lunedì 2 marzo 2009

39

Monday question

Faccio seguito al post del nostro Mik per rilanciare una domanda che da tempo mi pongo.
Ogni testo, di qualunque natura, suscita nel lettore reazioni e opinioni diverse.
Così c'è chi vede in quelle parole un significato, c'è chi ne vede un altro, chi un altro ancora.
E allora si dice che l'autore vuol dire quello, vuol dire quell'altro, e così via.
Ma veramente un autore vuol dire tutto ciò che viene letto in ciò che ha scritto?
Sicuramente ci sono interpretazioni che sfuggono allo stesso autore, ma in questo caso, cioè quando una cosa non è voluta, quanto si può parlare di fortuna e quanto di arte?

39 commenti:

Micheluzzo ha detto...

Ovviamente quando tu scrivi un testo hai in mente un certo genere di lettore cui rivolgerti (quello che Eco definisce lettore modello), un lettore dotato di un suo patrimonio di conoscenze che tu reputi necessario per la comprensione del testo e per la disambiguazione di eventuali passaggi volutamente lasciati aperti a più interpretazioni. Certo, se lo scrittore riesce a far scaturire da una sola, semplice frase le interpretazioni più diverse, e questa cosa gli riesce molto spesso, parlerei senz'altro di arte: se invece ciò avviene una sola volta in cento o mille pagine, vuol dire che non c'è intenzione, ma solo casualità. E certamente ci sono autori che non vogliono dire alcunchè, ma che vengono scambiati per profeti per la loro capacità di far sembrare verità svelate alcune disarmanti affermazioni (sto pensando a Fantoni).

Ben ha detto...

Mi spiego meglio con un esempio che mi è capitato direttamente.
A me fu rivolta una domanda con una premessa di questo genere: Lei che nel suo libro ha trattato del problema del lavoro e del futuro dei giovani,...
Tralascio il modo in cui articolai la mia risposta, ma la sostanza era che io non avevo trattato quell'aspetto che l'interlocutore aveva evidenziato.
E allora mi pongo un'altra domanda: gli autori dicono sempre "Sì" in questi casi, accontentando in un certo modo il lettore, o fanno notare il contrario?
E ancora: visto che sta arrivando la zona Marzullo, sarà meglio andare a letto e riprendere domani?

Micheluzzo ha detto...

Concordo sul proseguire oggi.
Certo, non è carino dire a chi ti intervista: "Non hai capito una mazza del mio libro". E poi gli autori che vanno in tv hanno tutto l'interesse a mostrarsi accondiscendenti e complici con chi gli pone le domande, per cui sorvolano su certe stranezze, rispondendo magari con "La ringrazio per avermi fatto questa domanda. In effetti a me sta molto a cuore il problema del lavoro e del futuro dei giovani, e infatti per questo l'ho inserito in un contesto narrativo di ampio respiro nel quale potesse evidenziarsi in tutto il suo drammatico impeto sociale bla bla bla"...

api ha detto...

sto per scappare dalla mia amica. ha bisogno di me. scusatemi se non riesco a seguirvi come vorrei.

un bacione a tutti.

mik, quando ti piglio me la paghi.

BEN PREPARATI CHE APPENA I MIEI DUE NEURONI SI INCROCIANO TI ASPETTA UN'INTERVISTA, MA UN'INTERVISTA...

Ben ha detto...

A 'ispoizione!

Anonimo ha detto...

