Care Befanine, adesso io vado a fare sesso. Ma va! Vado a lavarmi e il viso poi a truccarmi. Ché una vita senza amore a me mi spezza il cuore.
Una vita senza passionalità a me di certo non mi si confà. Brucio io di desiderio e con moto semiserio misi gli occhi su tal Bondi però preferisco i biondi.
Alti belli e corazzati e con gli occhi avvinazzati l'uomo bello e maledetto che lui poi ti fa dispetto e con modo sensuale rende tutto Baccanale.
Deh! Di passione son malata e pure un poco io arrapata oggi è il giorno della Befana sia la donna alta o nana molto secsi e disponibile e al suo bel lei sia fruibile.
Cara Bianca, tu fai bene a fare sesso anzi fallo un pò più spesso che fa bene anche all'umore alle pelle ed all'amore sia bel lieto il tuo vikingo di godere di tanto ardore Vai Bianca tu continua a far l'amore!
Non ti rodere cara Bianca che la rogna a volte stanca non sciupare il tuo talento ma che abbia il sopravvento che dipinga a più non posso mille pagine di rosso e di mille altri colori di avventure e tanti amori. E' l'augurio più sincero di un successo a cuor leggero. Scrivi ancora amica mia non fermarti e vola via!
E di questa mia cosuccia, che ve ne pare? Stavo per abbioccarmi, allora mi sono fatto un caffè e ho buttato giù due pensieri...
Silvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieta e pensosa, il limitare di gioventù salivi?
Sonavan le quiete stanze, e le vie d'intorno, al tuo perpetuo canto, allor che all'opre femminili intenta sedevi, assai contenta di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri talor lasciando e le sudate carte, ove il tempo mio primo e di me si spendea la miglior parte, d’in su i veroni del paterno ostello porgea gli orecchi al suon della tua voce, ed alla man veloce che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno, le vie dorate e gli orti, e quinci il mar da lungi, e quindi il monte. Lingua mortal non dice quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi, che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allor ci apparia la vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, un affetto mi preme acerbo e sconsolato, e tornami a doler di mia sventura. O natura, o natura, perché non rendi poi quel che prometti allor? perché di tanto inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno, da chiuso morbo combattuta e vinta, perivi, o tenerella. E non vedevi il fior degli anni tuoi; non ti molceva il core la dolce lode or delle negre chiome, or degli sguardi innamorati e schivi; né teco le compagne ai dì festivi ragionavan d’amore.
Anche perìa fra poco la speranza mia dolce: agli anni miei anche negaro i fati la giovinezza. Ahi come, come passata sei, cara compagna dell’età mia nova, mia lacrimata speme! Questo è il mondo? questi i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi, onde cotanto ragionammo insieme? questa la sorte delle umane genti? All’apparir del vero tu, misera, cadesti: e con la mano la fredda morte ed una tomba ignuda mostravi di lontano.
16 commenti:
non ho parole.
altro che emily dickison...
lo so ti sorprendo sempre di più, ah ah ah...
Care e belle Befanine,
qui si brucian le zucchine.
Se mangiarle io desìo
in cucina mi defìo*.
Grazie per la compagnia
ora devo andare via.
*defìo=licenza poetica x defilo
sono un cagnaccio, lo so.
zero in poesia.
ma nel pom torni?
Poesia epifanico-passionale
...........................
Care Befanine, adesso
io vado a fare sesso.
Ma va! Vado a lavarmi
e il viso poi a truccarmi.
Ché una vita senza amore
a me mi spezza il cuore.
Una vita senza passionalità
a me di certo non mi si confà.
Brucio io di desiderio
e con moto semiserio
misi gli occhi su tal Bondi
però preferisco i biondi.
Alti belli e corazzati
e con gli occhi avvinazzati
l'uomo bello e maledetto
che lui poi ti fa dispetto
e con modo sensuale
rende tutto Baccanale.
Deh! Di passione son malata
e pure un poco io arrapata
oggi è il giorno della Befana
sia la donna alta o nana
molto secsi e disponibile
e al suo bel lei sia fruibile.
Oggi sono un po' irascibile.
Addio.
Cara Bianca,
tu fai bene a fare sesso
anzi fallo un pò più spesso
che fa bene anche all'umore
alle pelle ed all'amore
sia bel lieto il tuo vikingo
di godere di tanto ardore
Vai Bianca tu continua a far l'amore!
Wiki il vikingo
...............
Il vikingo non lo vedo da 6 anni
ma pure a distanza lui fa danni
però la pelle ce l'ho molto bella
non mi è bugiarda giuro la favella.
Di ruga non si vede traccia
ancora giovane ho io la faccia
sembro un poco una mummia egiziana
non vo' ohibò diventare anziana.
Ma... un quesito ora si pone
rispondi Catia per mia consolazione
se io consumassi più cosa succede?
Divento bebè che il ciuccio chiede?
Ti prego non lasciarmi nel dilemma
rispondi tu con pugliese flemma
ché da domani ho molto io da fare
e qui non posso molto discettare.
Se voglio diventar gran poetessa
e non una rugosa patata lessa
bisogna che corregga io le bozze
mangiando spero io caviale e cozze.
E se voglio il Premio Campiello
devo scrivere un libro bello:
no! non correte ad acquistarlo!
A quei di MKTV voglio regalarlo.
Di fama a me mi rode il tarlo.
Non ti rodere cara Bianca
che la rogna a volte stanca
non sciupare il tuo talento
ma che abbia il sopravvento
che dipinga a più non posso
mille pagine di rosso
e di mille altri colori
di avventure e tanti amori.
E' l'augurio più sincero
di un successo a cuor leggero.
Scrivi ancora amica mia
non fermarti e vola via!
Sei adorabile... spero Pippo non sia geloso.
Ciao!
Pippo ti saluta... smack!
Dimenticavo: con le rime te la cavi niente male.
Ciao Catia!
Saluti batavi al marito Pippo da parte mia!
Corro a comporre su carta...
Family meeting.
sorry...
hold on.
E di questa mia cosuccia, che ve ne pare? Stavo per abbioccarmi, allora mi sono fatto un caffè e ho buttato giù due pensieri...
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d'intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all'opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
... e dovreste sentire come la leggo!
Un misto tra Vittorio Gasmann e Carmelo Bene...
miiiiii
imbroglione.
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