venerdì 15 maggio 2009

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Caccia al blogger

05.05.09 - Secondo l’organizzazione americana Commitee to Protect Journalits, ecco in ordine decrescente la lista dei 10 paesi dov’è più pericoloso fare il blogger.

BIRMANIA:
I censori limitano ogni attività Internet, cosicché soltanto l’uno per cento della popolazione dispone di un collegamento. I militari presidiano i cybercafé, il governo è in grado di controllare le e-mail e di cancellare i siti sgraditi. Almeno due blogger sono in prigione fra cui il popolare Zarganar, al secolo Maung Tura, condannato a 59 anni per avere denunciato l’inefficienza del governo dopo il ciclone Nargys.
IRAN: Le autorità arrestano e imprigionano i blogger che criticano la religione, i personaggi politici, la rivoluzione islamica e i suoi simboli. Il governo ordina a tutti i blogger di registrarsi presso il ministero dell’Arte e della Cultura. Gli ufficiali governativi dichiarano di avere bloccato milioni di siti Web . Una polizia specializzata in Internet, creata apposta, collabora con i servizi segreti. I blogger che promuovono la “corruzione, la prostituzione e l’apostasia” sono punibili con la morte.
SIRIA: Il governo usa dei filtri per bloccare i siti più sensibili. Le autorità arrestano i blogger che attentano “all’unità nazionale” e che pubblicano materiale stimato “falso” o “nocivo all’unità della nazione.” L’autocensura è molto diffusa. Nel 2008 il ministero delle Comunicazioni ha obbligato tutti i proprietari di Internet cafè a identificare ogni cliente, registrare l’ora di frequenza, i siti consultati e consegnare documentazione alle autorità. Queste perseguitano i blogger che criticano il governo.
CUBA: Soltanto i membri del governo e le persone legate al Partito Comunista hanno accesso al Web. La popolazione può collegarsi soltanto per mezzo di costose carte presso gli alberghi o in Internet cafè controllati dal governo. Alcuni blogger come Yaonui Sanchez scrivono sulla vita quotidiana e criticano il governo. Due blog sono ospitati all'estero e bloccati sull’isola. Soltanto i blogger favorevoli al governo possono pubblicare sui siti interni.
ARABIA SAUDITA: E’ impossibile accedere a circa 400.000 siti, in particolare a quelli che trattano argomenti sociali, politici o religiosi. L’autocensura è molto diffusa. A parte il materiale “indecente”, l’Arabia Saudita blocca “tutto quello che è contrario allo Stato e al suo sistema". Nel 2008 i capi religiosi hanno invocato frustate e decapitazione per i blogger che pubblicano materiale contrario all’etica.
VIETNAM: I blogger non osano pubblicare notizie indipendenti. Lo Stato controlla tutti i media. Le autorità hanno chiesto a Yahoo, Google e Microsoft di denunciare i blogger che utilizzano le loro piattaforme. Lo scorso settembre il blogger Nuguyen Van Ha, conosciuto come Dieu Cai, è stato condannato a 30 mesi di prigione per evasione fiscale. Le ricerche hanno dimostrato che in realtà si tratta di rappresaglia per i suoi post.
TUNISIA: Il servizio Internet richiede che i blogger riferiscano regolarmente al governo il loro indirizzo IP e altre informazioni. Tutto il traffico Internet passa attraverso una rete centrale, in modo che il governo possa controllare e filtrare le e-mail. Il governo dispone di molte tecniche per intralciare i blogger: sorveglianza, sabotaggio elettronico, restrizione della libertà di movimento. Slim Boukhdhir e Mohamed Abbou hanno scontato pene detentive per i loro post.
CINA: Con quasi 300 milioni di persone online, più di qualunque altro paese al mondo, la Cina ha una vivace cultura digitale. Ma le autorità cinesi mantengono il programma di censura più totalitario del mondo, imitato da molti altri paesi. Il governo filtra le ricerche, blocca i siti critici, cancella gli articoli sovversivi e controlla il traffico e-mail. Poiché la stampa cinese è strettamente controllata, spesso sono i blogger a dare le notizie accompagnandole con commenti significativi. Per esempio sono stati i blog a dare informazioni sul terremoto del 2008. Ma i blogger che esagerano nell’esprimere opinioni sgradite al governo finiscono in prigione.
TURKMENISTAN: Il presidente Gurbanguly Berdymuhammedov ha promesso accessi pubblici a Internet. Ma il primo caffè Internet aperto al pubblico, nel 2007, era sorvegliato da soldati, le connessioni erano irregolari, i prezzi astronomici e le autorità impedivano l’accesso a certi siti. Dal 2005 l’azienda di telecomunicazioni russa MTS offre accesso Internet per i cellulari, ma i clienti devono impegnarsi per contratto a evitare i siti critici nel confronti del governo.
EGITTO: Le autorità non bloccano molti siti Web ma controllano l’attività Internet. Tutto il traffico passa attraverso i servizi Telecom egiziani. Le autorità imprigionano regolarmente i blogger critici nei confronti del governo. Secondo la stampa locale, soltanto nel 2008 ne sono stati imprigionati più di 100. Qualcuno è stato rilasciato poco tempo dopo, qualcuno detenuto per mesi senza processo. Molti blogger imprigionati hanno denunciato maltrattamenti e qualcuno è stato torturato. Il blogger Abdel Karim Suleiman, conosciuto online come Karim Amer, sta scontando 4 anni di prigione per avere parlato male del presidente egiziano Hosni Mubarak.

http://www.isfreedom.org/alertnews1634.htm



Mi vengono i brividi.
Toccherà mai a noi?


7 commenti:

Micheluzzo ha detto...

Tranquilla, continuando a scrivere le cazzate che scrivi e continuando a pubblicare video musicali o demenziali tratti da youtube non farai certo paura al governo...
Sei in una botte di ferro.

api ha detto...

bene.

Anonimo ha detto...

ma quanto e'acido il sig.Mik...

Micheluzzo ha detto...

Conoscete qualcuno dalle parti di Cavriago???

Micheluzzo ha detto...

MP Group srl?

api ha detto...

hahahahahahaha sìììììììì.
è la migliore amica, la miglie di Hagakure!!!!!!
Brava Patti!!!!!
suonagliele, difendi la tua amica porina tapinella dalle grinfie di questo cattiverio.

api ha detto...

traduzione:
la mia migliore amica, la moglie di Hagakure...

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