venerdì 10 aprile 2009

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Intervista ad Anna, blogger de L'Aquila

Terremoto in Abruzzo, si affastellano commenti e servizi giornalistici. I media millantano la bontà dello share, Radio Maria invoca la Passione di Cristo. Da Porta a Porta a Matrix, fino ad Annozero (stasera con i servizi di Sandro Ruotolo), passando per Ballarò ed Exit, opinionisti, politici e ingegneri studiano il caso. C'è anche un mondo parallelo, un'informazione che scorre in Rete e ci aggiorna con le immagini e le testimonianze raccolte su Facebook e Twitter. Poi stamattina leggo Miss Kappa:

Dietro Miss Kappa c'è Anna Pacifica Colasacco, nata a L'Aquila il 22 luglio 1956 e residente, fino al 6 aprile 2009, in via Costa Masciarelli, 8. Vi dico solo una cosa: Onna conta all'incirca 600 abitanti e danno 48 morti (più o meno) L'Aquila ha 42.000 abitanti e vi dicono che i morti sono, compresi quelli di Onna, poco più di 200. A voi le conclusioni. I morti sono quasi mille.

Qui invece siamo a quota 278. Anna è una blogger e nel suo ultimo post ha lasciato il suo numero di cellulare. La chiamiamo.

"Sono stanca, non mangio dalla scossa della notte di domenica, solo un po' di latte. Devo trovare un pc e una chiavetta per aggiornare il blog. Gli ultimi due post sono riuscita a scriverli io, i due precedenti li ho dettati a un'amica di Bologna, per avvertire che ero viva".

Dove ti trovi adesso?

Sono a casa di amici in campagna, tra Loreto Aprutino e Penne.

Ma abitavi a L'Aquila.

Si, nel centro storico. Lì avevo anche il mio negozio di antiquariato che ora sarà distrutto, suppongo. Ora hanno transennato tutto. Prima del blocco mio marito voleva rientrare ma c'è stata un'altra scossa ed è scappato.

Nel tuo blog parli di politica e attualità, ma anche del terremoto. Quando hai iniziato a occupartene?

Almeno quattro mesi fa. Già allora eravamo soli, ci tranquillizzavano. Siamo stati portati a morte e i responsabili sono il sindaco Massimo Cialente, Stefania Pezzopane Presidente della Provincia e della Regione Gianni Chiodi oltre al suo predecessore Ottaviano Del Turco. Siamo stati dimenticati e non hanno pensato a un piano di emergenza.

Si parlava di scosse da dicembre.

Ci sono state tutti i giorni a partire dal 12 e 13 gennaio. Gli ultimi due mesi sono stati intensi. Ma se parlavi a un pescarese delle scosse de L'Aquila diceva che no, non poteva essere vero. I giornali stavano zitti, le autorità pure. Calma piatta.

Ma le avvisaglie c'erano.

Il 30 marzo una scossa aveva lesionato la mia casa. Ho chiamato i vigili del fuoco. Secondo loro si trattava solo di una crepa nell'intonaco. Ma io me ne sono andata.

Dove?

Nella mia casa a Santo Stefano di Sessanio, vicino a Paganica, epicentro del terremoto. Ora ho perso anche quella. Sono rimasta lì due giorni, poi volevo tornare a L'Aquila per lavorare.

Quindi sei tornata. E arrivano le 23.30 di domenica.

Sento una scossa fortissima e accendo la tv, ma le autorità dicono che l'epicentro è a Forlì. Non ci credo. Io e mio marito usciamo di casa, andiamo da alcuni amici a Paganica che vivevano al piano terra. Alle 3.30 ci crolla tutto addosso, ci salviamo in mezzo a una nebbia fittissima.

Siete riusciti ad uscire subito dalle macerie?

Si, mio marito ci ha aiutati. Siamo andati in macchina al parcheggio del Multisala Garden a Monticchio. Era sventrato, i vetri sfondati. Entriamo al bar, prendiamo acqua e ricarichiamo i cellulari. In macchina la radio trasmetteva ancora canzonette, le prime notizie sono arrivate alle 6. I primi aiuti e le ambulanze alle 7. Eravamo in campagna e la terra continuava a tremare.

