sabato 13 novembre 2010

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Palcoscenità / 7






IL PASSATO NON SI CANCELLA
Atto unico approssimativo



Una vecchia cartoleria di paese: odore di inchiostro secco e di carta ammuffita da un angolo. Persistenti grat grat di temperamatite accompagnano ansiosamente furiose cancellature con gomma semimorbida su fogli ruvidi formato A4 da parte di sorci mezzi sordi.
Una lampadina difettosamente intermittente sugli scaffali illumina adesso i diari, adesso gli zaini, adesso il vuoto a righe dentro di noi
Sul fondo della sala viene presentato un libro giallo, dal titolo "Doppio Filo Ritorto". Lo scrittore è un Comodino in wengè  alto circa sessanta centimetri con due cassetti, molto provato dalla vita, l'intervistatrice è una Piantana da salotto, che dà l'idea di saperla lunga su molte cose: fronteggiano una dozzina di sedie di plastica occupate da alcuni quarti di bue appassionati di lettura forniti dal locale mattatoio comunale. La tensione è palpabile, il tema interessa.

P - Il successo ti ha cambiato?
C - Senz'altro.
P - In che modo?
C - Prima ero una poltrona.
P - Una volta hai detto che la scrittura è sofferenza...
C - Hai mai provato a scrivere senza braccia?
P - Da dove trai ispirazioni per i tuoi romanzi?
C - Dal mio mondo interiore.
P - Cosa hai dentro adesso?
C - Calzini, mutande, e dei preservativi.

Qualcuno tra il pubblico muggisce. 
Il campanello sulla porta fa din-don: sembra che sia entrato finalmente un cliente, ma forse è stato soltanto un colpo di vento...

2 commenti:

xenia ha detto...

pregevole Traumaturchino, il Suo istinto per la palcoscenità va affinandosi fino a sfiorare l'escatologico. premesso che i sorci avrebbero potuto essere sardi oltreché sordi, trovo che la figura della Piantana sia molto illuminante. e che dire dello scrittore- Comodino? ah, quale sublima allusione al minimo comodo insieme contenitore materialistico
e, da ultimo, la coltellata finale: forse un cliente o forse una porta che sbatte, che lascia l'Usufruente teatrale in bilico sulla soglia della schizofrenia.
Sua fan
Xenia

Micheluzzo ha detto...

Lo scrittore Comodino, tetragono a ogni comodità esistenziale, si getta a capofitto nella scrittura per cercare un approdo dopo la deriva sentimentale di un rapporto amoroso finito suo malgrado: e i preservativi nel cassetto lo stanno a dimostrare alacremente che il bisogno di eros è compenetrato dal desiderio di andare in giro per il mondo (i calzini metaforici) e vivere lontano dai bisogni materialistici (le mutande)... il vento, in realtà, è una sottile allusione, quasi una prolusione direi senza tema di smentita, all'ingresso in con-vento come tentativo di recupero del soffio divino ormai confuso nell'inquietante bla bla dei muti corpi macellati (che un po' siamo tutti noi...).