sabato 17 gennaio 2009

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Palcoscenico - Sabato teatrale su Ma Ki Te Vole

La finestra
Atto unico di Mik

Una piccola stanza polverosa. Due scrivanie poste una di fronte all'altra. Alle spalle di quella di sinistra c'è una finestra, chiusa, da cui si intravede un cielo sereno. Alle spalle di quella di destra c'è un attaccapanni, che regge un cappotto grigio, un cappotto nero e un cappello da uomo. Un altro cappello è poggiato sulla scrivania di destra. Due uomini, in giacca e cravatta, sono seduti. Entrambi scrivono fittamente su dei fogli, su cui appongono dei bolli, rumorosamente, e continuano a poi a scrivere. Sulla parete di fronte al pubblico un ritratto del presidente in carica. L'uomo seduto a sinistra si chiama Evandro, l'uomo seduto a destra si chiama Agastione.

Agastione (senza alzare lo sguardo dalla scrivania): Apri la finestra.
Evandro (senza alzare lo sguardo dalla scrivania): Finisco la pratica.
Agastione (senza alzare lo sguardo dalla scrivania, ma con voce leggermente alterata): Apri la finestra.
Evandro (nello stesso tono di prima): Metto il timbro.
Agastione (senza alzare lo sguardo dalla scrivania, con voce sempre più alterata): Apri la finestra.
Evandro (come prima): Segno il protocollo.
Agastione (alzando lo sguardo verso il collega, con voce tremante): Apri la finestra.
Evandro (alzando lo sguardo a sua volta, con voce appena incrinata): Ma perchè?
Agastione (alzandosi in piedi, urlando): Perchè mi sono fatto la cacca addosso!
Evandro (si alza in piedi, e apre la finestra): Ecco cos'era questa puzza!
Agastione (sedendosi): Grazie.
Evandro (sedendosi): Prego.

Mentre il sipario si chiude, una palla entra dalla finestra e colpisce la fotografia del presidente, facendola cadere.

10 commenti:

Vlad ha detto...

Reminescenze Kafkiane si fondono a contaminazioni Beckettiane per dare luogo ad uno scenario quotidiano intriso di surrealismo.
Per la regia di Franco Zeffirelli; scenografie del geometra Mario Rossi dopo aver fatto uno stage da Maria De Filippi.
Ottimo, sublime.
Sottotitolo:
ìAspettando la Palla' (che però è arrivata...)

api ha detto...

miiiiiii.
che bella immagine.
mo' la trasmetto alla fidanzata di mio nipote, che frequenta l'Accademia di Udine.
hai un futuro.

Micheluzzo ha detto...

C'è dentro tutto il dramma dell'uomo contemporaneo: il lavoro alienante, le aspirazioni frustrate, l'inconoscibilità dell'altro, la decadenza delle istituzioni.
Uno sgaurdo spietato su quel che siamo e su quel che saremo.

Anonimo ha detto...

Questa é vera "merda d'artista". Bravo Mik!

api ha detto...

Mik è la luce che si intravede fioca al termine di questo tunnel tenebroso.
Mik è la lanterna di MaKiTeVole.

E' lo stilita che medita per tutti noi.

Anonimo ha detto...

Atto UN ( ico sarebbe già troppo)

un uomo e una donna

Uomo: IO sono la CASA.

Donna: E allora lava i piatti fai il bucato lava per terra stira le camicie rifai i letti cucina spolvera etcetcetcccccccccccccccccciùùùùùùùù

cala la notte Scura (na)

Vlad ha detto...

Già fatto!...
Quindi per parlare di arte concettuale, si passi al nuovo post.

Micheluzzo ha detto...

Grazie, grazie, grazie, sono lieto che il mio percorso teorico sia riuscito a focalizzare, ad anticipare, ad analizzare le tematiche della solitudine postmoderna. Del resto, prevenire è meglio che curare.

Micheluzzo ha detto...

Comunque per maggior realismo l'attore dovrebbe prendere un lassativo 3 ore prima di andare in scena, e poi agire in modo tale che la puzza raggiunga il pubblico in sala, facendolo diventare soggetto attivo (e non soltanto riflesso privo di vita), soggetto sensibile, soggetto odoroso. Sarebbe ancor più coinvolgente nascondere qua e là, tra il pubblico, dei complici che evacuino all'inizio della piece: per dare proprio il senso dell'essere circondato, della paranoia dell'uomo occidentale.

api ha detto...

grazie, xenia, a parte lo sternuto....

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