsabilità nell'ambito della sanità pubblica, e il fatto di aver disapplicato, di fatto, le norme vigenti». «Il Comune di Modica -
racconta Martini come esempio - aveva ottenuto un finanziamento di 50mila euro per l'apertura di un canile. Ebbene, non ha mai ritirato i fondi perché non ha preparato la documentazione per ottenerli».

Ma non solo. Si scopre che in Sicilia sono stanziati fondi sostanziosi che dovevano servire a contrastare il fenomeno del randagismo e dei quali si sa poco o nulla sul loro reale utilizzo. Almeno, a giudicare dalla massiccia presenza (circa 75mila) di cani vaganti nell'Isola. E c'è chi ha fatto i conti: dal 2003- spiega la direttrice scientifica degli Animalisti Italiani Ilaria Ferri- «solo con le finanziarie sono stati destinati alla Sicilia 2 milioni e 198 mila euro per la lotta al randagismo. A questo punto ci chiediamo che uso se ne sia fatto di questi soldi, e se un utilizzo diverso dall'originale c'è stato, siamo di fronte a una distrazione di fondi: insomma, un reato di cui chiederemo conto». C'è poi un altro «inquietante dato: il 60% di questi soldi che lo Stato ha messo a disposizione della Sicilia era obbligatoriamente destinato alla sterilizzazione degli animali- denuncia Ferri- ma, dall'evidente situazione che si è creata, sembra proprio che non sia stato così».
0

Il preservativo non è la soluzione. Pregate!


Il Papa ribadisce che i preservativi non sono la soluzione per combattere l’AIDS. Allo stesso modo le case farmaceutiche ribadiscono che la cessione dei brevetti per la produzione in loco a basso costo di farmaci essenziali alla sopravvivenza non sono la soluzione, o si paga o senza soldini l’unico consiglio è quello di pregare.
Dall’alto dei cieli fanno pervenire una raccomandata in cui si fa punto chiaro che pregare non è la soluzione, in questo caso.
Insomma, è il solito scarica barile amministrativo di tutti i giorni.
E non chiamiamolo razzismo.
Mi raccomando
.
Dall’Africa ringraziano e sonoramente ci mandano a cagare
, che per ora pare sia l’unica soluzione...


da: Gli Appunti del Paz83
http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=139758530108&h=ZAouA&u=jVvFG&ref=mf
2

Suicide Girl


Salvata appena in tempo...
1

What if... Coldplay

5

from Marina Bove, Faccialibro.



Pranzo vegetariano per otto persone (Marina Bove)
--------------------------
------------------------
Ingredienti:
10 uova 1.20 euro
8 etti spaghetti 1.50
zafferano .70
fiori di zucca 1.50
parmigiano e pecorino 1.40
zucchero .30
latte 1/2 litro .50
pan grattato .20
prezzemolo .10
noce moscata .10
melanzane 1 kg 1.70
olio per friggere .80

Totale spesa 10.00 euro
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Spaghetti "carbonara ai fiori di zucca"
Far sfumare con poco olio in padella i fiori di zucca tagliati a pezzettini, poi aggiungere lo zafferano e il sale, quindi versare in una terrina. Quando freddo aggiungere i tuorli di 3 uova più un uovo intero, mescolare bene e spruzzare di pepe
Condire gli spaghetti e aggiungere parmigiano e pecorino
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Polpette di melanzane (grande cucina povera calabrese)
Sbucciare le melanzane e tagliarle a fettine sottili
sbollentarla in acqua salata (alcuni le cuocono al forno)
quando fredde strizzarle con le mani e metterle in una terrina
Aggiungere 1 uovo intero, prezzemolo sminuzzato, uno spicchio d'aglio a pezzettini, una manciatina di parmigiano e pecorino, una grattata di noce moscata e un po' di pane avanzato precedentemente ammollato in acqua e strizzato..sale e pepe.
Mescolare il tutto e fare delle polpette (come se fossero di carne) passarle quindi ne pan grattato premendo bene con il palmo della mano perchè risultano un po' acquose...ma niente paura quando si friggono in olio bollente vanno benissimo.
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Creme caramel
Frullare 4 uova, pizzico di sale, 4 cucchiai di zucchero e mezzo litro di latte
mettere sul fuoco e fare solo riscaldare
poi prendete uno stampo, bagnatelo di un liquore dolce che avete in casa
Far cuocere al forno a 180-200 gradi ma a bagnomaria
E' pronto quando la parte superiore diventa un pochino marroncina e nel caso il solito stuzzicadenti per provare la consistenza
--------------

I prezzi sono quelli della Coop, unico supermarcato che è nel mio paese, ho adoperato ingredienti che sono di marca, ma si possono comprare spaghetti, latte, formaggio a meno prezzo e alcune cose che servono in quantità minima possono trovarsi già in casa.
Il caffè lo pagano gli ospiti al bar.


Miiiii che fame.



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