9 agosto 2009, domenica – ore 17.00
Ho sempre sostenuto (Pia lo sa bene) che Salisburgo è un posto di montanari zucconi, un posto in cui si sta stretti, chiedendomi sorpreso come quella città possa avere dato i natali ad un genio come Mozart...
Solo ora, il temporale che ha bersagliato per venti lunghi minuti i campi qua intorno è cessato. Ora, il varco che si è aperto tra le nubi si offre a noi quasi come un lasciapassare per accedere all'aula del parco dove, tra pochi minuti, io e Pia presenteremo l'amico Valerio Varesi. Siamo ormai prossimi alla conclusione dello Scf09, e l'occasione di oggi sarà il giusto coronamento alla dedizione e alla passione spesi dalla mia Signora nell'organizzare e coordinare la rassegna.
Qualche traccia di fango, trascinata dalle suole delle nostre scarpe sul pavimento dell'aula, è il leggero riscatto che bisogna pagare per sdebitarsi con questi prati ormai assetati da diversi giorni di 'bel tempo'. Un uditorio non particolarmente popoloso, seppur attento e sensibile, è il prezzo da pagare per cercare di sensibilizzare queste terre di zucconi...
Pia, attraverso la lettura di un breve brano, tratteggia con nitore lo spirito del Commissario Soneri, protagonista dell'ultimo romanzo di Varesi,
La casa del comandante, e invita l'autore ad un primo commento.
L'etica, la politica,l'emarginazione: questi alcuni dei temi su cui Varesi si sofferma, sottolineando che i suoi libri, inquadrati nel filone noir, vanno ben oltre la pura indagine poliziesca, per addentrarsi nei problemi sociali e della contemporaneità.
Io invece preferisco centellinare (si, proprio come si fa con un grande vino) la lettura dei libri di Valerio anche con un'altra chiave; allora, ancora una volta, propongo come sfondo un dipinto: questa volta
Il ragazzo che soffia sui tizzoni ardenti di El Greco, il quadro intorno a cui si muove la vicenda narrata ne
Le Imperfezioni. E, sollecitato da un altro passo del libro, anche una musica: le Variazioni Goldberg interpretate dal sommo Glenn Gould.
Credo che proporre al pubblico una breve dichiarazione di Gould sulla morte dell'arte, tratta da
L'ala del turbine intelligente, possa costituire un incipit interessante alla successiva lettura di frammenti tratti sia da
Le imperfezioni, sia da
La casa del comandante. E' curioso notare come, tra tutti i brani che ho estratto dai due libri, più della metà siano riferiti all'Arte nel primo libro, e ad Angela (la fidanzata del Commissario Soneri) nel secondo:
A come Arte,
A come Angela,
A come Amore; quell'amore per la vita che affiora costantemente dalle pagine di Valerio, come i tronchi dei pioppi in golena, dopo il passaggio della piena del Po, quando l'acqua si ritira e lascia nuovamente che la luce ne accarezzi le corteccia.
Da qui si dipana un denso scambio di interventi che arriva anche a sfiorare (pensate un po'...) l'urbanistica e l'abitare.
Avremmo potuto proseguire per ore ma, si sa, tutto finisce. Però, e si sa anche questo, da cosa nasce cosa.
Valerio reagisce alla mia lettura dello scritto di Glenn Gould 'confessando' con sorpresa che proprio dal genio del grande pianista, e dalla vicenda narrata in un libro di Thomas Bernard,
Il soccombente, è scaturito il desiderio di scrivere
Le Imperfezioni; in me, ovviamente, scaturisce il desiderio di leggere il libro indicato da Valerio (ovviamente, scaturisce in me anche il desiderio di scrivere, ma so che non lo farò fino a quando non sarò sicuro di poterlo fare almeno come Varesi...).
Lunedì, 10 agosto 2009 – ore 14.00
Ho appena trangugiato il solito panino veloce in studio. Ora faccio un salto da Feltrinelli e spero di trovare il libro di Bernard di cui ha parlato Valerio.
Martedì, 11 agosto 2009 – ore 24.00
Sto leggendo il libro che ieri ho trovato da Feltrinelli.
'… Nella Città Vecchia tutto aveva avuto su di noi un effetto paralizzante, l'aria era irrespirabile, le persone intollerabili, l'umidità dei muri aveva recato grave danno a noi e ai nostri strumenti. In realtà abbiamo potuto continuare il nostro corso con Horowitz solo grazie al fatto che ce ne siamo andati via da quella città, la quale è in definitiva la città più avversa all'arte e allo spirito che si possa immaginare, un buco ottuso e provinciale, con gente stupida e muri freddi, nella quale con l'andare del tempo tutto è reso ottuso, senza eccezioni. E' stata la nostra salvezza aver impacchettato le nostre quattro carabattole ed essercene andati fuori, a Leopoldskron, che allora era ancora un prato verde nel quale pascolavano le mucche e dimoravano gli uccelli a centinaia di migliaia. La città di Salisburgo, che essendo stata dipinta di fresco fin nei suoi più piccoli anfratti, è adesso ancora più orribile di quanto fosse allora, ventotto anni fa, era ed è tuttora una città nemica di tutto ciò che gli uomini hanno di più intimo, che col tempo vien da essa annichilito, noi questo lo avevamo capito subito ed eravamo scappati a Leopoldskron. I salisburghesi sono sempre stati atroci, così come il clima nel quale vivono, e quando oggi giungo in questa città non solo mi confermo nel mio giudizio di allora, ma tutto mi appare ancora più atroce. Eppure certamente fu per noi un grandissimo vantaggio aver frequentato il corso di Horowitz proprio in questa città così avversa allo spirito e all'arte. In un ambiente di studio che ci è ostile studiamo meglio che in un ambiente a noi amichevole...
... Per tre giorni Glenn era stato ammaliato dall'incanto di questa città, per poi accorgersi ad un tratto che si trattava, come si suol dire, di un incanto fasullo, che quella bellezza era in fondo ripugnante e che gli esseri umani, in questa città dalla bellezza ripugnante, erano volgari. Il clima prealpino rende psicopatici gli esseri umani che già da piccolissimi hanno dovuto subire l'ottusità e che con l'andare del tempo diventano malvagi, dissi. Colui che vive qui e non mente a se stesso questo lo sa bene, colui che vi giunge da fuori se ne rende conto dopo poco tempo, e deve andar via, prima che per lui sia troppo tardi, a meno che non voglia diventare come questi ottusi abitanti di Salisburgo, come questi psicopatici che con la loro ottusità uccidono a poco a poco tutto ciò che ancora non è come loro. All'inizio, disse Glenn, aveva pensato che crescere qui sarebbe stato bellissimo, ma già due o tre giorni dopo il suo arrivo gli era parso un incubo essere messi al mondo in questa città, e qui essere costretti a crescere, a diventare adulti. Questo clima e questi muri uccidono la sensibilità, disse. E io non ebbi altro da aggiungere.'