sabato 9 ottobre 2010

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Palcoscenità / 5


TEMPO D'AMORE
Atto unico inessenziale

Vecchie macchie di muffa grigia incartapecoriscono gli angoli di una stanza nel quartiere universitario. Ragni grossi come noci di cocco ma meno pelosi e più verdastri tessono silenziosi ampie tele con rinforzo laterale, lana fuori e cotone sulla pelle, in cui mosche scheletriche impattano furiose all'ora dell'aperitivo.
Alla parete della cucina un calendario su cui una mano ignota ha disegnato un enorme cavallo un po' sfatto e scorreggione, il cui muso furbetto copre anno, mese e giorni, se si fa eccezione per un lunedì 8 e un giovedì 25.
Sul fuoco un pentolino porta a bollore del latte parzialmente scremato di origine biologica. Sulla vecchia cucina a gas, un orologio da parete fa tic tac, e poi tic tac, e poi ancora tic tac. E' la Lancetta dei minuti a fare tutto questo casino, mentre la Lancetta delle ore appare pressochè ferma: ma è una pura illusione.

Lo - Adesso basta, so tutto di voi due!
Lm - Ma a cosa ti riferisci?
Lo - Tu e quella sgualdrina della lancetta dei secondi!
Lm - E' vero: abbiamo una storia. All'inizio è stato solo sesso.
Lo - Sono forse troppo vecchia per te?
Lm - No, però guardati: bassa, grassa, lenta...
Lo - Già! E lei invece alta, magra, scattante. Quando vi vedevate?
Lm - Tu eri spesso dall'altra parte del quadrante, assente...
Lo - Lavoravo, lo facevo per noi due!
Lm - Ma io ho bisogno di una donna al mio fianco!
Lo -  Dimmi cosa ha lei che io non ho!
Lm - Se proprio ci tieni: non le puzza l'alito.
Lo - Lo sai che sono in cura da uno specialista...

Il latte trabocca dal pentolino, soffocando la fiamma del gas, e si riversa per terra, sui prati in fiore, nelle foreste pluviali.
Un ombrello passa furtivo dal corridoio, diretto verso il bagno, per prendere straccio e secchio.

6 commenti:

Vlad ha detto...

bravo caro.
Salvador Dalì non avrebbe dipinto meglio questa scena.
Però negli orologi 'liquidi' del maestro surrealista non c'è mai la lancetta dei secondi...
Il maestro di Cinisi ci vuole forse dimostrare che tra la vita vera e il sogno, tra reale e surreale, tutto si gioca in pochi attimi? Ci vuole ricordare che il buon Dio, cioè ciò che fa la differenza, risiede ancora nei particolari?
La risposta probabilmente la possiamo ricercare nella perdita d'identità e nella defunzionalizzazione dell'ombrello

Micheluzzo ha detto...

Ecco, bene, hai colto il punto: la lancetta dei secondi, la sgualdrina, come viene definita in un impeto di rabbia, è una presenza assente, o megio un'assenza nel presente, un buco nell'esserci che colma una distanza affettiva ormai irreparabilmente compromessa da troppi istanti di felicità perduta, che inevitabilmente è una perdita di identità, come tu ben sottolinei. Quasi che il cercare riparo tra le braccia altrui sia in realtà il sintomo di un cercare riparo dalla pioggia di sentimenti che si è incapaci di accettare: e in questo senso il latte esprime efficacemente un simbolismo materno di gravida consapevolezza da cui qualcuno cerca di rifuggire.

Vlad ha detto...

'... Quasi che il cercare riparo tra le braccia altrui sia in realtà il sintomo di un cercare riparo dalla pioggia di sentimenti che si è incapaci di accettare...'.
Noto con soddisfazione e affetto che il maestro di Cinisi ha colto il punto sul mio avere colto il punto.
Al fine di approfondire un tema così appassionante - al limite della commozione - circa 'gli istanti di felicità perduta', chiediamo quindi soccorso al maestro di Milano quando descrive - ovviamente magistralmente - gli ultimi attimi di vita del maestro di Ajaccio:
'...E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir...
... fu vera gloria?...'

Micheluzzo ha detto...

Caro Vlad, Le rispondo con le parole del compianto Pietro Paolo Scoppietti, già maestro del teatro d'azione ed ideologo di una drammaturgia più vicina ai bisogni delle masse umili: "Se è gialla resta a galla, se è marrone tira lo sciacquone".

Vlad ha detto...

ma per 'masse umili' si intende la gente che produce la materia 'colorata' o la materia stessa che viene prodotta?
Alla fine, credo si possa concludere che comunque è conveniente tirare lo sciacquone, indipendentemente dal colore della materia e dal livello sociale di chi la produce...

Micheluzzo ha detto...

Credo che in realtà si tratti di un refuso editoriale, perché in una conferenza tenuta al Boston Globe Theatre sentii lo Scoppietti parlare chiaramente di "masse umide".