venerdì 6 febbraio 2009

13

Congo: inferno in terra per le donne

«Devo proteggermi» sussurra l’uomo in camice bianco. «Ho imparato a essere insensibile per poter curare pazienti che perdono urina e materia fecale dopo che lo stupro di gruppo le ha lacerate. Donne torturate con bastoni, coltelli, baionette esplose dentro i loro corpi rimasti senza vagina, vescica, retto. Ragazze alle quali devo dire: mademoiselle, lei non ha più un apparato genitale, non diventerà mai una donna».
Ero indeciso se pubblicare l'inizio del reportage che domani troveremo su Io Donna, supplemento di Repubblica, poi ho rotto gli indugi: il mondo deve sapere, noi dobbiamo sapere.
Dobbiamo sapere che nel Congo si è combattuta una guerra che in pochi anni ha fatto 5 milioni di morti, senza che la comunità internazionale muovesse un dito. Una guerra combattuta per controllare le ricche risorse del sottosuolo, e che molto spesso ha avuto come vittime speciali le donne, bambine, giovani o anziane non importa.
I gruppi di miliziani in lotta hanno usato lo stupro come strumento bellico, per intimorire i civili e annichilare intere comunità. Donne sottoposte a sevizie inimmaginabili, di una violenza che sconfina nella patologia, perchè stuprare una giovane o una vecchia non è la stessa cosa: si può diventare immortali o solamente ricchi. Gruppi di donne rapite ai propri villaggi, i mariti mutilati e uccisi, mentre loro servono per soddisfare le pulsioni sessuali di questi selvaggi che si combattono in foreste umide armati di fucili automatici e machete.
Leggete il servizio, ne vale veramente la pena: ci fa capire quanto sono lontane e inutili le nostre miserie quotidiane, davanti a uno scempio che si compie ogni giorno sotto lo stesso cielo che vediamo ogni giorno, sempre uguale, mentre le grida di dolore di quelle donne si alzano sempre più alte, verso chissà quale Dio.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Mik.
E' importante sapere e queste cose interessa a pochi portarle alla luce.
Domani cercherò di procurarmi la rivista per leggere l'articolo completo.

Ben ha detto...

Che orrore!
Mi hai fatto tornare in mente un libro che lessi un anno fa circa, nel quale scene del genere erano descritte: Memorie di un bambino soldato, di Ishmael Beah, sulla guerra in Sierra Leone.
Se non lo già avete fatto, leggetelo.

api ha detto...

Che orrore.

Micheluzzo ha detto...

Mentre noi ci azzuffiamo sul corpo di una donna in coma da 16 anni (chi per mero opportunismo politico, chi perchè ritiene che la libertà di scelta dell'individuo debba comprendere anche la possibilità di darsi la morte), altre donne, tante donne, patiscono il loro inferno: da vive.

api ha detto...

Vedi che ci siato culo e pataglia?
L'ho appena scritto sotto Annie Lennox.

api ha detto...

sì volevo dire 'vedi che siamo culo e pataglia', ma tanto hai capito.

Micheluzzo ha detto...

Io non sono culo, e nemmeno sono pataglia. Anzi a te neanche ti conosco, chiaro?

api ha detto...

Nigeria:
http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/esteri/nigeria-sciroppo/nigeria-sciroppo/nigeria-sciroppo.html

sempre buone notizie.

Ben ha detto...

Ho letto l'articolo sul corriere online. E' più forte di me, fa stare male.

Anonimo ha detto...

Ho appena letto l'articolo completo sulla rivista acquistata insieme al Corriere della Sera.
Ho tentato di immedesimarmi in quelle donne e bambine ma ho capito che è impossibile.
E' tutto TROPPO per essere vissuto da un essere umano.
Il dolore fisico insopportabile, il terrore, il guardare in faccia la morte in quel modo sono esperienze che non mi appartengono. Stamattina me ne sono profondamente vergognata.
Sì, vergognata di non potermi prendere un po' di quel dolore inutilmente inflitto da uomini (uomini?)malvagi e senza scrupoli. Uomini ignoranti convinti, per esempio, che stuprare una vergine garantisca loro l'immortalità.
E questo, tanto per cambiare, fa ancora comodo a quelli che siedono sulla poltrona più alta.

Anonimo ha detto...

sunt lacrimae rerum.
alle volte penso che tutte le cose belle che ci sono nel mondo abbiano linfa e radice nelle lacrime nascoste, silenziose, nel dolore indescrivibile e quindi incomprensibile di miliardi di esseri umani passati lievi sul nostro pianeta.
non possiamo capire, ma dobbiamo sapere.

Anonimo ha detto...

xenia

Anonimo ha detto...

Cara Xenia, bellissimo pensiero il tuo.

Archivio blog