Pochi secondi e poi via verso altri sguardi, in un rapido esci ed entra, dall'ultima porta dell'ultima carrozza alla prima porta della penultima carrozza: disagevole sì, ma tante volte fortuna vuole che la carrozza sia un lungo, affollato serpentone metallico (una carrozza al posto di tre, per intenderci), ed è uno spettacolo ammirare, in piedi dal fondo, le spalle che danno verso il nulla delle rotaie che la metro si lascia alle spalle, come questo essere a sangue freddo affronti le curve sotterranee, con armonia e decisione soprattutto. Non fai in tempo a finire di fantasticare su una storia in cui un serpente si muove davvero nelle viscere di Milano mangiando pendolari e studenti che sale un'altra zingarella, una giacchetta di lana, una gonna ampia, scarpe da ginnastica, che attraversa da parte a parte la carrozza, si dirige verso il fondo e comincia a recitare con voce monotona:
Sono una madre di due bambini
Sono senza lavoro
Senza mangiare, senza vestiti:
Datemi vi prego qualcosa da mangiare
etc. etc.
E' la stessa dell'altra volta, non c'è dubbio, dice sempre le stesse cose, chissà se lei stessa almeno ci crede, alle cose che urla.
Ma pochi le prestano attenzione: chi legge un libro, come quel signore seduto davanti a voi con barba e occhiali, ha in mano un dizionarietto tascabile, legge e quando trova qualche parola nuova la annota in fondo al libro, dove ci sono quelle pagine bianche tra la parola Fine e la copertina con la foto dell'autore, le pagine sono piene zeppe di parole scritte a penna ed è ancora a metà libro, o ha cominciato da poco a studiare quella lingua o ha una pessima memoria, chissà, chissà come fa a leggere mentre quel ragazzo appena uscito da scuola ascolta musica ad altissimo volume nelle sue orecchie, si sente l'eco in ogni posto, più forte dello stridere dei freni sulle rotaie, delle porte che si aprono, la voce femminile che annuncia la stazione, finalmente la vostra, qui si scende e si cambia linea, si prende la rossa che lascia più vicini a casa.
Un signore con un cappotto nero e un largo cappello nero, tipo Borsalino, si avvicina, vuole sapere se è la direzione giusta per andare verso Sesto o se ha sbagliato banchina: può stare tranquillo, si va a Sesto, è scritto anche sul tabellone là in fondo. Lui sorride, chissà perchè, poi ti molla una pacca affettuosa sulla spalla destra, e si allontana con la sua valigetta.
Quando arrivi a destinazione, e scendi in fretta e percorri il marciapiedi verso l'uscita, finalmente verso il sole e la luce, alla tua destra i cartelloni dei film in uscita o delle bellezze della Siria, guardi alla tua sinistra, e dentro la terza carrozza lo trovi seduto, tutto serio: chissà a cosa sta pensando.
Tu inizi a pensare a cosa cucinare per il pranzo.
3 commenti:
prima di crollare dal sonno dovevo proprio dirtelo: hai gli occhi giusti per vedere. bravo MIk
Grazie Xenia. Ma il sonno ti è venuto mentre leggevi il mio post?
che bel post, papi.
hai davvero l'occhio acuto e disincantato del filosofo disoccupato.
ti voglio tanto bene anche se non mi paghi lo scuter.
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