giovedì 7 maggio 2009

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Io non voglio dimenticare

- Babbo, hai letto quell'articolo sul giornale riguardante i mezzi pubblici?
- Quale?
- Quello in cui si dice che vogliono riservare i posti alle persone in base...
- Ah, quello! Mettiti seduta che ti racconto io una storia. Quando avevo la tua età, forse un po' meno...
... entravo spesso in camera di mia nonna Pia. Non so perchè, ma quella camera mi affascinava. Forse per quei suoi mobili antichi, per quei letti alti con grandi pomi di metallo nero e per quel lettino sul quale dovevo saltare per poter andarci a dormire quando rimanevo dai nonni. Mio nonno dormiva ancora con la papalina, mia nonna con enormi sottane. Io, con il mio pigiamino con gli orsacchiotti sembravo un quadretto naif.
Il comò in particolare attirava la mia attenzione: alto con quattro cassetti, forse cinque, e uno specchio di quelli che, se ti volevi riflettere, dovevi muovere la faccia per rincorrere la tua immagine. Incastrata nella cornice c'era una cartolina che rappresentava una nave, enorme, che solcava il mare azzurro. Non sapevo ancora leggere e dovevo limitarmi a guardare la foto raffigurata, perchè ciò che era scritto sul retro non potevo capirlo. Allora domandai alla nonna.
- Nonna, perchè hai quella cartolina, chi te l'ha spedita?
- Quella l'ha spedita lo zio Nello quando è andato in Argentina.
- In Argentina? - domandai stupito. Ecco perchè non avevo mai conosciuto quello zio che avevo visto solo in qualche foto che lo ritraevano giovane.
- Sì, e quella è la nave con cui è andato dall'altra parte del mondo.
Nel frattempo aveva tirato fuori alcune foto che ritraevano lo zio Nello con i capelli bianchi, pochi, pettinati all'indietro.
- Con quella nave? E quando torna?
- Per tornare dall'Argentina ci vogliono molti soldi. Probabilmente... non...
Si portò la mano alla bocca, poi agli occhi, infine si schiarì la voce per continuare.
- Probabilmente non tornerà più.
Lo sapevo. Le passai il mio fazzolettino tutto stropicciato, che tirai fuori dalla piccola tasca dei miei pantaloni corti. Lei lo prese, mi sorrise e si asciugò gli occhi. In silenzio le passai la mia mano sulla spalla per farle una carezza, un gesto di incoraggiamento. Poi proseguì:
- Presto una sua amica verrà a trovarci. Ho ricevuto una lettera. Dovrebbe arrivare prima della fine dell'anno.
Arrivò a primavera dell'anno successivo. Scese da un taxi bianco e mia nonna la accolse con grande affetto in casa sua. Si misero a parlare davanti al caminetto spento, mia nonna mi invitò ad andare fuori a giocare con mio cugino Carlo.
Io, invece, rimasi nascosto dietro la porta, perchè volevo sapere qualcosa dello zio Nello.
Le sentivo parlare, ma non capivo tutte le parole.
Ad un certo punto, però, sentii mia nonna piangere e l'amica dello zio Nello dire:
- Ecco, questo è il cimitero dove è stato sepolto, vicino a Buenos Aires.

8 commenti:

api ha detto...

bravo Ben.

api ha detto...

IO SONO PARTITO

Io son partito in una sera al chiar di luna
sperando di trovar lontan un pò di fortuna
E nel partir tutto dovrò lasciare
Questo è il destin di chi vuole emigrare !
Lassù sui monti in mezzo al freddo, freddo gelato
pensando a tutte quelle cose che ho lasciato
Ma nel mio cuor mi vien la nostalgia
di dover lasciar la bella patria mia
Ritorneremo il mese di Maggio, Maggio pieno
quando sui prati verdeggianti si taglia il fieno
e con gli amici si canta in allegria
son tornato alfin alla casetta mia !
O bella bimba dalle labbra fresche di rosa
se tu acconsentirai ti voglio mia per sposa
ma prima un piccol, piccol nido mio
mai più lontan dal paesello mio
Ma prima un piccol, piccol nido mio
mai più lontan dal paesello mio !

api ha detto...

