STORIA DI UN ATTORE : TONI SPERANDEO.
Sto male. Molto male, da tantissimo tempo ormai. Forse da tutta la vita. Ma solo da poco, da un mese, ho capito che dovrei chiedere aiuto. Che tipo di aiuto non lo so. A me, quelli dati allo psicologo, mi sono sempre sembrati soldi buttati. E poi, per come la vedo io, ammettere di aver bisogno di una mano ha il sapore della sconfitta. No, no, forse è vero il contrario: per essere forti a un certo punto gli uomini devono ammettere la propria debolezza. Io, finalmente ho il coraggio di dirlo, avrei bisogno di qualcuno con cui comunicare, qualcuno da cui farmi conoscere veramente. Perché mi sembra di non esserci mai riuscito. Amavo mia moglie, ma litigavamo in continuazione. Lei voleva fare l’estetista a Palermo, io le dicevo: «Vieni nella capitale, viviamo insieme». Ma lei piangeva, non mi seguiva, e io andavo a Roma perché dovevo lavorare. Film, fiction, teatro, un sacco di cose.
MIA MOGLIE SI É BUTTATA DAL BALCONE - Per me ma anche per lei e i nostri figli, Tony e Priscilla, che ora hanno 19 e 16 anni. Quando tornavo a casa bisticciavamo, per un sacco di motivi. Discussioni normali tra marito e moglie, io così pensavo. Invece un giorno, io ero a Roma, mi telefonano che mia moglie, Rita, si è buttata dal balcone e si è ammazzata. A 32 anni e mezzo. Io non lo auguro a nessuno quello che ho passato la notte di sette anni fa. C’era pure uno sciopero degli aerei e sono riuscito ad arrivare a casa solo alle sei del mattino. La prima cosa che mio suocero mi disse fu: «Sei contento, adesso?» E in chiesa, al funerale, quando mi sono avvicinato al microfono per salutare un’ultima volta Rita, mio figlio, aveva 12 anni allora, si è alzato ed è andato via. Io non credo che sia colpa mia quello che è successo. Io lavoravo, lavoravo, non so se avevo capito o no che mia moglie era depressa. So che, anche quando litigavamo, io urlavo, sbraitavo, dicevo: «Ora me ne vado». Poi scendevo di un piano e mi dicevo: «Ma che sto facendo?». E così tornavo subito su. Mia moglie chissà che credeva andassi a fare a Roma. Io facevo solo il mio mestiere. Il problema mio è che non riesco a comunicare. Non riesco neanche a fare capire ai miei figli quanto li amo. Loro vivono a Palermo, con le sorelle di mia moglie. Tutti pensano: «Sperandeo fa l’attore, è un duro, guadagna soldi, se la spassa». Ma la verità è che sono solo e che non ho il coraggio di ammazzarmi tutto in una volta, come ha fatto mia moglie. Allora io mi ammazzo, piano piano: dieci anni fa sono stato operato di enfisema polmonare, eppure fumo come un turco. Poi non dormo la notte, non dormo mai, e m’incazzo. Sono un morto che cammina. La verità è che io sono uno che ama tantissimo gli altri ma non ama per niente se stesso. Ho cercato di fare di tutto per dimostrare tutto questo amore che avevo dentro. Ma alla fine ci rimetto sempre. Ho amato altre donne, ma loro, o le loro famiglie, vedevano sempre Sperandeo il duro, magari un poco di buono, sarà colpa della mia faccia o di come parlo, con l’accento siciliano. E così sto male. Talmente male che io, che sono uno che sul lavoro dà cento, ci sono giorni che do sessanta. E allora m’incazzo con me stesso.
HO PARLATO SOLO CON MIA MADRE - La prima volta che sono riuscito a dire queste cose, a parlare di quello che avevo dentro, è stato con mia madre. Lei mi ama davvero e crede che io non pensi a lei perché per mesi non mi faccio sentire. Se non chiamo è per non farle capire che sto male. Quella volta, due anni fa, le aprii il mio cuore. Certe mie fragilità io le ho prese da lei. Ma lei è una persona buona, mentre a me queste fragilità fanno soffrire. Comunque mia madre mi ha fatto capire una cosa: dopo la morte di mia moglie, io sono andato a cercare a chi dare amore, perché ho l’animo del bambino sperduto. Magari avrei dovuto concentrarmi sui miei figli. Però come? Per loro un giudice ha scelto che crescessero lontano da me: io sono un padre distante, lontano. Ora sto recuperando un po’ di dialogo con mia figlia Priscilla, di tanto in tanto mi manda degli sms. Ma Tony, il grande, l’ho perso. Io lo so, ne sono certo, mi serve aiuto. Ma non so neanche se il mio male si chiama depressione. O se è solo il bisogno di ritrovare l’amore dei miei figli.
