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9 commenti:
Ho visto quella trasmissione.
Fra le altre cose, c'era Citati che ha detto che la figura dei critici letterari non serve a niente. Solo gli scrittori, secondo lui, possono parlare di altri scrittori a ragion veduta.
Che ne pensate?
penso che adoro i critici seri, quelli in via di estinzione.
Anch'io la penso come Citati anche se poi non so quali legami ci possano essere tra una casa editrice e un'altra. La Littizzetto mi piaceva di più con la Gialappas qualche anno fa. E alla radio con Gambarotta e con Chiambretti. Si capiva che aveva molto da dire.
Ciao a tutti.
Anch'io nostalgico dei vecchi critici letterari, tipo Mazzacurati.
Ma oggi la vedo dura.
quasiscrive.blogspot.com
io penso che una pioggia di meteoriti a forma di minchia sia un bel casino...
Taluni scrittori prediligono una buona critica fatta da persone competenti, altri preferiscono il successo di pubblico, alcune case editrici pubblicano (anche) libri in cui vedono il business, a prescindere dal fatto che a scriverlo sia uno scrittore, es. cantanti, attori, calciatori, ecc.
Allora mi domando: la funzione del critico, quello competente, serio, a chi può interessare?
Io penso che se il critico svolge la sua attività con competenza ed in modo obiettivo, può solo fare bene alla letteratura, dando anche un senso di sicurezza nei confronti di un'opera e lasciando aperta l'unica variabile relativa al gusto personale; es.: nessuno mette in dubbio la bravura dell'autore, ma il libro non piace.
La macchina pubblicitaria, poi, può sovvertire ogni critica, positiva o negativa che sia. Ma questo è un altro discorso.
Trovo che le persone più indicate a dare giudizi sui libri siano i lettori e i critici.
Non trovo che gli scrittori siano idonei a dare giudizi di spessore, ma solo 'simpatie' da lettori.
è poi, e lo sappiamo tutti, il pubblico, che reagisce a modo suo, anche nei confronti delle campagne pubblicitarie più scatenate (vedi Calvetti. da Feltrinelli di Parma non ne hanno ancora venduta una copia, anzi sì, la mia. Bignardi sta vendendo a più non posso).
Da parte mia credo che, per prima cosa, siamo noi 'scrittori' a dovere rimanere umili, a non pubblicare a pagamento e ad assoggettarsi alle critiche di editori con le palle e le contropalle. Un'amica sta pubblicando con Mursia. Non cnosceva nessuno: ha inviato un capitolo del libro et voilà, preso! Le hanno fatto un editing pesante, sul quale lei si è trovata comunque d'accordo. anch'io ho inviato qualcosa, a Mursia, ma se non mi rispondono non vuol dire che 'non sono raccomandata, poverina, me tapina', ma solo che il romanzo che ho inviato non piace, probabilmente per colpa mia.
Che poi la figurda del critico letterario, oggi, possa sembrare anacronistica o inutile... beh, non lo so. Credo siano gli unici, ripeto, insieme al pubblico, titolati a dare giudizi perché è il loro mestiere.
Credo che Citati non pensasse minimamente a scrittori emergenti, aspiranti, o simili.
Sì, ma in realtà non mi riferivo a Citati, parlavo in generale.
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