venerdì 20 novembre 2009

28

Le fatiche dello scrittore

Vari scrittori, quando viene loro domandato durante le trasmissioni televisive e non solo, dicono che scrivere è molto faticoso.
Io non ho capito bene a quale fatica si riferiscono. Faticoso in che senso? Forse perchè devono scrivere per vivere e se non lo fanno non lavorano? Forse perchè mettono tanta attenzione nel trovare la parola giusta da inserire al posto giusto?
Queste sono solo varie ipotesi, ma potrebbero essercene altre.
Ma secondo voi, scrivere è davvero faticoso? E perché?
Se mi verrà chiesto, quando debutterò in televisione, dirò che per me è un piacere per niente faticoso.
Ma io sono un ragioniere.

28 commenti:

Massimo ha detto...

Scrivere per diletto (come facciamo noi, per esempio) non é molto faticoso; scrivere bene é faticoso.

Vlad ha detto...

Sono d'accordo con Massimo.
E' faticoso come qualsiasi professione condotta con caparbietà, convinzione, competenza, passione...

Ben ha detto...

Io invece non sono d'accordo. Passi per chi scrive per diletto, per chi non fa lo scrittore. Allora deve porre molta attenzione per non scrivere sfondoni, cosa che fa inevitabilmente.
E il talento, allora, dove lo mettiamo? Se hai talento significa che quello che fai ti riesce facile, poi con l'applicazione e lo studio puoi migliorare (esempio calcistico: Pelè sapeva trattar la palla ancor prima di imparare la tattica).
Io non credo si possa parlare di fatica. La fatica si prova quando "dobbiamo" fare qualcosa, e penso che non si possa provare quando "le parole fluiscono e la penna scrive da sola", come dice qualcuno. Perchè se scrive da sola e le parole fluiscono, dove sta la fatica?
E' questo concetto di fatica che non mi convince e a volte questi scrittori mi sembrano dei gran furbacchioni, dicendo cose che possano far colpo.
Possiamo ricondurre la scrittura ad una professione come un'altra, ingabbiandola in tutti quei vincoli che comporta?
Avanti scrittori e scrittrici, dite la vostra

Vlad ha detto...

io l'ho detta...
http://forum.corriere.it/leggere_e_scrivere/20-11-2009/del-discernimento-e-de-il-soccombente-111109-1405199.html

api ha detto...

Credo anch'io che, invece, scrivere seriamente sia faticosissimo.
La fatica principale consiste, secondo me, nell'andare oltre il proprio ego e cercare di leggere il libro in modo obiettivo, estraniandosi da sé e da un auto-compiacimento che non porta mai da nessuna parte.
A me sembra dolorosissimo e molto, ma molto difficile.
Ma come la penso io lo sapete già...

Ben ha detto...

Da quello che dite, sembra che chi non sente la fatica scrive superficialmente, lo fa senza convinzione, si compiace in quello che scrive, soddisfa il proprio ego.
Addirittura doloroso, api, ho capito bene?
Ma se la scrittura è una tal sofferenza chi ce lo fa fare?

api ha detto...

e questa è proprio una bella domanda, Ben.
L'urgenza di cui parla Di Stefano, credo, il bisogno di scrivere, di comunicare.

Ben ha detto...

Io la chiamo incontinenza comunicativa

api ha detto...

:-D

Vlad ha detto...

vogliamo dire 'creare' anziché 'comunicare'?
E non si crea così di getto, semplicemente d'istinto. La creazione è frutto di una ricerca paziente della mente (oltre che del fisico). E insisto che non si crea per hobby se si vuole superare il limite delpuro diletto...

Ben ha detto...

A volte si vuole semplicemente comunicare un pensiero, un sentimento o un messaggio, senza per questo inventare niente di nuovo.

Massimo ha detto...

Il talento va coltivato, l'esempio di Pelé é buono, ma sono sicuro che Pelé si allenasse con più impegno dei suoi compagni. Adriano ha un gran talento, ma non si allena e non diventerà mai come Pelé.
E questo credo valga anche per lo scrittore di talento; scrive di getto, per ore e ore, ma poi lavora sul testo per giorni e giorni. E' questa la fatica di scrivere, secondo me, tutto il lavoro che richiede il testo dettato dal talento.

Bianca ha detto...

Vi leggo sempre, forever and ever e diverse volte al dì.

Buon week-end!

Vlad ha detto...

però, Ben, per comunicare un pensiero o un semplice messaggio, non è mica necessario scrivere un libro.
Anche un libro è il frutto di un progetto.

Vlad ha detto...

per un pensiero o un messaggio, basta un post...

Vlad ha detto...

