cfr. Zingarelli: 1. Sentimento, atteggiamento di doveroso rispetto e devozione, spec. verso famiglia, patria e religione. 2. (est) Cura attenta e rispettosa.
Come conciliavano i romani la loro base filosofica con la loro credenze religiose? C'era una contraddizione, oppure era possibile essere stoico e "pius" allo stesso tempo?
Cn. Salix Astur
Il termine latino pietas (corrispondente a quello greco eusebeia), derivato di pius, è una disposizione d'animo a sentire devozione ed affetto verso Dio, i genitori e la patria. Cicerone la ritiene un atto di giustizia nei riguardi degli dei, e un "dovere (officium) e cura (cultus)1 dei consanguinei".
Tommaso d'Aquino, per spiegare la qualità di questo rapporto, notava che l'uomo è debitore nei confronti di altri in diversi modi, commisurati al loro stato ed ad benefici da essi ricevuti. Quindi siamo debitori verso i genitori e, per estensione, verso i consanguinei e la patria, cioè verso tutti i cittadini. Cicerone era invece convinto che la pietas, doveva esser grande verso i genitori e i consanguinei e grandissima verso la patria. Comunque, l'Enea virgiliano è pius per l'affetto mostrato verso il padre.
Stoicismo nell'Antica Roma
Insomma, secondo me è corretto utilizzata nei confronti del mondo esterno, non solo degli Dei.. Attendo i vostri commenti, eventualmente mi reco da Paolo di Stefano e chiediamo a lui su L&S,
Api
2 commenti:
breve lezioncina rexstyle al Maestro
Mae', impara questo: un conto è l'erudizione, altro la cultura. In genere i colti non sono mai eruditi e viceversa.
xer xe-xe
per dirti che Di Stefano non ti risponderebbe mai sulla questione (scommettiamo?)
Perché a nessun uomo di cultura piace fare la figura dell'erudito
...invece c'è gente che non perde occasione... (ih ih ih)
xer xe-xe
(e io mi diverto un mondo a lisciagli il pelo, specie se si tratta di musicisti famosi!)
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