Benetton, Gavio e Ligresti sul trono di Impregilo
Tutto come da copione in casa Impregilo, la maggiore società di costruzioni italiana general contractor del Ponte sullo Stretto di Messina (opera sino ad oggi sospesa) e di alcune delle principali tratte dell'alta velocità ferroviaria. Dopo una lunga trattativa, la TeSir, partecipata all'80% dalla famiglia italo-argentina dei Rocca e al 20% da Sirti, ha ceduto la sua partecipazione di Igli, la finanziaria prima azionista di Impregilo.
Il 30% delle quote sociali di Igli sono così passate in mano ad Argo Finanziaria (Agrofin) del costruttore ligure Marcellino Gavio, ad Autostrade per l'Italia (famiglia Benetton) e ad Immobiliare Lombarda. Quest'ultima fa capo al costruttore-assicuratore Salvatore Ligresti, originario di Paternò (Catania), che in questo modo può rientrare nel business delle grandi opere dopo gli anni cruenti di Tangentopoli. La cessione della quota di TeSir dovrebbe generare una plusvalenza lorda di 74 milioni di euro, di cui il 20% di competenza Sirti.
Contestualmente Efibanca formalizzerà la cessione del proprio 20% di Igli alla stessa Immobiliare Lombarda. In tal modo la nuova compagine azionaria sarà composta, con quote paritetiche del 33,33%, dai tre primi attori delle infrastrutture italiane, Gavio, Ligresti e Benetton, che determineranno il nuovo patto parasociale per la governance della finanziaria che controlla Impregilo fino al 12 giugno 2008.
Per il gruppo Autostrade l'aumentata partecipazione in Igli dal 20 al 33,3% del capitale rappresenta un'operazione da 48,9 milioni di euro. Stando ad alcuni analisti di borsa con essa riprenderà vigore l'ipotesi di una alleanza strategica Impregilo-Astaldi per un soggetto "piglia tutto" nel settore nazionale delle costruzioni. Le due società, in particolare, si sono contrapposte nella gara per il general contractor del Ponte sullo Stretto, con un esito fortemente contestato da Astaldi che è pure ricorsa davanti al Tribunale di Roma.
Quello attuale è certamente un momento di forte attivismo per la famiglia Benetton. La spagnola Aledeasa, leader dei duty free aeroportuali, controllata al 50% da Autogrill (società di ristorazione dei Benetton), è entrata ad operare nello scalo aeroportuale di Atlanta, il più grande al mondo per traffico di passeggeri con 84 milioni di viaggiatori all'anno. Aledeasa potrebbe ottenere pure nuove concessioni negli scali aeroportuali dell'India dove la società è già presente a Bangalore. Il contratto di Atlanta segue di pochi giorni quello del celebre museo parigino del Louvre dove Autogrill si è aggiudicata i servizi di ristorazione.
Fisia Italimpianti, società interamente controllata dal gruppo Impregilo, attiva nel settore dell'impiantistica e dei servizi ambientali, si è invece aggiudicata la gara promossa dalla "Dubai Electricity and Water Authority" per la realizzazione di un impianto di dissalazione marino a Jebel Ali, Dubai. Il valore della commessa è di 563 milioni di dollari e il nuovo impianto di dissalazione avrà una capacità di produzione di 320 milioni di litri di acqua potabile al giorno, la più grande al mondo. Fisia-Impregilo è la società coinvolta nel processo sullo smaltimento dei rifiuti in Campania attualmente in svolgimento a Napoli.
Il 2 marzo scorso un altro processo sul business dei rifiuti è giunto a sentenza a Palermo con la condanna di 12 dei 28 imputati (tra essi pure il boss di mafia Bernardo Provenzano). La pena più alta, dieci anni, è stata inflitta all'imprenditore Romano Tronci, ex direttore generale della De Bartolomeis, società che ha realizzato con Fiat-Impresit (poi Impregilo) il grande depuratore di Palermo (costo finale 170 miliardi di lire, 12 volte in più di quanto era stato previsto in sede progettuale).
Il processo è scaturito dalla cosiddetta indagine "Trash" che aveva svelato gli interessi di Cosa Nostra nella gestione della discarica di Bellolampo e del piano regionale di realizzazione di alcune discariche comprensoriali in Sicilia. Nel corso delle indagini fu pure arrestato Giuseppe Crini, dirigente per l'area siciliana di Impregilo.
Nell'ambito della recente inchiesta sul riciclaggio di capitali di presunta provenienza mafiosa, circa 260 milioni di euro, facenti parte del cosiddetto "tesoro" dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, la Direzione distrettuale antimafia ha scoperto che proprio a Romano Tronci si era rivolto Massimo Ciancimino (il figlio di "don Vito) per tentare l'ingresso nella realizzazione in Sicilia di quattro termovalorizzatori di rifiuti. Nel corso della stessa indagine i magistrati hanno riscontrato l'interesse di Ciancimino & soci ad assumere il controllo di una delle aziende in corsa per la gestione dei pedaggi del Ponte sullo Stretto di Messina. A questo scopo essi "si sarebbero messi in contatto anche con un importante gruppo finanziario giapponese". Quel Ponte il cui progetto (più opere collaterali) è finito in mano alla cordata di imprese internazionali guidata da Impregilo.
ed era il maggio 2008...
Antonio Mazzeo - Redazione Terrelibere.org
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