mercoledì 19 novembre 2008

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Opinioni di un clown, Heinrich Boell



Faccio parlare questa recensione, davvero ben fatta, trovata su:

http://www.lafrusta.net/rec_boll1.html

Opinioni di un clownMondadori, Milano 2001
Quando osserviamo un clown alla TV, troviamo naturale che egli debba farci sganasciare dalle risate, divertirci gentilmente, scrollarci di dosso la pesantezza di un’intera giornata di lavoro. Bene, Heinrich Böll ci permette di guardare al di là della maschera, penetrare nell’intimo dell’artista e provare a capirne lo spleen.
Tutto si svolge a Bonn in meno di tre ore, nella casa del giovane clown Hans Schnier, appena rientrato dall’ennesima disastrosa rappresentazione. La sua carriera e la sua storia personale precipitano a causa dell’elemento che ritorna ossessivo nel suo pacato sfogo: Maria l’ha lasciato. Da qui in poi si alternano telefonate e ricordi, richieste di denaro e suggestioni, furiosi rimproveri e fugaci tenerezze, come in una spirale dalla quale si diramano numerosi bracci. Il filo conduttore è la malinconia, della quale il protagonista dichiara di essere “afflitto per natura”, che dopo lunghe riflessioni terminerà in un punto nero, cupo, di disperata inutilità artistica e personale.

L’ambiente è quello della difficile rinascita democratica della Germania post-nazista, dove tutti cercano di rifarsi una verginità morale e politica, puntualmente smascherata dalle rievocazioni del protagonista. Veniamo così a sapere della sua estrazione borghese, dalla quale però ha solo ricavato una severa e ottusa educazione, del suo giovane amore per Maria, delle riunioni ai circoli cattolici. Quello religioso è uno dei nodi irrisolti che sottendono alla storia, nella duplice veste di questione religiosa e canone dei “principi dell’ordine”. Hans è l’uomo dal temperamento artistico che vive al di là delle leggi formali, in una dolcissima anarchia romantica, e pertanto non può piegarsi ai dettami della società del profitto e dell’indifferenza. Non gli servono impegni scritti, solenni e pomposi giuramenti, ma solo la semplicità dei sinceri rapporti umani che vede sgretolarsi sotto la corazza dell’ipocrisia del vivere civile.

E inoltre ricorda. Non può farne a meno. La sua anima d’artista non riesce (o non vuole) ad avere un quadro generale di ciò che gli accade intorno, la sua forza e difesa sta nel focalizzarsi sui dettagli, sui momenti apparentemente insignificanti che non hanno valore se non per lui, e solo così conoscerne l’intima natura. Ma proprio perché è l’unico a capire la deriva della vita che gli scorre attorno, non può ingannare se stesso riparandosi dietro certi quanto infondati ragionamenti.
Ognuno cerca di tacitare gli errori del proprio passato gettandosi alla ricerca affannosa di qualcosa, denaro o fede (religiosa o politica). Scegliendo di essere un clown, Hans sceglie di ritagliarsi un angolo dal quale analizzare ciò che vede e metterlo in scena in modo farsesco, ma certamente meno grottesco della realtà stessa. Nessuno lo comprende: la commedia imbastita dalla società è troppo grande, non può far altro che scivolare nella più profonda e disperata solitudine, abbandonato da tutti, senza l’ausilio delle facili consolazioni concesse agli altri.
Maria lo ha amato, e quindi all’inizio è stata l’unica a capirlo. Ma troppo forti sono i legami con la normalità: alla fine di lunghe tribolazioni morali è costretta a lasciare quella situazione di concubinato e trovare il suo posto accanto ad un altro uomo, ben più “regolare”. Non averla più accanto è devastante, e immaginarla con l’altro semplicemente impossibile. Al nostro clown non rimane che cantare liturgie per strada, nella vana speranza di incontrarla e suscitarle un qualche moto d’animo.
Un libro da gustare lentamente, assaporando l’amaro dei frammenti d’anima di quest’artista, che pure non arriva mai all’autocommiserazione. Anche lo stile dello scrittore, asciutto e incisivo, ci riporta alla visione di un mondo estraneo, falso e cattivo, ma non ancora del tutto perduto.

Ilario D'Amato

Quanto a me, posso dire che questo libro mi è molto piaciuto. All'inizio il protagonista mi sembrava quasi il protagonista de 'la noia' di Moravia, poi ha iniziato ad assumere il suo vero carattere e ha preso vita, diventando ironico, irruente, sanguigno, disperato.
Hans è una vittima dei suoi tempi, un sognatore... un personaggio che non riesce a farsi avviluppare dal cinismo che lo circonda.
Hans il Clown può essere riassunto in una frase che lui stesso pronuncia, verso la fine del libro:
"Sono un clown e faccio raccolta di attimi".


7 commenti:

Anonimo ha detto...

Pia, quanti ricordi mi ha risvegliato questa bella recensione.
E che belle letture stai facendo.
Ci si sente migliori dopo pagine come queste. Non trovi?
Maria

api ha detto...

è vero, maria.
e manca ancora l'ultima.
la farò domani, però.

Anonimo ha detto...

Letto tanti anni fa (nelle lunghe e solitarie notti africane), ma ricordo che mi piacque molto, leggendo la recensione ho ritrovato alcune di quelle sensazioni che me lo fecero piacere. Grazie di avrmele fatte ricordare.

Ben ha detto...

Ragazzi, siete troppo stimolanti! Io non ce la fo a starvi dietro. Proponete letture e libri e bisognerebbe leggerli tutti.
Ma come si fa con il tempo a disposizione!?
Non sarà mica che leggete una riga sì e una no?

api ha detto...

segnateli, poi con calma li leggerai!
non è mica una gara, dài.

Anonimo ha detto...

Ben!!!!!
Una riga si e una no?
ORRORE!
Pia ha sempre dichiarato di essere una lettrice "velocissima" perciò lei un caso a parte..
Io per esempio ho tempi decisamente più lunghi. Non preoccuparti e gustati ogni lettura col tuo tempo.
Maria

Ben ha detto...

Meno male, qualcuno come me. Cominciavo a pensare di essere un caso particolare.

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