lunedì 27 ottobre 2008

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Sulla giovinezza...


[...]

Disteso sul lettuccio, fuori dell'alone del lume a petrolio, mentre fantasticava sulla propria vita, Giovanni Drogo invece fu preso improvvisamente dal sonno. E intanto, proprio quella notte – oh, se l'avesse saputo, forse non avrebbe avuto voglia di dormire – proprio quella notte cominciava per lui l'irreparabile fuga del tempo.

Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c'è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme di dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi d'intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo.

Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa, quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l'impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada.

Così si continua il cammino in un'attesa fiduciosa e le giornate sono lounghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto.

Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualcosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una sull'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire.

Chiudono a un certo punto alle nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa tempo a tornare. Ma Giovanni Drogo in quel momento dormiva ignaro e sorrideva nel sonno come fanno i bambini.


[...]

da Il deserto dei Tartari, Dino Buzzati, Oscar Mondadori.


6 commenti:

Micheluzzo ha detto...

Uno dei miei libri preferiti...

Vlad ha detto...

Il tema è delicato. Un commento degno richiede attenzione e il favore della notte. A più tardi...

Catia ha detto...

Il deserto dei Tartari sarà una delle mie prossime letture. Di Buzzati ho letto " Un amore".
Grande Buzzati

Pino ha detto...

Ho letto il Deserto dei tartari molti anni fa. Indubbiamente una lettura affascinante, ma ricordo che mi lasciò anche un po' di amaro in bocca. Secondo me il libro manca di spessore. Chiaramente ispirato da Kafka, un po' Il Processo, un po' Il Castello, però manca di grandezza.Ai personaggi manca carattere.

api ha detto...

Sono d'accordo con te, per quanto lo trovi bellissimo.
Buzzati aveva diverse velleità artistiche, forse avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sulla scrittura?
In ogni caso, in un'intervista, ha detto chiaramente di avere pubblicato questo libro perché pressato dall'entusiasmo dell'editore. Con il senno di poi, riconobbe di avere sbagliato: il libro perdeva mordente dalla metà in poi, i personaggi, appunto, erano poco caratterizzati...
Ciao Pino!

Vlad ha detto...

Buzzati è stato un grande, anche come scrittore. Nel 'Deserto' i veri protagonisti, si sa, sono il 'Tempo' il 'Nulla' e la 'Fortezza Bastiani'. Ed è il loro carattere quello che viene raccontato dall'autore, non quello dei personaggi che vengono volutamente tenuti, sfumati, in una sorta di secondo piano.
Nella trasposizione cinematografica, lo stesso Gassman riesce a 'trattenere' il proprio carattere e ad 'adeguarsi' alla parte.

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