Annalisa, ho finito il tuo libro.
Annalisa, < Bravo. >
D. < Veramente, vorrei dire….>
A. < Non sei tenuto a dire; l’hai letto, bravo >.
D. < Vorrei parlare del rapporto autore_lettore; per esempio, un tuo estimatore scrive:
[ La scrittura qui è moderna, tagliente e a volte cruda, la costruzione è un continuo contrappunto di voci interiori ed esteriori, detto e pensato, che diverte mentre fustiga, parlando dell’altrove, il nostro mondo e tempo] .
Io ad esempio questo impegno a fustigare non lo vedrei; o meglio, non lo vedrei nel senso in cui fa intendere il recensore.
Allora, una delle tante interpretazioni potrebbe essere quella che la Ferruzzi fa dire al suo personaggio Asman, lo scrittore, alias il Venerdì della Settimana Lavorativa.
[ Mi stuzzica l’idea di prendere tutti per il culo, senza che se ne accorgano. In fondo il nostro stimato pubblico se lo merita, gente che non ha né intelligenza, né spirito critico, incapace di riconoscere un vero talento. Basterà confezionare un prodotto con un discreto collage di luoghi comuni, poi starà a te dargli una patina di trasgressività attraverso gli attori, i costumi, le scene. Anche questo è importante. Noi intellettuali rappresentiamo la critica al potere, siamo la voce della massa, la lente d’ingrandimento sulle magagne della società, siamo amati e seguiti soprattutto per questo. Non dimenticare: un pizzico di trasgressività e ci salviamo la reputazione. ]
Ha realizzato il Manifesto l’Annalisa o ha fatto il severo censore di usi e costumi, caricaturando e surrealizzando ?
Chiederlo a lei ?
Io, a titolo gratuito, mi riservo questa Metafora.
L’autrice, in un gioco consapevole dei ruoli ha vestito i panni della donna_sadomaso ed ha realizzato uno strepitoso e godurioso gioco letterario autore_lettore con pieno e completo appagamento per la coppia>.
________________
Non c’entra niente con il discorso di Mik e Ben….e vabbbè, appena un poco gli rassomiglia.
Ciao amici; ciao Annalisa.
Devo elencare gli amici ?
Ma dai, ci sono TUTTI !

Vlad ha detto...

Socrate
'I più, caro Fedro, ragionano su nozioni "bell'e fatte" ma non fatte da alcuno; e però, giacché nessuno ne è responsabile, servono male tutti.'
Da EUPALINO O DELL'ARCHITETTURA
di Paul Valéry

Cercare significati reconditi, che forse neanche lo stesso autore immaginava, fa parte del gioco ermeneutico innescato dal fare creativo: che sia scritta '...sulla pietra, sul foglio, nei tratti somatici della discendenza...'
Anche se a volte, il significato dell'opera, si risolve tutto lì, credo che un autore debba cercare di controllare il più possibile le reazioni dei futuri 'abitatori' della sua opera.
Le risonanze che scaturiscono dall'assemblaggio degli 'objects à reaction poetique' (come li definiva il sommo le Corbusier, e che popolavano gli immortali luoghi da lui disegnati) costituiscono il vero corpo dell'opera, quello per cui l'opera stessa viene consegnata alla memoria.
Così si definiva il Maestro:
"Sono nato per guardare immagini e per disegnare".

Anonimo ha detto...

mi ci sto un po' perdendo, nelle esegesi della esegesi.
da autore ( e parlo solo a titolo personale) dico che ciò che scrivo esce da me, nel senso che non mi importa affatto del 'lettore potenziale'. ho solo urgenza di comunicare quella che poi risulta 'la mia visione del mondo', o una parte di essa . certo, poi accade che quando il libro diventa 'altro da me' , venga interpretato in modi diversi a seconda della personale 'visione' dei vari lettori. trovo che sia un arricchimento. a meno che non si cerchi di tirare per i capelli qualche significato, ma questa la chiamo malafede. o stupidità?
@ Duccio: le domande me le farai di persona, spero.

Anonimo ha detto...

mi ci sto un po' perdendo, nelle esegesi della esegesi.
da autore ( e parlo solo a titolo personale) dico che ciò che scrivo esce da me, nel senso che non mi importa affatto del 'lettore potenziale'. ho solo urgenza di comunicare quella che poi risulta 'la mia visione del mondo', o una parte di essa . certo, poi accade che quando il libro diventa 'altro da me' , venga interpretato in modi diversi a seconda della personale 'visione' dei vari lettori. trovo che sia un arricchimento. a meno che non si cerchi di tirare per i capelli qualche significato, ma questa la chiamo malafede. o stupidità?
@ Duccio: le domande me le farai di persona, spero.

api ha detto...

Mah, credo che ogni persona abbia una chiave di lettura particolare.

Una cosa davvero bizzarra: l'editore, leggendo THT, ha trovato tutta una serie di angeli e diavoli, di lotte tra il bene e il male che io manco mi ero immaginata.
Misteri della fede (lei è una fondamentalista cristiana...)

Invece, una mia fanz parlando della prima pagina del libro mi ha chiesto quanto mi ha influenzato il cinema nello scrivere il mio libro. Direi zero.

Credo che un autore voglia dire esattamente quello che pare a lui nel modo che preferisce (ha ragione xenia)... ed è giusto che ognuno legga quello che gli viene in mente.

non sono d'accordo con mik su niente di quello che ha scritto (non ci crederete...): quando si scrive un racconto (non un saggio) non si ha in mente proprio nessuno in particolare, e il riuscire a fare scaturire da una semplice frase interpretazioni diverse mi sa tanto ma tanto di scrittura di maniera, ohibò.

