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Il sugo e una manciata di origano già chiamano estate. Lo tengo nel pizzico e lo annuso per avviso ai sensi. Laila mi assesta un bacio di allegria, svelto e a schiocco. Porta sui panni un'essenza di mandorla.
Sminuzzo nell'unghia una piccola spezia rossa, la spargo nel piatto e intanto chiedo se non la ingombra la distanza di anni tra noi. Anzi, non è abbastanza, dice, tu mi smuovi in corpo l'infanzia quando abbracciavo i grandi per allegria di stringere.
E a te non pesa? Chiede.
Vedo nelle persone giovani, dico, il dolore di amare poco. Tu non hai quella malinconia in faccia. Però sto attento a parlare con te per non pestarti i piedi. Non è come nel ballo. E' come su un sentiero di pietra che ha un po' d'erba cresciuta nella giunture. E' forte, ma cerco lo stesso di non sciuparla e faccio passi accorti. In case mussulmane si lasciano fuori le scarpe e io faccio così con te.
Mangiamo piano, zitti.
Davanti al cibo mi vengono gesti più lenti, Laila si mette a tempo e vedo il suo adagio farsi intenso di grazia. Si addensa in desiderio di toccarla.
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Ma questo uomo come fa a scrivere così?????
Io lo adoro.
1 commento:
Pia, come ti capisco. A me vengono i brividi sulle sue pagine.
Ciao
Maria
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