Dalla Italia noi siamo partiti
Siamo partiti col nostro onore
Trentasei giorni di macchina e vapore,
e nella Merica ghe semo arriva'.
Merica, Merica, Merica, cossa saràla 'sta Merica? Merica, Merica, Merica, un bel mazzolino di fior.

E alla Merica noi siamo arrivà
no' abbiamo trovato nè paglia nè fien
Abbiam dormito sul nudo terreno
come le bestie che va a riposar
Merica, Merica, Merica, cossa saràla 'sta Merica? Merica, Merica, Merica, un bel mazzolino di fior.

E' la Merica l'è lunga, l'è larga,
l'è circondata dai monti e dai piani,
e con la industria dei nostri italiani
abbiam formato paesi città.
Merica, Merica, Merica, cossa saràla 'sta Merica? Merica, Merica, Merica, un bel mazzolino di fior.

api ha detto...

c'eravamo noi.
e tutt'ora ci sono italiani che lasciano la loro terra, la loro casa per andare a lavorare nelle grandi città.

api ha detto...

Mamma mia dammi cento lire
Che in America voglio andar;
mamma mia dammi cento lire
che in America voglio andar.

Cento lire io te le do
Ma in America no,no,no
Cento lire io te le do
Ma in America no,no,no.

Suoi fratelli alla finestra
Mamma mia lassela andà;
suoi fratelli alla finestra
Mamma mia lassela andà.
Vai, vai pure o figlia ingrata
che qualcosa succederà.
Vai, vai pure o figlia ingrata
che qualcosa succederà.
Quan fu stata in mezzo al mare
Bastimento si l'è fundà;
Quan fu stata in mezzo al mare
Bastimento si l'è fundà.
Pescatore che peschi i pesci
la mia figlia vai tu a pescar.
Pescatore che peschi i pesci
la mia figlia vai tu a pescar.

Il mio sangue è rosso e fino,
i pesci del mare lo beveran.
Il mio sangue è rosso e fino,
i pesci del mare lo beveran.

La mia carne è bianca e pura
la balena la mangierà.
La mia carne è bianca e pura
la balena la mangierà.

Il consiglio della mia mamma
l'era tutta verità.
Il consiglio della mia mamma
l'era tutta verità.
Le parole dei miei fratelli
son quelle che m'han tradi;
Le parole dei miei fratelli
son quelle che m'han tradi.

maria ha detto...

"L'abbigliamento di un fuochista"
F. De Gregori


Figlio con quali occhi, con quali occhi ti devo vedere,
coi pantaloni consumati al sedere e queste scarpe nuove nuove.

Figlio senza domani, con questo sguardo di animale in fuga
e queste lacrime sul bagnasciuga che non ne vogliono sapere.

Figlio con un piede ancora in terra e l'altro già nel mare
e una giacchetta per coprirti e un berretto per salutare
e i soldi chiusi dentro la cintura che nessuno te li può strappare,
la gente oggi non ha più paura, nemmeno di rubare.

Ma mamma a me mi rubano la vita quando mi mettono a faticare,
per pochi dollari nelle caldaie, sotto al livello del mare.

In questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare,
in questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare.

Figlio con quali occhi e quale pena dentro al cuore,
adesso che la nave se ne è andata e sta tornando il rimorchiatore.

Figlio senza catene, senza camicia, così come sei nato,
in questo Atlantico cattivo, figlio già dimenticato.

Figlio che avevi tutto e che non ti mancava niente
e andrai a confondere la tua faccia con la faccia dell'altra gente
e che ti sposerai probabilmente in un bordello americano
e avrai dei figli da una donna strana e che non parlano l'italiano.

Ma mamma io per dirti il vero, l'italiano non so cosa sia,
eppure se attraverso il mondo non conosco la geografia.
In questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare,
in questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare.

Micheluzzo ha detto...

Di cosa è morto lo zio?
E chi ha pagato il viaggio all'amica?

Ben ha detto...

Ciao Mik, lo zio morì di malattia. Il viaggio? non lo so.

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