giovedì 19 marzo 2009

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Mik Kirk, P.I. / 3

Era stato un pomeriggio noioso. Nessun cliente in cerca di aiuto, nessuna telefonata minatoria, nessuna visita da parte degli sbirri del sessantaquattresimo distretto. Non mi potevo lamentare. Alle sei e dieci minuti cominciai a prepararmi per la lezione di clavicembalo ben temperato del mercoledì pomeriggio: una di quelle stupidaggini che l'ultimo giudice che mi aveva condannato pensava potessero servire a redimere la mia anima corrotta. Già, il vecchio giudice Leonard Bronzetti. Provava un piacere sadico a leggere le sentenze nei miei confronti: una volta mi aveva condannato a stare sei mesi su un piede solo, perchè durante una perquisizione in casa di un tale che si faceva la moglie di un mio cliente (che donna, e che profumo, me lo sentivo ancora sulle mani...) avevo avuto la mano un po' troppo pesante, e avevo rotto il campanello della porta d'ingresso. Un'altra volta il vecchio Bronzetti mi aveva fatto legare ai testicoli un pappagallo cinerino, e per nove mesi, giorno e notte, ero stato costretto a vivere con quella bestia nelle mie mutande: lo scopo era quello di farmi partecipare a un corso di rieducazione per animali con problemi di alcolismo. Il pappagallo alla fine era guarito dal suo vizio, ma a me era rimasta una infezione batterica che curavo con delle pastiglie di Ariabiciclin da 35 grammi.
E adesso il clavicembalo! Dio mio, se lo avessi avuto davanti in quel momento non so dove glielo avrei infilato, quel dannato clavicembalo. Aprii la porta dell'ufficio e con mia grande sorpresa mi ritrovai davanti proprio il vecchio Leonard Bronzetti. Sembrava imbarazzato, e a disagio: indossava un completo bianco di lino, ma sulla patta dei pantaloni notai uno strano rigonfiamento, come se nascondesse qualcosa.
Gli chiesi ironicamente a cosa dovessi il piacere della sua visita. Sul volto dell'anziano giudice si dipinse un'espressione a metà di dolore e di autocompiacimento: per tre lunghi minuti restammo a guardarci, gli occhi dell'uno fissi negli occhi dell'altro. Stavo per spazientirmi e mandarlo a quel paese, quando Bronzetti esclamò una sola parola, che mi fece tremare, dalla testa ai piedi: colpevole!, disse, poi si voltò e scese giù per le scale.
Le mani mi tremavano: le chiavi mi scivolarono per terra, tanto ero nervoso! Mi chinai per raccoglierle: per terra c'era una macchia di umido. La toccai con la punta dell'indice destro e la portai al naso, per odorarla.
Puzzava di orina: orina di giudice.
Giurai che questa volta me l'avrebbe pagata.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Che talento..la sua scrittura non è mai banale

Anonimo ha detto...

i contenuti allucinati rendono il suo stile unico, paradossale vero?

Anonimo ha detto...

Ciao Mik,
per caso ti chiami Margot di secondo nome?

Anonimo ha detto...

gent.ma Maria, Io sono Io, e poi leggo il vostro blog per Mik e Api...e apprezzo tantissimo gli interventi del riflessivo Vlad...
se vuole le mando una mia foto, non sono così mascolina come MIk

Micheluzzo ha detto...

Che io sappia no.

Anonimo ha detto...

Risposta all'unisono: mi arrendo.
Gent.ma Margot, mi scuso. I nostri tre amici saranno contenti del suo interesse e dei suoi apprezzamenti, li meritano.
Peccato però... un alter ego femminile di Mik poteva essere interessante.

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