Allora, per rimanere in tema anni '70, io avevo il Dolce Forno, ma credo di non avere mai capito come funzionava... cucinavo porcherie che non mangiava nemmeno il cane, delle sottospecie di tortine non lievitate dure come il marmo.
Immagine che invece voi foste cuochi provetti e preparaste già in tenera età meravigliose quiche lorraine, crostatine con marmellata preparata in casa e blinis, vero?
5 commenti:
Mia moglie lo possiede ancora e neanche sei mesi fa lo abbiamo usati per fare delle tortine che poi abbiamo farcito con la nutella...
e te pareva.
è arrivato mister perfettino.
ma vai a farti friggere, imcompetente!
incompetente sarà lei.
io sono cogliona, imbecille e da ieri anche miserabile.
chiariamoci.
Noi (io, il mio fratello più grande e alcuni amici) tra la fine degli anni sessanta e i primissimi settanta, ci si costruiva le cerbottane con i tubi di plastica degli impianti elettrici 'rubate' nei cantieri vicino a casa (dove un tempo era tutta campagna...).
Poi si preparavano delle freccette arrotolando i fogli dei quaderni e sladando la punta con la saliva (sporcandoci le mani dell'inchiostro blu della Pelikan stilografica...), si tagliava la parte più appuntita e ci si piazzava un chiodino sulla testa del quale sistemavamo una di quelle piccole capsule che si usavano con le pistole giocattolo. A quel punto, armati di tutto punto, ci si nascondeva dietro l'angolo o un'auto e si aspettava l'arrivo di qualche vecchietta. Si 'sparava' la freccetta a 'campana' cioè la si faceva salire molto in alto in modo che ricadesse dritta ai piedi della malcapitata; BUM! Che salti, cari miei!
L'alternativa era di sistemare sulla punta della freccetta una pallina di plastilina che, sparata su qualche automobile, si sciglieva al sole estivo e sbrodolava sulla carrozzeria.
Mi ricordo che alla fine, le nostre vittime venivano sempre a suonare al campanello di casa mia...
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