Micheluzzo ha detto...

Non ti credo. Dunque tu scrivi sapendo o sperando che nessuno ti legga?

Anonimo ha detto...

perchè, sai già che scrivo così male?
Mik, se vuoi scrivere, scrivi ciò che senti. ai lettori pensi DOPO. cioè quando l'opera è terminata. allora ti chiedi: ma ciò che dico interesserà qualcuno?
e poi comincia l'ambaradan della commercializzazione. che non c'entra niente.
ho scritto per 15 anni libri che nessuno leggeva. ora me li pubblicano. resta il fatto che li avevo cmq scritti, ti dice qualcosa?

api ha detto...

te devi mangiare un po' più di pesce.
io scrivo quello che piace scrivere a me, quello che so scrivere.

non mi piace scrivere di sesso, non scrivo di sesso.

mi piace scrivere di cose allegre scrivo di cose allegre.

mi piace scrivere una ricetta di cucina scrivo una ricetta di cucina.
ho voglia di decrivere un momento lirico lo faccio come so farlo io.

non sono né saggia né saggista, non ho un pubblico verso il quale indirizzarmi.

scrivere non è facile, ci mancherebbe dovere stare a pensare "uh. se scrivo così si offende il cattolico. ah. se scrivo cosà si offende il gaio. ih. se scrivo così mi faccio amici i cagnari. oh. se scrivo cosà mi leggeranno i comunisti. beh. se scrivo questo mio marito si offende perché pensa mi riferisca a lui. boh. non vorrei che i terroni di cinnnnnisi si offendessero).

ecco.
spero di essermi spiegata meglio.

api ha detto...

xeniuccia, guarda che l'energumeno parlava a me.
petegola.

api ha detto...

o no.

Anonimo ha detto...

sei shtata shpiegata!
brava Apizzzzz

Anonimo ha detto...

be', anche se parlava a te, spiegargli le cose due volte non può che fargli bene. -°)

Micheluzzo ha detto...

Sciampiste che non siete altro...

Micheluzzo ha detto...

Scusate: se scrivete e le pagine da voi scritte restano in un cassetto, é un conto. Se scrivete e poi commercializzate i vostri libri, mi sembra strano che non immaginiate a quale lettore, a quale pubblico, a quale appassionato vi state rivolgendo.
Altrimenti scrivete soltanto per motivi terapeutici, per voi stessi, perché vi fa stare meglio: cosa gliene frega agli altri di voi?

api ha detto...

MA SE SCRIVI UN ROMANZO SCRIVI UN ROMANZOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO


e poi cosa vuoi da noi, vallo a chiedere a Di Stefano, mannaggia a te.

api ha detto...

a te piace la fantascienza?
scriverai per i pazzi come te che amano la fantascienza, questo è chiaro...

uno che scrive un romanzo storico lo scrive pensando che lo leggano coloro che amano i romanzi storici.

io scrivo romanzi per chi ama i romanzi, non per chi ama la fanatscienza, ma perché non mi capisci, perché perché.

perché devo pensare a chi mi legge? PERCHE' MI DEVI FARE PENSARE A CHI MI LEGGERAAAAAAAA'?

api ha detto...

e poi ben che lancia il sasso e si nasconde...

Anonimo ha detto...

lascia perde Api, i muli e i paracarri difficilmente cambiano idea.

Micheluzzo ha detto...

Quindi se scrivi un romanzo storico scriverai per quelle persone che amano il genere letterario romanzo storico: adesso ci arrivi o no???
Non puoi scrivere un romanzo storico usando lo stile di un romanzo di sf, o di un'autobiografia, o di un manuale tecnico: è questo che volevo dire! E' un concetto così difficile da capire, per voi casalinghe frustrate dai bambini, i panni stesi ad asciugar al sole, il lattaio, il benzinaio e il verduraio???

api ha detto...

sei tu che non capisci una mazza.
COS ME NE FREGA DI COME VA SCRITTO UN ROMANZO STORICOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO.


io non scrivo per un pubblico specifico, ma per chi legge romanzi senza troppe pretese filosofiche cosa che tu non puoi capire perché leggi solo cose di una levità pari a un'incudineeeeee.

