Scendo per andare al centro commerciale di Sesto. Il transessuale sudamericano dai lunghi capelli biondi (colore di una scopa di saggina, mi pare) è affacciato alla sua finestra proprio sopra il Bar Reia, un bar gestito da peruviani o boliviani, non saprei: sulle vetrate scritte in spagnolo pubblicizzano i loro piatti tipici, ma ricordo solo arroz, riso. Di fronte c'è la bottega di un altro sudamericano, che ha le vetrine piene di pacchetti di farina di manioca e altre robe dei loro paesi: ogni giorno che passo, c'è un camion che scarica merce. Un uomo di colore, troppo anziano per fare il facchino, carica dei sacchi di non so cosa su un carrellino, e si infila in un portone, di fianco al negozio.
Prendo la metropolitana: è sabato mattina, e le carrozze sono deserte. Qualche ragazzo che forse ha saltato la scuola; di fronte a me una signora anziana che ascolta musica da un lettore mp3; sulla sinistra un tizio che legge con attenzione Il sole 24 ore, e io che li osservo. Alla fermata scendo e aspetto venti secondi che arrivi l'autobus: altri cinque minuti e sono in piedi ad aspettare il tram. La giornata adesso è luminosa, il cielo azzurro: il tram è lunghissimo, e vuoto, molti pensionati, un paio di ragazzi che scendono alla fermata prima della mia. O meglio, sono io che scendo, sbagliando, alla fermata dopo la loro, che avrebbe dovuto essere anche la mia, ma io sono nuovo di queste parti, e non sono pratico di distanze e di fermate.E allora mi tocca camminare un po' a piedi: le strade sono larghe, le auto sfrecciano, ma davanti ai semafori siamo tutti uguali, io e loro, una volta mi fermo io, una volta si fermano loro. Poi lo vedo, davanti a me: immenso, scintillante, gonfio di vetri e di colori, il centro commerciale mi invita a entrare. Ma non è di questo che voglio parlare.
Al ritorno sono ancora alla fermata dell'autobus, per tornare a casa: salgo dalla porta posteriore, come mi hanno insegnato i miei avi, e subito un puzzo di sudore e di sigarette mi investe l'odorato. Dritto davanti alla porta c'è un tale, piccolo, la barba incolta, i baffi, un cappellino e un giubbottino sporchi, un sacchetto grigio di sporcizia in mano. Faccio pochi passi avanti, verso la macchinetta per convalidare l'abbonamento: la puzza c'è ancora, ha impestato un autobus, penso con disgusto tra me e me. Ma ce ne è un altro, seduto alla mia destra: stesso sguardo, stessi baffi, uno zainetto a tracolla. Tra i due sembra il capo, perchè quando alla fermata successiva scende l'altro lo segue, a distanza: adesso possiamo respirare. Incrociano una ragazza nel loro cammino: quello davanti fa uno strano sorriso, forse il ricordo piacevole di tempi migliori.
La stessa puzza, la stessa miseria nello sguardo di quel tale che stamattina suonava l'armonica a bocca in metropolitana: vestito di scuro, occhiali e barba lunga, dopo aver suonato non so che diamine di canzone si è aggirato tra noi indifferenti brandendo una tazza e un foglio di carta protetto da una busta trasparente. Non ho fatto in tempo a leggere cosa ci fosse scritto: forse una richiesta di pensione, forse una domanda al sindaco.
E' sceso alla mia stessa fermata: l'ho superato agilmente perché camminava con fatica, la schiena curva, la mano che cercava sostegno sui muri affollati di cartelloni pubblicitari: mi è sembrato che avesse difficoltà a muovere le gambe, sembrava trascinarle, sulle spalle uno zaino verde scuro in cui mi è sembrato intravedere il contorno circolare di una tazza, o di una bottiglia.
E poi sono tornato alla luce, verso la fermata dell'autobus: che era già lì e sembrava aspettarmi, e io mi sono messo a correre perchè temevo che andasse via senza imbarcarmi.
Ma non ho proprio il fisico per una corsa in quest'aria fredda.
4 commenti:
lo strano odore nell'aria...
ti seguiva, vero?
bellissimo, mik.
non riesco nemmeno a prenderti per il lato b.
No, non mi seguiva: era ovunque, intorno, sopra, sotto di me.
Forse lo smog è Dio, ed è qui per ricordarci qualche cosa che ancora ci sfugge.
Invece, forse, è il diavolo: lo vedo più avvezzo all'effetto fumo.
In questo caso, Ben, si spiegherebbe la puzza...
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