martedì 6 gennaio 2009

16

W la Befana


Befana olandese

doni senza pretese

Befana di Scurano

doni a portata di mano

Befana milanese

dono assai cortese

Befana barese che parte dal nord

sicuramente u regal tu scord

Larga la foglia, stretta la via,

carissime donne

Buona Epifania !






16 commenti:

api ha detto...

non ho parole.
altro che emily dickison...

Catia ha detto...

lo so ti sorprendo sempre di più, ah ah ah...

api ha detto...

Care e belle Befanine,
qui si brucian le zucchine.
Se mangiarle io desìo
in cucina mi defìo*.

Grazie per la compagnia
ora devo andare via.

*defìo=licenza poetica x defilo

sono un cagnaccio, lo so.
zero in poesia.

Catia ha detto...

ma nel pom torni?

Anonimo ha detto...

Poesia epifanico-passionale
...........................

Care Befanine, adesso
io vado a fare sesso.
Ma va! Vado a lavarmi
e il viso poi a truccarmi.
Ché una vita senza amore
a me mi spezza il cuore.

Una vita senza passionalità
a me di certo non mi si confà.
Brucio io di desiderio
e con moto semiserio
misi gli occhi su tal Bondi
però preferisco i biondi.

Alti belli e corazzati
e con gli occhi avvinazzati
l'uomo bello e maledetto
che lui poi ti fa dispetto
e con modo sensuale
rende tutto Baccanale.

Deh! Di passione son malata
e pure un poco io arrapata
oggi è il giorno della Befana
sia la donna alta o nana
molto secsi e disponibile
e al suo bel lei sia fruibile.

Oggi sono un po' irascibile.

Addio.

Catia ha detto...

Cara Bianca,
tu fai bene a fare sesso
anzi fallo un pò più spesso
che fa bene anche all'umore
alle pelle ed all'amore
sia bel lieto il tuo vikingo
di godere di tanto ardore
Vai Bianca tu continua a far l'amore!

Anonimo ha detto...

Wiki il vikingo
...............

Il vikingo non lo vedo da 6 anni
ma pure a distanza lui fa danni
però la pelle ce l'ho molto bella
non mi è bugiarda giuro la favella.

Di ruga non si vede traccia
ancora giovane ho io la faccia
sembro un poco una mummia egiziana
non vo' ohibò diventare anziana.

Ma... un quesito ora si pone
rispondi Catia per mia consolazione
se io consumassi più cosa succede?
Divento bebè che il ciuccio chiede?

Ti prego non lasciarmi nel dilemma
rispondi tu con pugliese flemma
ché da domani ho molto io da fare
e qui non posso molto discettare.

Se voglio diventar gran poetessa
e non una rugosa patata lessa
bisogna che corregga io le bozze
mangiando spero io caviale e cozze.

E se voglio il Premio Campiello
devo scrivere un libro bello:
no! non correte ad acquistarlo!
A quei di MKTV voglio regalarlo.

Di fama a me mi rode il tarlo.

Catia ha detto...

Non ti rodere cara Bianca
che la rogna a volte stanca
non sciupare il tuo talento
ma che abbia il sopravvento
che dipinga a più non posso
mille pagine di rosso
e di mille altri colori
di avventure e tanti amori.
E' l'augurio più sincero
di un successo a cuor leggero.
Scrivi ancora amica mia
non fermarti e vola via!

Anonimo ha detto...

Sei adorabile... spero Pippo non sia geloso.

Ciao!

Catia ha detto...

Pippo ti saluta... smack!

Anonimo ha detto...

Dimenticavo: con le rime te la cavi niente male.

Ciao Catia!

Anonimo ha detto...

Saluti batavi al marito Pippo da parte mia!

Corro a comporre su carta...

api ha detto...

Family meeting.
sorry...
hold on.

Vlad ha detto...

E di questa mia cosuccia, che ve ne pare? Stavo per abbioccarmi, allora mi sono fatto un caffè e ho buttato giù due pensieri...

Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.

Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.

Vlad ha detto...

... e dovreste sentire come la leggo!
Un misto tra Vittorio Gasmann e Carmelo Bene...

api ha detto...

miiiiii
imbroglione.

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