Io scrivo ficzion, poi se piace piace se non piace cicciaaaaaaaa.

secondo te l'eleganza del riccio è stato scritto per gli ammiratori delle portinaie e dei giapponesi registi?

e la solitudine dei numeri primi è stato scritto per i genitori delle ragazze anoressiche autolesive che si rompono una gamba?

e rossovermiglio per gli amanti del colore rosso?

EH?

Anonimo ha detto...

Pia e Xenia,
Mik vi sta portando allo sfinimento...
E se vi coalizzaste e smetteste di dargli corda?
Il ragazzo secondo me se la sta spassando non poco
(o mi sbaglio, Mik?)

Mando un caro saluto a TUTTI-TUTTI e mi ritiro.
E voi, care e battagliere amiche scrittrici scrivete quello che volete e per chi volete. Qualcuno leggerà.

Anticipo di buonanotte.

api ha detto...

ciao Holy...
ti abbraccio.

Micheluzzo ha detto...

Api, come al solito non capisci un accidenti: io non ho detto che dovrebbero leggere Delitto e Castigo soltanto coloro i quali hanno intenzione di uccidere una vecchietta o di compiere un crimine.
Tu confondi l'oggetto della narrazione, il contenuto, con il suo destinatario, colui che lo recepirà. Sei tu che sei arrivata a questa assurda conclusione. Tanto è vero che tu stessa mi dai ragione, quando affermi che scrivi per un pubblico senza troppe pretese (che è circa il 98% dei lettori di libri): quindi hai chiaro a chi intendi rivolgerti, o no?
Il punto è questo: se io decido di scrivere qualcosa, ci sarà qualcuno che lo leggerà, e io posso più o meno prevederlo.
Consiglio di lettura: Interpretazione e sovrainterpretazione, di Umberto Eco.
Ciao Maria, ti sono debitore di una risposta!

Anonimo ha detto...

temo proprio che i miei lettori siano random. non li ho ne' previsti, ne' inzullati.
secondo me, coloro che scrivono in pre-visione di essere letti o sono degli ottimi markettingari ( da marketing, che hai capito!) oppure temono il giudizio sulla loro opera, e quezzto no buono.
e mi sa che qui la pianto perchè Maria ha sempre ragione.
cicca cicca

Micheluzzo ha detto...

Quindi tu scrivi senza pensare che sarai letta... ok.

Anonimo ha detto...

@ XENIA

magari !
Purtroppo, ma lo scrissi giorni fa, a cavallo di quell’evento “storico” sarò fuori città: impegni inderogabili.
Mi ha fatto piacere, ma tanto, leggere il tuo INEFFABILI che, come ogni aereo che si rispetti, ha avuto tempo e pista di decollo e poi un emozionante e bel volare.
Poi ti ho scritto, a puntate, dell’impatto nel lettore_duccio che non è solo un lettore_ottico.

La tua voce, il tuo farti appendice al libro per i lettori….peccato…
Sarà per un’altra presentazione che ne allunghi il successo o per un nuovo lavoro che regali ai lettori un’ulteriore_annalisa.ferruzzi : - )
duccio

Micheluzzo ha detto...

Comunque ho la sensazione che parliamo di cose diverse: altrimenti non capisco come potreste darmi torto quando affermo che Heidegger, quando scriveva Essere e tempo, sapeva a chi si sarebbe rivolto il suo testo. O forse l'ha scritto come passatempo, tra una lezione e l'altra?

api ha detto...

Heidegger,
quando scrisse Essere e Tempo,
sapeva perfettamente che l'avresti usato per rompere i maroni a me e xenia, infatti è quello che è successo.

api ha detto...

xenia... shhht... xenia... ci sei?

avvicinati che non posso parlare forte...

ho capito che cos'aveva mik oggi: leggi qui, ma non farti vedere da lui.

http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_03/sicilia_esorcisti_alfio_sciacca_2f7c9884-07e1-11de-805b-00144f02aabc.shtml

in particolare ecco uno stralcio che ci interessa:

DONNE E GIOVANI LE VITTIME PREFERITE - A quanto pare donne e giovani sarebbero le vittime preferite anche se fra Benigno rassicura: «Bisogna saper distinguere la presenza del demonio dalle patologie psichiatriche. Le possessioni totali sono molto rare, più frequenti i casi di cosiddetta vessazione, mentre spesso ci troviamo solo di fronte a soggetti con sdoppiamento della personalità».

u mama, sarà pericoloso?!

Vlad ha detto...

