I lettori: "Non mollare"
Le sue parole sono state un autentico shock. "Lascio l'Italia, voglio vivere". Roberto Saviano ha spiegato a Repubblica che il piano per uccidere lui e la sua scorta costituisce l'atto finale di un assedio criminale che dura da molti mesi. Ecco quindi l'annuncio di volersi trasferire all'estero per riprendersi la vita: "Voglio una casa - dice - voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico. Ho solo 28 anni". Le prime reazioni nella società civile, sulla rete e nelle principali istituzioni, sono di doloroso stupore e di immediata solidarietà. E voi che cosa ne pensate? Mandate un messaggio allo scrittore minacciato di morte dalla camorra
Roberto Saviano, lo scrittore simbolo di Gomorra, da due anni sotto scorta dopo le ripetute minacce di morte da parte dei clan camorristici campani, ha deciso di lasciare l'Italia. La notizia ha creato sconcerto e un'ondata di immediata solidarietà che si è subito riversata sulle redazioni di tutti i mezzi di informazione, con esortazioni a non mollare, a non arrendersi alle minacce dei poteri criminali.
Saviano ha spiegato così la sua decisione: "Andrò via almeno per un periodo - dice a Repubblica- e poi si vedrà. Penso di aver diritto a una pausa". Non ne può più di vivere segregato, di non poter camminare liberamente per strada; vorrebbe innamorarsi, bere una birra con gli amici come tutti i giovani della sua età. In fondo ha solo 28 anni. "Ho pensato - continua Saviano - che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea. Ho creduto che fosse assai stupido lasciarsi piegare, ma in questo momento non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo".
Per Saviano, dal successo del romanzo a oggi, sono stati anni duri. Ha dovuto sopportare la solitudine e ora le recenti rivelazioni di un superpentito del clan dei Casalesi, secondo cui Saviano e la sua scorta potrebbero rimanere vittime di un attentato entro il prossimo dicembre, rendono il clima intorno a lui ancor più pesante. L'autore di Gomorra ha sempre sostenuto che non è stato il suo libro a spaventare i clan camorristici ma la reazione dei lettori che l'hanno fatto diventare un bestseller. A loro si sono aggiunti gli spettatori dell'omonimo film di Matteo Garrone, premiato a Cannes. Questa consapevolezza è stata la forza della sua denuncia, gli ha permesso di resistere, di continuare a scrivere scavando nella realtà di un sistema criminale tra i più spietati al mondo. Ma la certezza di aver fatto una cosa importante, in questo momento, non basta più. Saviano è un uomo
Credete che abbia preso la decisione giusta? Pensate che lo scrittore debba resistere a oltranza o, adesso, è giunto per lui il momento di pensare alla propria vita? Lo Stato ha fatto abbastanza per proteggerlo? Dite la vostra e mandate un messaggio a Saviano attraverso il sito dell'Espresso.
3 commenti:
Saviano non è "il simbolo", è un simbolo. Io lo indicherei soprattutto come "IL SIMBOLO"(volutamente maiuscolo) di una gioventù che non si piega alla logica della prepotenza cieca e violenta. "IL SIMBOLO" di una generazione rappresentata soltanto dal mito del soldo facile e dalle telecamere del grande fratello (volutamente minuscolo). Come ha detto Mentana Saviano è UNO DI NOI e NOI Pia SIAMO COME LUI!(assolutamente maiuscolo). E sai qual'è la cosa più bella? Manuel mi ha chiesto di poter leggere il libro di Saviano, segno che la forza delle parole scritte e parlate arriva a tutti, anche ad un ragazzino di 14 anni.
Chi semina vento raccoglie tempesta ma chi semina coraggio e civiltà raccoglierà il rispetto delle generazioni future!
Assolutamente! Noi dobbiamo continuare a remare controcorrente e a seminare, anche in silenzio, come abbiamo sempre fatto o abbiamo cercato di fare fino ad ora. E tutto ciò attraverso la cultura e l'impegno personale, nel tentativo di trasmettere il senso dell'etica, della responsabilità e della dedizione all'onestà; quella intellettuale per prima.
mi sono iscritta al gruppo espresso e ho postato un commento per saviano.
fatelo anche voi!
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