Testo raccolto da Barbara Rossi
Ecco la confessione di un'umana debolezza e della fragilità di un uomo che chiede aiuto.
E io ho le lacrime agli occhi.
Cosa vuoi son fatta così.
Un abbraccio
Catia
Terribile. Straziante.
Non serve nemmeno commentare.
Visita il Rifugio di Roberto
3 anni fa
11 commenti:
il post è serio ed io vi darò una risposta seria.
La mia "ex-moglie" (ormai ex da quasi 30 anni) quando stavamo insieme aveva tentato sette volte il suicidio e non ci è mai riuscita.
Così la MIA vita (fino a 30 anni fa, dopo è cambiata!) è stata un inferno.
Quando (l'ultima volta che tentò il suicidio) mi telefonò dicendo che aveva aperto il gas e che si stava suicidando io ero a chilometri di distanza e non potevo intervenire.
Un amico (amico amico amico!) mi disse: "non fare niente!".
Io invece ho chiamato i pompieri e l'ho salvata.
Pentendomene amaramente!
La verità ha sempre due facce.
(però non mi firmo)
Cristo.
Non ho parole.
la tua è molto cinica...
Non credo volesse essere cinico.
Credo invece che una persona, portata all'esasperazione (in questo caso lui), possa davvero arrivare a pentirsi di avere salvato la vita di una persona la cui unica aspirazione è rovinargli la sua.
Non credo sia facile avere a che fare con persone malate di mente e non voglio giudicare.
Assolutamente non volevo giudicare Pia.
Tutto il mio rispetto nei confronti di quest'uomo e della sua storia, anzi lo ammiro proprio perchè ha avuto il coraggio di ammettere una verità scomoda.
Spesso il problema alla base di rapporti difficili tra le persone (e non sto parlando solo di coppie) é creato da una mancanza di empatia: non si ascolta veramente, non si comunica chiaramente, e si vive su livelli diversi (non accorgendosene). Sperandeo probabilmente viveva in un suo mondo, la moglie ed i figli in un altro. Quando se ne é accorto era troppo tardi per recuperare.
Oggi ho letto l'articolo sul Corriere in fretta e furia come sempre, come sempre davanti al panino simbolico; poi ho meditato a lungo.
Avete già detto tante cose; se ne potrebbero dire altre mille.
Dirò solo questa:
L'altro giorno ho scritto un post intitolato '... la bellezza sta nella verità...'. Oggi aggiungo '... La verità sta nella bellezza... E la mancanza della bellezza porta alla disperazione.'
Potremmo anche dire che "la bellezza sta nella bruttezza" o che "la verità sta nella menzogna". In realtà per comprendere Sperandeo dovete fare un esercizio, e calarvi in una realtà popolare come quella palermitana, immaginando come reagireste se all'improvviso vi ritrovaste catapultati in un mondo scintillante di set e ciak e clic. Lo sfasamento tra ciò che si è, ciò che si vorrebbe essere e ciò che si appare è inevitabile ed evidentemente micidiale...
Si può amare gli altri senza amare prima se stessi? Quesito da "Italia sul Due", dirà qualcuno, ma i rapporti interpersonali, sono convinto, sono la fonte di ogni nostra ricchezza, pertanto è ciò su cui ognuno di noi, quotidianamente, deve investire. Per rispondermi, io dico di no. Se non vuoi bene a te stesso, se non ti piaci, se non hai orgoglio (non presunzione) nei confronti di quello che sei, non puoi approcciarti all'altro con una mano tesa o con una porta aperta. Perché quella mano tesa serve a te, tanto quanto quella porta. Se io, fumatore, sono in mezzo al deserto con un amico fumatore che mi chiede la mia ultima sigaretta, cosa faccio? Se voglio bene a me, non a lui, gliela do. Perché se sono sereno con me stesso, la sigaretta è l'ultimo dei miei pensieri. E la sigaretta può essere metafora di qualsiasi cosa, anche di amore.
Ecco perché quando sento parlare di qualcuno che ama gli altri, ma non ama per niente se stesso, sono in difficoltà.
ciao, adibi...
grazie per l'intervento!
A te zia!
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