Si scrive (E INSISTO, NON SOLO CON LA PENNA!!!) perchè vogliamo scavare e trasmettere il risultato dello scavo a qualcuno, alla storia; vogliamo quindi trovare o dare qualche risposta, per un pubblico che condivida, per ristretto che sia tale pubblico (anche fosse solo lo specchio...) e lasciare un segno.
Mi sono già pronunciato, tempo fa su L&S, sulla differenza tra atto creativo e hobbistica , cioè tra qualcosa che sottende una ricerca e il semplice passare il tempo con qualcosa che consenta di evadere inconsapevolemente da un mestiere e da una quotidianità insoddisfacenti. Poi c'é chi vive in tale quotidianità e cerca rifugio nella ricerca creativa, non per passare il tempo e tirare a sera ma per cercare di conoscere il segreto del suo esistere su questa terra (la storia ci ha tramandato esempi significativi in questo senso).
Io ammetto di essere un privilegiato: non ho tempo da riempire con gli hobby (perché ho scelto di non averlo) e il mio pensare non è interrotto da soluzioni di continuità tra la professione e la vita quotidiana; e ciò senza togliere tempo agli affetti, anzi arricchendoli anche con i risultati della 'ricerca' (naturalmente non intendo una ricchezza economica. Di questo potremo riparlare poi).
Non si 'scrive' (crea) per passare il tempo (per fare cià si va a vedere la partita...).
Insomma si tenta di dare vita a qualcosa per la necessità di comprendere, e per una sorta di istinto di sopravvivenza o di desiderio di immortalità. 'L'urgenza' la si ha quando si corre in bagno; la creazione richiede ponderazione e pazienza.
Bene. Mentre scrivevo 'sta pizza ho mangiato la zuppa (meno male che mi ha fatto compagnia Jim Hall con 'textures'...).
Ma è proprio su questo tema (non la zuppa...) che vorrei interrogare Ben nell'intervista.

Anonimo ha detto...

vuoi interrogare Ben su un text sulla zuppa?
maaaa, cosa c'era nella zuppa?
occhei, seria-mente: l'urgenza esiste. c'è un nucleo che ti frulla per la testa e , come un moscone, non se ne va.
poi comincia il lavoro, pagine su pagine solo per capire esattamente cosa vuoi stare a significare con la storia.
poi si inizia a scrivere il libro vero e proprio e la fatica.. aumenta.
magari ci stai una mattinata per produrre due pagine.
in tutto questo processo il 'signor lettore' non c'è.
ci sei tu e i tuoi personaggi, quasi da folli, ci mangi insieme, ci dormi insieme, sono il tuo ultimo pensiero quando vai a nanna.
finito il libro, comincia la correzione e te lo rileggi così tante volte da arrivare a pensare che è una schifezza e a chi c@@o interesserà una c@@@@@a simile.
potrei continuare ma ho sonno.
certo se scrivessi un trattato saprei che genere di lettori individuare.
@ Mik: Kafka aveva dato ordine di BRUCIARE le sue opere!
@ Duccio: grazie e a si biri.

Vlad ha detto...

Cara Xenia, certo che c'è l'urgenza. Ma non di pensare e creare. C'è la necessità di registrare i propri pensieri prima che svaniscano, questo si. E allora succede quello che tu dici.
Ma la genesi dei pensieri, da trasferire urgentemente con uno strumento intelliggibile, è una cosa lenta, a volte inconsapevole, radicata in un desiderio più profondo di un semplice lampo cerebrale.
O no?
La zuppa è finita, Jim Hall ha smesso di suonare, io torno a lavorare (ammazza c'ho fatto anche la rima, ma confesso che questa non è creatività...).
Baci e ribaci

Anonimo ha detto...

Cara Pia, anch'io da autore ho la mia esperienza.
Quando ricevo una recensione, o un giudizio dei lettori sui miei lavori quasi sempre mi stupisco. Questo perché ognuno trova qualcosa di diverso magari nello stesso racconto o addirittura in un certo paragrafo.

E io, sembra assurdo ma è vero - giuro! - capisco cose che non avevo notato in quelle frasi e che non mi passava neanche per il cervello di dire.


Questa per me è una delle cose più belle di questo mestiere.

Io imparo dai miei lettori, e siccome hanno tante teste tutte diverse, io imparo molto di più di quello che insegno e perciò mi arricchisco. Ciao

http://www.seflog.net/altieri/

api ha detto...

grazie del salto, fabri!!!!

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