Nel parcheggio del multisala hanno allestito anche un campo.

Sì, è piccolo. Sono arrivati in molti della Protezione civile da Milano e dal Friuli e noi ci siamo spostati. Sono efficientissimi, non manca niente, anche se sembra una zona militare. Ora abbiamo tutto, sono disponibili anche gli alberghi sulla costa. Poi ci dimenticheranno.

Dormi nelle tende?

No, c'è chi ha più bisogno. Sono stata in macchina.

Stanotte c'è stata un'altra scossa.

Sì, scene di panico.

Nel tuo post hai parlato di mille morti. Sono cifre che stravolgono i conteggi.

Due medici de L'Aquila mi hanno detto che tanti dei ricoverati negli ospedali morti a seguito del terremoto non sono stati conteggiati fra le vittime. E i nostri medici non possono entrare negli ospedali dei campi perché sono considerati sfollati. E poi facciamo un conto.

Prego.

Onna aveva 600 abitanti, è stata distrutta. L'Aquila, che ora è un ammasso di calcinacci, ne aveva 42.000. E saremmo a 270 morti, compresi i 48 di Onna. Le cifre non tornano.

Quindi i morti che mancano all'appello sarebbero nascosti negli ospedali.

Sì. Per ora non li vogliono dire. Preferiscono comunicarli un po' alla volta.

Per ora sono confermati 278 vittime, staremo a vedere. L'Aquila è zona sismica e gli abruzzesi sono abituati a convivere con le scosse, ma c'è chi sostiene che con un piano di emergenza si potevano salvare molte vite.

Certo. Le scosse andavano avanti da tre mesi consecutivi, questa non era la normalità. Gli stessi precedenti si verificarono solo una volta.

Quando?

Nel 1730, quando L'Aquila venne rasa al suolo dal terremoto. Ne parla anche Anton Ludovico Antinori e la dinamica è stata la stessa: prima lo sciame sismico, poi le scosse minori e infine quella decisiva. La sequenza è stata identica, il piano d'emergenza e l'allestimento preventivo di campi e tende era doveroso.

Su Facebook, in tv e sui giornali ci sollecitano ad inviare aiuti, ma tu inviti a stare attenti. A chi consigli di donare?

All'ANA (Associazione Nazionale Alpini). Mi sembra la più affidabile. Di certo non al conto corrente della Regione Abruzzo: prima abbiamo avuto Del Turco e ora i nostri politici che ci hanno portato alla tragedia.

Parliamo di informazione. Hai letto i giornali o visto le tv in questi giorni?

No, ascolto la radio che ho in macchina. So che nei campi vengono distribuiti Il Tempo e Il Centro che pubblica la lista dei morti.

E ora che fai?

Cerco di capire, torno al campo. Voglio vedere cosa sta succedendo e aggiornare il blog.

http://blogosfere.it/

2 commenti:

api ha detto...

Sofia Riccaboni mi scrive in bacheca:

Ieri ho parlato con un amico che è di li e sta lavorando ora come volontario.. sarebbero si ben oltre i 270 i morti, li tengono in celle frigorifere... anche lui mi ha fatto ragionare sulle cifre.. se erano le 3 e 32 di notte e dormivano praticamente quasi tutti... i conti non tornano.. e cmq manca tutto.. manca il cibo, manca l'acqua.. manca assistenza.. sono tante le persone in macchina... vogliono propinarci calma e organizzazione, ma chi è là ora parla di disorganizzazione, di gente che ha bisogno, di "volontari" che si fanno le foto sulle macerie..

api ha detto...

Sofia mi scrive:

io vado giù a questo punto e non farò parte della cricca dei buoni giornalisti.. parto il 20 mattina.. documentiamo veramente cosa sta succendendo..se hai segnalazioni di persone che vogliono dire la loro.. dai pure il mio cel..

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