Le origini della commemorazione dell'8 Marzo risalgono al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire.
Lo stabilimento prese fuoco e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della tragedia.
La prima nazione a “commemorare” (non “festeggiare”) l’8 marzo furono gli Stati Uniti, poi si è sparsa in tutto il mondo anche se l’origine delle mimose come simbolo appare in epoche recentissime.
Da anni vediamo festeggiare questa ricorrenza come se fosse una festa dove le donne si riscattano dagli uomini uscendo con le amiche e facendo stupide baldorie in ristoranti e locali pubblici. Sono le stesse donne che poi vengono vessate in famiglia dal marito e persino dai figli. Le stesse donne che vengono violentate nei parchi pubblici, le stesse donne discriminate nei posti di lavoro e le prime ad essere licenziate.
L’8 marzo non è una festa, forse è un giorno che deve farci riflettere sulla strada che si è percorsa in questi più di cento anni e capire ed essere consapevoli che il nostro cammino non è arrivato alla fine.
7 commenti:
avete mai sentito parlare di una Festa degli uomini?
nooooo???
domandatevi perchè.
forse è molto più facile recintare e banalizzare le aspirazioni delle donne e incanalarle in un sol giorno del 'di' di Festa', come a significare: eccoti l'osso ma smettila di rompere per 364 giorni!
sarebbe interessante capire il perchè molte di noi accreditino giulive il tutto.
Forse per il desiderio di un breve momento di resa?
Forse perché non tutti gli uomini sono uguali?
Forse perché, è vero, non è accettando un fiore che si cancellano i soprusi là dove sono presenti 364 giorni l'anno. (Ma in quesi casi il fiore non ci sarà nemmeno nel 365esimo giorno). Accettarlo "simbolicamente", però, significa forse, per alcune di noi e per alcuni uomini, accettare l'idea di potersi confrontare serenamente.
Detto questo, che voleva motivare differenti "perché", secondo la propria storia, non ho mai festeggiato la festa della donna perchè anche io credo che non sia una festa.
Perché credo che la donna non si riscatti con un'uscita annuale a fare bagordi e che quelle, fra noi, che accettano che sia così, quelle dovrebbero, ogni giorno combattere la piccola grande battaglia di educare i propri figli, maschi e femmine, al rispetto e alla parità dei diritti. Invece, diventate madri, molte ripetono gli stessi errori che rimproveravano alle suocere, impartendo un'educazione differente a seconda che abbiano figli maschi o femmine.
Detto anche questo, aggiungo che questa "festa" è diventata un'occasione di consumismo sfrenato e anche di cattivo gusto alimentati dalle stesse donne che, urlanti e felici nei locali notturni, ripercorrono le stesse criticate orme di certi uomini. Per dimostrare di essere come loro, dicono. Penso invece che dovremmo avere coscienza di essere differenti e di imparare a comunicarlo nel modo corretto.
E, per finire, parliamo di lavoro. Non ditemi, care amiche, che siete convinte di avere "contro" solo gli uomini nell'ascesa sleale alle posizioni più ambite. Ci sono ancora donne, e temo ce ne saranno sempre, che pur di arrivare, prendono a calci anni e anni di battaglie e conquiste di diritti, non esitando un solo momento a denigrare o danneggiare le altre donne pur di farsi strada.
Certo, trovano uomini compiacenti, sono d'accordo con voi.
Allora, per cortesia, non parliamo di uomini stronzi e donne con le ali tarpate. Parliamo invece di persone stronze e persone che stronze non sono.
Un discorso a parte meriterebbero le violenze fisiche e psicologiche subite dalle donne. Ma parlarne in una discussione sulla giornata dell'8 marzo mi sembra riduttivo e poco rispettoso della gravità del problema. Attenzione a non rischiare di limitare tutta la protesta a due striscioni portati a spasso domenica, buttati in pattumiera il giorno dopo e dimenticati lì fino all'anno prossimo.
Ho finito! Scusate il comizio.
mi sa che c'è della telepatia fra di noi. in effetti, nel precedente messaggio avrei voluto aggiungere il problema delle 'donne nemiche alle donne'. atteggiamento indotto spesso dall'educazione in famiglia. sono le donne che partoriscono i maschietti, sono spesso le donne che li allevano nel maschilismo più bieco. sarebbe carino rompere la catena. nel mio piccolo ci ho provato con i miei figli.
Brave!
Anch'io non credo che si possa parlare di festa. Però sono favorevole al fatto che ci sia; magari potrebbe essere chiamata "giornata della donna", perchè ritengo utile che venga ricordato che le donne, ancora oggi purtoppo, vengono considerate diverse dagli uomini, soprattutto in alcuni paesi. Mi viene in mente, tanto per restare in tema di libri, quanto descritto in "Mille splendidi soli".
Alcuni giorni fa mi trovavo in compagnia di una persona mentre stava valutando un testo da inviare ad un quotidiano locale per invitare la gente ad andare ad una manifestazione.
Me lo lesse, chiedendo il mio parere. Secondo me aveva toni da anni settanta, esagerati. Dava l'impressione che tutti gli uomini fossero violenti, stupratori, prepotenti. Alla fine dissi che io non mi rispecchiavo in quello scritto e che, leggendo quell'articolo, non sarei andato alla manifestazione. Gli uomini non sono tutti uguali e sono convinto che solo una minoranza abbia quelle caratteristiche.
Tuttavia credo anche che l'attenzione debba restare alta, per garantire il diritto alla sicurezza e alla dignità di chi ha lottato per ottenerle e di chi ancora sta lottando.
E se questa giornata (festa, commemorazione, chiamatela come volete) serve per mantenere viva quest'attenzione, ben venga.
Poi, le persone dotate di buon senso e di sensibilità sanno che non si può ridurre tutto ad un giorno solo e sanno anche come comportarsi con le donne.
Comunque smettiamola di dire che le donne sono uguali agli uomini. Ma stiamo scherzando?
Le donne sono molto di più!
Non è un problema di donne e di uomini, e di diversità.
E' un problema di intelligenza, di sensibilità e di cultura. Per conto mio, è tale condizione che andrebbe festeggiata e celebrata ogni giorno, indipendentemente dal sesso, in quest'epoca di bacetti perugina, cippalippa e tornaconti personali alla faccia del prossimo.
E combattuta la volgarità, quella vera, quella su cui si radicano certi pensieri (o meglio la mancanza di un pensiero...) e conseguentemente certe azioni.
Esserci solo quando ce lo ricorda il calendario è da codardi. Il vero coraggio abita nella costante e spesso faticosa presenza quotidiana e silenziosa.
credo che tutti i giorni si faccia "la festa" alle donne!!!
a leggere le notizie, in effetti è così, purtroppo.
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