martedì 30 settembre 2008

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grazie a M.

Grazie a M., che mi ha corretto il termine 'pietas' nel racconto breve incipittato da Rex-Arpino, mi piacerebbe capire cosa si consideri, oggi, per 'pietas':

cfr. Zingarelli: 1. Sentimento, atteggiamento di doveroso rispetto e devozione, spec. verso famiglia, patria e religione. 2. (est) Cura attenta e rispettosa.

Intervista di Marzo 2004







Come conciliavano i romani la loro base filosofica con la loro credenze religiose? C'era una contraddizione, oppure era possibile essere stoico e "pius" allo stesso tempo?

Cn. Salix Astur

Il termine latino pietas (corrispondente a quello greco eusebeia), derivato di pius, è una disposizione d'animo a sentire devozione ed affetto verso Dio, i genitori e la patria. Cicerone la ritiene un atto di giustizia nei riguardi degli dei, e un "dovere (officium) e cura (cultus)1 dei consanguinei".
Tommaso d'Aquino, per spiegare la qualità di questo rapporto, notava che l'uomo è debitore nei confronti di altri in diversi modi, commisurati al loro stato ed ad benefici da essi ricevuti. Quindi siamo debitori verso i genitori e, per estensione, verso i consanguinei e la patria, cioè verso tutti i cittadini. Cicerone era invece convinto che la pietas, doveva esser grande verso i genitori e i consanguinei e grandissima verso la patria. Comunque, l'Enea virgiliano è pius per l'affetto mostrato verso il padre.


Insomma, secondo me è corretto.
Attendo i vostri commenti,

Api

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