mercoledì 24 settembre 2008

7

BIG Ben!!!!!!!!!!!!!


BIG BEN!!!!!!!!

Roberto Ben è un grande.

è riuscito a vedere una spiraglio di luce in quell'incipit malefico fuoriuscito dalla mia mente perversa.

copio e incollo:

questo è suo:

Il cicalìo odioso della sveglia mi fa sobbalzare.
A fatica raggiungo il pulsante, lo premo con un movimento rabbioso.
Ho sonno, non ho voglia di alzarmi. Vorrei dormire, vorrei morire.
Mi alzo sbadigliando. Guardo il mio viso riflesso nello specchio dalla cornice dorata.
No, non può appartenere a me, questo volto dall'espressione disperata.



Dalla finestra non entra alcuna luce. Guardo la sveglia e mi accorgo che sono solo le quattro. Devo aver dormito pochi minuti, perché l’insonnia mi attanaglia sempre, tutte le notti. Anche se non è facile, ormai mi ci sono abituato.

Mi guardo ancora nello specchio: no, non è vero che vorrei morire, e in quanto al mio volto devo solo radermi per non avere quell’espressione.

E’ ancora presto, chissà perché la sveglia ha suonato adesso.

Mi rimetto a letto e il mio cervello si rimette in moto, come sempre, come ogni notte. Con le braccia incrociate dietro la testa, appoggiate sul cuscino, scruto il soffitto. E penso a lei.

Ogni cosa in quella stanza me la ricorda.

Guardo le tende: mi ricordo quando lei mi domandava: “Che ne dici, ti piacciono?” E, dopo il mio sì, lei continuava a ricamare, soddisfatta e contenta.

Guardo l’armadio e mi appare il suo volto sorridente ed interrogativo di quando si provava i suoi vestiti cercando la mia approvazione. Come si divertiva indossandoli o semplicemente appoggiandoli a se stessa per mostrarmeli.

Poi mi giro sul mio fianco e la tristezza si fa palpabile: il suo cuscino, quel cuscino che adesso è vuoto e che ha ospitato i suoi capelli arruffati, ma anche i suoi ultimi giorni. Rivedo la sua faccia che mi sorride, la sua bocca che si avvicina fino a baciarmi, e ascolto la sua voce che ormai non chiama più.

Questi ricordi sono belli, ma forse proprio per questo sono anche più dolorosi.

Molti mi dicono che dovrei sfogarmi, che piangere mi farebbe bene, che dovrei rassegnarmi e che se da lassù hanno voluto così…

Non resisto più, mi alzo e scendo in cucina. Mi preparo un caffé e metto a scaldare il latte.

Con la tazzina in mano guardo fuori dalla finestra e mi accorgo che si sta facendo giorno.

Riflessi nel vetro intravedo i miei occhi tristi. Resto lì in piedi, in attesa di un pianto liberatorio che tarda a venire.

Poi i rintocchi del campanile mi dicono che sono le sette e in quello stesso istante quel pianto, dirompente e pieno di vita, finalmente arriva.

Salgo di corsa al piano di sopra, facendo le scale con pochi balzi. Mi precipito nella camera accanto alla mia e, con delicatezza, faccio entrare la luce del mattino nella stanza.

Lei è lì, nel suo lettino, sveglia e affamata che urla a squarciagola e che si agita. Le parlo e le sorrido mentre la prendo e la tiro su. E’ bellissima con le guance rosse e calde, con il profumo della notte addosso. Continuo a parlarle e a sorriderle mentre le metto qualcosa per non farle prendere freddo. Adesso anche lei mi sorride e il suo sorriso mi annuncia una splendida giornata.

Bravo Roberto, ce l'hai fatta a risollevare la situazione. Sei un GRANDE.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Api,
troppo buona!

Catia ha detto...

Ben tu hai la fissa dei campanili!
Ben...fatto. Gradevole, delizioso, hai dato un senso all'incipit di Pia...

api ha detto...

il campanile l'ho messo io, papera. è il big ben (london). studia la geografia invece del tango.

Catia ha detto...

Testina di c... se tu leggessi i libri pubblicati di Roberto, tipo Nel mezzo della notte, il campanile è presente anche lì come nel racconto, idem i rintocchi, mi riferivo a questo professoressa dei miei stivali tacco 12!
Conosco il Big Ben, cara...

api ha detto...

dai tuoi stivali tacco 12 prima o poi cadi e ti rompi il femore.
e poi diventi acida e di malumore.
Ti sopporto nonostante tu sia t*****a
(no, per l'amore di Dio, non troiona): se poi diventi antipatica ti mollo.

Anonimo ha detto...

E' vero Catia. Sarà che abito in prossimità di una chiesa le cui campane, ogni trenta minuti, ricordano a noi paesani che il campanile è lì, presente, che vigila su di noi.

Catia ha detto...

Ben riporta l'ordine! Ottima spiegazione, ognuno c'ha le sue fisse. Un abbraccio
Cara Pia mi tocco le p... metaforicamente parlando!

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