... per esempio...
'...sono andato a camminare sulle foglie di quercia.
Rimescolando i ricordi aggrovigliati ai battiti del mio cuore, sentivo lo scicchiolio sotto i miei piedi nel silenzio degli alberi. Il mio sguardo si è incastrato tra i rami nudi in controluce: sono passati sei anni, ho pensato.
Allora, sotto le suole scricchiolava la neve soffice della vallata dello Zlatorog. Costeggiavo il lago di Bohinj, nel punto in cui il bosco ne lambisce il versante meridionale; e i pensieri erano gli stessi: taglienti, pieni di interrogativi. Forse solamente con qualche speranza in più che affondava negli abissi dell'anima; forse con qualche riserva in più nella bisaccia dei sogni che portavo a tracolla.
Ma tra non molto la neve tornerà a cadere anche qui, a seppellire ogni cosa: i rami, i ricordi e le foglie di quercia...'

xenia ha detto...

scrivere è faticoso.

Ben ha detto...

Tutto quello che avete detto fa parte della scrittura, non ho detto che uno deve scrivere d'istinto e lasciare lo scritto così com'è.
E' vero che per esprimere un pensiero non occorre scrivere un libro, ma qui il campo era limitato allo scrittore, non al blogger, né al cantautore, nè al pittore, né allo scultore, potenzialmente comunicatori attraverso la loro arte.
Non mi avete convinto. Per me resta un piacere. Le attività faticose sono ben altre.

Vlad ha detto...

caro Ben, nessuno credo abbia sostenuto che scrivere non sia un piacere.
Ma una cosa è una passeggiata in centro, un'altra è una scalata ripida e pericolosa sali faticosamente, godendo e affrontando tutto ciò che incontri durante il cammino. Ma nel secondo caso ci vogliono una passione e una tecnica particolarmente sviluppate: quando arrivi alla cima, provi un senso di possesso e una soddisfazione che ti fanno capire che hai costruito qualcosa, almeno nella tua anima. A volte hai anche paura a dover affrontare la via del ritorno. Quando hai terminato la vasca in centro, basta prendere un autobus e tornare a casa...

Se lo fa lui...figurati se non lo posso fare io! ha detto...

....infatti, lavorare, nel senso puro del termine, é un'altra cosa. Lavora il carpentiere che sta sull'impalcatura, il manovale, il minatore.
Scrivere deve essere in primis una passione.
Quando lo scrivere comincia ad essere percepito come un lavoro entra nella spirale lavoro=obbligo=lo faccio male=prima finisce e meglio é.

Vlad ha detto...

quest'ultimo intervento mi sembra rispecchi un po' l'animo dell'assenteista.
Ma è un modo di vedere la vita anche questo...
Un consiglio: attento al ministro Brunetta...

xenia ha detto...

lo scrittore prima di tutto dovrebbe essere un ottimo 'artigiano', e questo costa fatica. se produrrà qualcosa che unisce all'ottimo artigianato ANCHE il talento ( passione? estro? genialità? ispirazione dall'alto dei cieli?), allora non omnis moriar. resterà.

Se lo fa lui...figurati se non lo posso fare io! ha detto...

Caro Vlad,
Non mi sembra sia cortese ed elegante da parte tua sputare sentenze su chi non conosci, solo basandosi su una improbabile ed avventata analisi psicologica di un pensiero da me scritto. I giudizi, ritengo, qualora ritenuti necessari, dovrebbero scaturire solo ed esclusivamente da ampia analisi cognitiva,che va ben oltre una semplice frase scritta.

Arrivederci....forse.

Vlad ha detto...

Caro 'Se lo fa lui... ecc), allora fatti conoscere...
Dai che facciamo una bella polemichetta bloggettara da 'bar sport'!
La mia non è una analisi, o meglio, la è tanto quanto l'affermazione '...spirale lavoro=obbligo=lo faccio male=prima finisce e meglio é...'.
Bye

Vlad ha detto...

... e poi, il mio era un istintivo commento da onesto contribuente che LAVORA con passione per una media di circa 12 ore al giorno . E non lo fa certo per arricchirsi economicamente...

Micheluzzo ha detto...

Caro Vlad, ho riletto con calma il passo da te citato: da dove è tratto?
E' una tua opera giovanile?

Micheluzzo ha detto...

Pia, quel manifesto di Portos che hai inserito non si legge: devi inserire il link a cui l'immagine rimanda, se vuoi che si capisca qualcosa.

Vlad ha detto...

Caro Mik, se ti riferisci a quello delle 'foglie di quercia', si tratta di tanti passi fatti camminando sulle foglie...
Scherzo, è una cosa tratta da un romanzo di Hemingway.
Scherzo ancora, ovviamente. Ma mi piace sorriderci su perché tempo fa una blogger di nostra comune conoscenza che partecipava con 'ardore' a Makitevole ha letto una mia cosa e mi ha proposto diverse correzioni, sia sintattiche che concettuali. E fin qui nulla di strano. La cosa 'interessante' è che in quel mio breve pensiero scritto riportavo un passo di Hemingway tratto da 'di là dal fiume e tra gli alberi' e la blogger non solo mi attribuiva il brano citato (ovviamente l'ho ringraziata per questo) ma lo correggeva con decisione...
Correggi pure il passo delle foglie, se vuoi: non è di Hemingway...

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