sabato 31 ottobre 2009

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Ma quanto si può cambiare?

Qualcuno ha detto:
"Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso".
Un altro ha detto:
"Dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere"

Ma è possibile cambiare? E quanto?
E quando questo cambiamento avviene senza la tua apparente volontà, lentamente, costantemente, in maniera "sorda", tanto silenziosamente da farti capire che il cambiamento è in atto solo quando è... già avvenuto?

7 commenti:

Micheluzzo ha detto...

Tecnicamente, ogni secondo che passa ci rende diversi da come eravamo un secondo prima, quindi il cambiamento è possibile.

Ben ha detto...

La riflessione è abbastanza difficile.
Avete trascorso una buona festa?

Micheluzzo ha detto...

Ingozzandoci di:

Casarecce con gamberi e zucchinette
Filetti di sgombro al forno
Insalata di lattuga e chicchi di melograno
Frutta di stagione
Frutta secca
Dolci
Cioccolata a volontà

Il tutto innaffiato da Corvo Glicine, Alcamo Bianco, e Acqua Vera.

Nel pomeriggio tisana digestiva.

Rispetto a stamattina siamo molto cambiati: di un paio di chili.

Ben ha detto...

Immaginavo che un post del genere suscitasse una certa ironia. Come del resto è capitato anche in passato, è difficle affrontare temi che riguardano l'interiorità delle persone su un blog.
Vado a mettere un po' di musica.

Micheluzzo ha detto...

Uhm, se cerchi l'approfondimento da queste parti credo proprio che tu sia fuori strada... il mezzo non lo consente.
E poi, chi ha voglia di filosofeggiare?

Massimo ha detto...

Perché dovrei cambiare se sono perfetto? Suppongo che la maggioranza silenziosa ragioni cosí.

Ines ha detto...

Ma qui si filosofeggia tra succulenti manicaretti: niente male, Mik. Poi è vero che siamo in costante metamorfosi, seppur inavvertita, "sorda" come sostiene Ben.
Interessante la riflessione di Massimo: è tutto dire sulla convinzione di troppi di essere "perfetti" e di restare arroccati, quindi, sulle proprie posizioni.
Cambiare se stessi per cambiare il mondo: non abbiamo alternative, credo.
Senza snaturare la nostra personalità, ché allora diventerebbe una forzatura e - io credo - in nessuna forzatura o costrizione esiste un autentico cambiamento.
Mettersi in discussione, sempre.
Essere critici con se stessi, prima che con gli altri, ma senza passare per l'auto-fustigazione interiore, che svilisce la personalità.
Essere pronti ad ascoltare gli altri, ma non prima di aver ascoltato se stessi (quell'io che reclama - ci piaccia o no - il suo spazio nella nostra attenzione e premura).
Spogliarsi di preconcetti e tentare di essere aperti a diverse soluzioni e opinioni.
Non è una ricetta magica: è il mio modesto punto di vista, ragazzi.
Si cambia in parte per volontà, quando si cambia: e quello è un cammino lungo e impervio (anvedi che parolona!)...
Si cambia molto in maniera "sorda", come dice Ben, senza avvedersene, ma quello è un percorso diverso: sono gli incontri e le esperienze della vita che plasmano la personalità, talvolta migliorandola, talvolta peggiorandola.
Sta comunque a noi scegliere cosa fare di noi stessi. E' una delle poche scelte che possiamo fare in piena autonomia: difendiamola.
Mi raccomando, amici: non prendete le mie parole per chissà cosa, altrimenti mi fate sentire a disagio.
"Come si cambia per non morire
come si cambia per amore..." canta la Mannoia.
Ciaoooo
Ines

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