MUTAMENTI
Atto unico senza risciacquo
Monolocale soppalcato avvolto nell'oscurità pomeridiana dell'ora solare appena tornata in vigore: le tapparelle lasciano filtrare i fasci di luce proiettati dai fari delle astronavi che passano correndo in cielo. Un orologio ticchetta nervosamente (tic, tac, tic, taac, tic, taaac...) sulla porta d'ingresso che si affaccia su una cucina componibile, con Lavatrice inclusa, milleduecento euro pagabili a rate: il tavolo da sei persone si trasforma con un gesto in un letto da una piazza e mezza, basta avere l'avvertenza di cambiare la tovaglia con un lenzuolo; purtroppo il puzzo di frittura e scarichi otturati nella stanza è nauseante. Un papero passeggia pacato sul parquet in palissandro portando pacchi poco pesanti da una parte all'altra della cucina: appena sente dei passi sul pianerottolo, corre a nascondersi dentro un portaombrelli in finto ottone veneziano. Entra un distinto Uomo di mezza età, che accende la luce e si dirige minaccioso verso la Lavatrice, senza neanche togliere il soprabito e posare il suo ombrello.
U - Ho incrociato il tuo amico microonde per le scale: che ci faceva lui qui?
L - Niente, era passato a salutarmi.
U - Hai preparato la cena?
L - No, non ho avuto tempo...
U - ... e il tempo per parlare con lui ce l'hai avuto?
L - Cosa vuoi insinuare?
U - Sono stanco! Vado a cena da mia madre.
L - Sono io quella stanca di farti da cameriera: lavo, asciugo, e non mi porti mai fuori.
U - Portarti fuori? Per farmi ridere dietro? Ti sei vista allo specchio?
L - Quando mi hai sposato ero già così.
U - Sono io, a essere cambiato.
L' Uomo reprime a stento la rabbia, è un noto psichiatra e sa che non sarebbe professionale lasciarsi andare a una manifestazione di disappunto in presenza del papero, che gli fa da assistente allo studio e gli tiene la casa in ordine.
Si dirige verso la porta, la apre, e prima di uscire, spegne la luce.
Il papero fa "quack!".